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MANOVRA: BRUNETTA, “ENTRATE 950 MLN DA DISMISSIONI IMMOBILIARI SONO SEMPLICEMENTE POSTA CONTABILE PER COPRIRE LEGGE BILANCIO CHE SI RISOLVERANNO IN AUMENTO DEBITO NEL 2020, TRIA RIFERISCA IN PARLAMENTO”

 

dismissioni-immobiliari

 

“I commi 422-433 dell’articolo 1 della Manovra economica per l’anno 2019 prevedono l’adozione di un Piano di cessione di immobili pubblici tale da determinare entrate non inferiori a 950 milioni di euro per l’anno 2019 e a 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, al netto delle quote non destinate al Fondo per ammortamento dei titoli di Stato o alla riduzione del debito degli enti. Nella memoria presentata dall’Agenzia del demanio nel luglio 2018, si dà conto dei risultati delle entrate derivanti da dismissioni di immobili negli anni 2014-2017: queste sono state pari a 1.241 milioni di euro nel 2014, 958 milioni nel 2015, 945 milioni nel 2016 e 649 milioni nel 2017. Lo scorporo di queste cifre tuttavia dimostra come la gran parte delle dismissioni sia stata effettuata dagli enti previdenziali e dalle amministrazioni locali. Le dismissioni delle amministrazioni centrali cifrano circa 175 milioni nel 2014 e poche decine di milioni di euro in ciascuno dei tre anni successivi.

Sono quindi note a tutti le difficoltà di attuazione dei programmi di dismissione immobiliare: al di là delle procedure, è di tutta evidenza che si metteranno sul mercato gli stessi immobili che si cifrano da anni, senza che si sia mai riusciti a venderli. Se si riuscisse a realizzare quasi un miliardo di dismissioni immobiliari in un anno, il mercato immobiliare verrebbe investito da una offerta supplementare di immobili pubblici, con effetti depressivi complessivi sul mercato immobiliare, anche privato e con conseguenze negative sulla valorizzazione complessiva dei relativi dati patrimoniali. Di qui ricadute negative in termini fiscali: minori utili, minori imposte sui redditi, minore IRAP, meno IVA.

La relazione tecnica al maxi emendamento presentato al Senato non contabilizza questi effetti riflessi, ma si limita a riferire in merito all’irrilevanza, in termini di impatto sulla finanza pubblica, dei contributi in favore degli enti locali che valorizzino gli immobili statali, alla cui valorizzazione i predetti enti abbiano contribuito. Non dà conto, inoltre, delle modalità con le quali è stata individuata la cifra appostata nel 2019. L’impressione è quindi quella che la somma di 950 milioni di euro di maggiori entrate per il 2019 sia semplicemente una posta contabile volta ad assicurare la copertura alla Manovra, che si risolverà in un aumento del debito pubblico nel 2020.

Siamo qui a chiedere al ministro dell’Economia Giovanni Tria di riferire le metodologie con le quali è stata individuata una possibile entrata di 950 milioni nel 2019 derivante dalle dismissioni di immobili pubblici realizzate ai sensi dei commi 422-433 dell’articolo 1 della Manovra economica per l’anno 2019 e se non ritenga opportuno valutare gli effetti, economici diretti e indotti, sul mercato immobiliare e sulle autonomie territoriali delle suddette disposizioni, informandone il Parlamento. Chiediamo, inoltre, al ministro di essere messi a conoscenza della natura delle entrate previste per le dismissioni immobiliari dal 2011 al 2017 e quali siano state effettivamente realizzate”.

 

LA MIA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE