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Dichiarazione di voto finale del Presidente Brunetta sulla Legge di Bilancio

 

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Signor presidente del Consiglio

Signora presidente della Camera,

onorevoli colleghi,

 

ci troviamo oggi a votare la Legge di bilancio, ultimo adempimento della sessione di bilancio, che ha visto il suo provvedimento centrale nella Legge di stabilità.

 

Una Legge di stabilità nata male e diciamo noi finita peggio: la sera stessa della sua approvazione in Consiglio dei ministri, lo scorso 15 ottobre, il presidente del Consiglio auspicava che venisse cambiata dal Parlamento, quasi non credendoci lui per primo.

 

Una Legge di stabilità che, approvata con il voto di fiducia dal Senato, il 27 novembre, si auspicava ancora venisse cambiata dalla Camera.

 

         Una Legge di stabilità che è stata effettivamente modificata nei suoi passaggi parlamentari…e sempre in peggio!

 Per cui oggi Sig. Presidente del Consiglio questo voto finale lo consideriamo una sorta di liberazione.

 

Peggiorata per le norme in essa contenute. Peggiorata nei saldi (nel corso dell’iter parlamentare i saldi sono peggiorati di 9,8 miliardi di euro: più di mezzo punto di Pil).

 

Una Legge di stabilità basata su stime di crescita sbagliate (1% nel 2014), che la Commissione europea e gli organismi internazionali hanno tutti confutato.

 

Una Legge di stabilità che non riduce la pressione fiscale, anzi fa sì che continui a crescere (fino a oltre il 44%).

 

Una Legge di stabilità che avrebbe dovuto dare una “svolta” al mercato del lavoro con più produttività competitività, occupazione  mentre con questo provvedimento il costo del lavoro, se possibile, aumenta.

 

Una Legge di stabilità che non riduce il debito (che ha superato il 130% in rapporto al Pil), come ha segnalato più volte, in maniera drammatica, l’Europa. Per bocca, tra gli altri, del commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn.

 

Critiche, dure, da parte dell’Europa, cui si è tentato di porre rimedio con l’annuncio di piani mirabolanti di Spending review (ancora nella mente degli Dei); con l’annuncio di programmi di dismissioni affrettate e pericolose (programmi fatti a mercati aperti), del patrimonio pubblico mobiliare e immobiliare; con l’annuncio di un accordo con la Svizzera che chissà se, come e quando si farà.

 

Una Legge di stabilità che non aiuta chi ha bisogno, che non viene incontro alle esigenze delle famiglie italiane, che non aiuta le imprese.

 

Una Legge di stabilità in cui, come ha ben stigmatizzato il presidente di Confindustria, in un botta e risposta con lei ancora ieri, Sig. Presidente del Consiglio: “Le risorse erano poche e sono state distribuite”. Io dico sperperate.

 

Distribuite, onorevoli colleghi, con mance o, come sono state definite: “marchette”.

 

Mance e marchette ad personam, a lobby, “ad entem”, a gruppi. Per comprare consenso. Per comprare tempo. Per allungare la vita dell’esecutivo per galleggiare. Ma abbiamo visto sempre che quando i governi agiscono per galleggiamento  accelerano la loro caduta.

 

Un esecutivo, signor presidente del Consiglio,  ormai illegittimo. Un esecutivo delegittimato due volte.

 

La prima: perché ha al suo interno ministri che governano grazie ai voti avuti su un programma che non rispettano e parlo della nostra ex componente politica che è stata eletta contro l’Imu sulla prima casa e che finisce per approvare con questa legge di stabilità del 2014 la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa.

La seconda: per la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionali parti della Legge con cui questo Parlamento, e in particolare 130 deputati o poco più della maggioranza che sostiene il suo governo, sono stati eletti. Illegittimi!

 

Una Legge di stabilità che delude del tutto le aspettative annunciate inizialmente dal suo governo, disattendendo punti nevralgici per l’economia del paese, quali quelli relativi a lavoro, industria e domanda interna.

 

Una Legge di stabilità che, nei contenuti, realizza una redistribuzione del reddito tutto a danno dei ceti medi i più colpiti dalla crisi, artigiani, commercianti, liberi professionisti, lavoratori dipendenti di piccole imprese, di aziende esposte alla concorrenza e al mercato. Tutti coloro i quali più degli altri sono stati colpiti dalla crisi

 

Una Legge di stabilità in cui le richieste provenienti dalla nostra parte politica sono state tutte respinte. E gli accordi alla base del governo di quelle che furono le larghe intese tutti disattesi. Quasi per puntiglio. Quasi per ripicca. Quasi a sfregio. Con disprezzo.

