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R. BRUNETTA (Intervista a ‘La Stampa’): “Caro Salvini, ritorna nel centrodestra. Il tuo tatticismo manda in malora il Paese”

 

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Che impressione fa a lei, Renato Brunetta, quando Salvini annuncia: «Mai più col centrodestra»? 

«Mi fa amara tenerezza e rabbia profonda».

 

Perché rabbia, scusi? 

«Per questo suo cinico tatticismo esasperato che manda in malora il paese. Vorrei ricordare che le elezioni di un anno fa erano state vinte dal centrodestra unito e plurale; in base agli accordi (da noi rispettati) Salvini avrebbe guidato il governo. Purtroppo non ci provò nemmeno. Rifiutò un mandato esplorativo, cioè non volle chinarsi a raccogliere i voti necessari per la maggioranza in Parlamento».

 

Li avrebbe trovati? 

«Assolutamente sì. Invece preferì rompere il Contratto stipulato dal centrodestra con gli italiani per firmarne uno privato col M5S. Buttò a mare l’unica coalizione sostenibile in politica estera, nei confronti dell’Europa e dell’euro, in economia, rispetto ai ceti produttivi e alle stesse istituzioni democratiche. Per creare politicamente un mostro».

 

Finora, lo ammetterà, gli è andata bene. Tutto ruota sempre di più intorno a Salvini.

«Proprio questa è la sua tragedia».

 

Non vorrà mica scherzare…

«Matteo mi sta simpatico e sono davvero preoccupato per lui. Temo che resti vittima di un doppio cannibalismo opportunistico: Salvini divora vivi i grillini i quali, a loro volta, si mangiano l’identità della Lega. Lui si prende i loro voti, loro gli rubano l’anima. Il risultato? Un M5s distrutto, un centrodestra sfasciato e la Lega al 30 per cento ma sola, solissima».

 

Non è fantastico, nell’ottica salviniana?

«Nossignore. Perché la solitudine è la malattia mortale di tutte le leadership. I veri leader non fanno intorno il deserto ma costruiscono alleanze in base ai programmi condivisi. Ecco perché Salvini, quando sega il ramo di centrodestra su cui è seduto, mi fa tenerezza. Dietro l’arroganza traspaiono fragilità e insicurezza».

 

Rispetto a chi?

«A Silvio Berlusconi, che rappresenta tutto quanto Salvini non è: un tycoon di successo, un uomo di Stato che unisce anziché dividere, che ha inventato il centrodestra laddove qualcuno pratica il negazionismo sull’esistenza stessa del centrodestra».

 

Come mai lo disconosce?

«Forse per ritrovare una verginità, per cancellare una storia iniziata all’estrema sinistra, passata per il secessionismo e approdata nel sovranismo, così, senza batter ciglio, come se cambiasse una felpa. Ma chi non ha passato non può avere futuro».

 

Se incontrasse Salvini, cosa gli direbbe?

«Caro Matteo, non si vive solo di luoghi comuni, di frasi che suonano bene, di comodi rinvii, di contraddizioni insanabili. Chi governa decide. Scontenta. Rispetta. Come Berlusconi rispettava Bossi quando i rapporti di forza erano 7 a 1».

 

Che altro gli suggerirebbe?

«Di non tradire gli elettori di centrodestra. Di ritrovare la sua vera anima, sempre che ne abbia una. La smetta di puntare su un Di Maio scendiletto piuttosto che su alleati da trattare alla pari».

 

E se invece non le desse retta?

«In quel caso gli direi: “la tua è solo un’ubriacatura da consenso. Il destino di Renzi sembra non averti insegnato nulla. E l’esito finale della tua avventura paradossalmente sarà quello di resuscitare una sinistra unita. Bacioni».