 

Altro che dialogo! Altro che pacificazione nazionale! Solo miseri interessi di parte.

 

Forza Italia, ancor prima dell’approdo della Legge di stabilità in Consiglio dei ministri, aveva chiesto la convocazione della “cabina di regia” Sig. Presidente del consiglio, la cabina di regia che lei aveva voluto all’inizio della sua esperienza fallimentare, con i capigruppo di maggioranza, in coerenza con quanto dichiarato al momento del Suo insediamento, signor presidente del Consiglio,  proprio al fine di determinare una convergenza sulle misure del provvedimento, da finalizzare alla crescita e allo sviluppo.

 

Una iniziativa rimasta inascoltata. Le chiedevamo anche un accordo di coalizione, un patto di coalizione che non ha mai voluto fare. Lo vuole fare adesso con le piccole intese, non ha voluto farlo con le grandi intese Forse ne aveva paura, forse adesso ha meno paura delle piccole intese per cui è disposto a fare il patto di coalizione

 

E’ una Legge di stabilità che potremmo tornare a chiamare Legge finanziaria, dato che ai contenuti, ai modi e ai tempi delle vecchie Finanziarie si è di fatto tornati quest’anno. In cui le commissioni Bilancio, del Senato prima e della Camera poi, sono state trasformate, senza ritegno da parte del governo, in un Suk. Nel luogo dello scambio. Nel luogo dell’assalto alla diligenza.

 

Una regressione al passato che denota la visione “da prima Repubblica” che caratterizza questo governo.

 

Un governo inadeguato a fronteggiare le pressioni e le esigenze derivanti dal paese.

 

Una Legge di stabilità, dicevamo, piena di imbrogli. O, per usare un termine più elegante, “illusioni finanziarie”. Per cui si presentano come benefici e/o risparmi di imposta quelli che per i cittadini e per le imprese saranno solo oneri a loro carico. Con l’esclusione di qualche “privilegiato”…

 

Una Legge di stabilità che denota la mancanza di una strategia di politica economica dell’esecutivo.

 

Una Legge di stabilità fallimentare, come fallimentare è stata tutta l’azione del governo sul piano della politica economica, dal 29 aprile a oggi.

 

Tutta basata sulle “clausole di salvaguardia”, vero ministro Saccomanni? Giustificazione preventiva del mancato raggiungimento degli obiettivi dell’esecutivo. Clausole di salvaguardia che nascondono aumenti di tasse. Tra le preferite di questo governo: le accise sulla benzina, ma non solo, basti pensare agli anticipi d’imposta.

 

Un’azione di governo in cui i provvedimenti sono arrivati sempre in ritardo, dopo ripetuti rinvii, ridimensionati rispetto agli annunci iniziali (è stato fatto così con la cancellazione dell’Imu prima casa nel 2013, con i pagamenti dei debiti delle PA, con il decreto per la rivalutazione del capitale della Banca d’Italia che sta finendo male).

 

Provvedimenti figli di un governo indeciso a tutto, il cui unico risultato ottenuto è stato quello di creare incertezza nel paese. Incertezza e confusione e l’incertezza vuol dire Instabilità. Sì, instabilità.

 

E come Lei sa, presidente Letta, come il ministro Saccomanni sa, l’incertezza, la confusione e l’instabilità in economia sono un costo. Che i nostri cittadini, dopo 5 anni di crisi e di manovre non possono più permettersi di pagare. Il paese è stremato. Depresso.

 

Dopo gli errori del governo Monti (tutto austerità e zero sviluppo), la mancanza di coraggio del Suo governo, signor presidente del Consiglio , si muove in sintonia con l’esperienza precedente.

 

Una Legge di stabilità che non piace a nessuno, da Confindustria ai sindacati, agli enti locali che minacciano di portarla in tribunale

 

Sorprende la comune e unanime insoddisfazione manifestata da tutte le forze produttive e sociali, le famiglie e i pensionati.

 

Una Legge di stabilità che segna una rottura irrimediabile tra il suo governo e il tessuto sociale ed economico italiano, rimasto inascoltato.

 

Per tutti i motivi esposti, signor presidente del Consiglio, signora presidente della Camera, onorevoli Colleghi, il mio gruppo voterà contro questo provvedimento.