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R. BRUNETTA (Intervista a ‘Il Corriere della Sera’): “Mi appello a Silvio Berlusconi: Forza Italia torni ad essere un partito. Basta con staff e cerchi magici”

 

RB Corriere della Sera

 

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«Mi appello a Silvio Berlusconi. Forza Italia torni ad essere un partito. Basta con staff e cerchi magici»

Brunetta: Mara? Atto di generosità

Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia, lancia un appello, «un grido di dolore», a Silvio Berlusconi: «Serve un’operazione verità. Basta con gli staff e i cerchietti magici. Sia la politica e fare la politica. Forza Italia torni a essere un partito. E smettiamola con i “torna a casa Matteo” rivolti a Salvini. Altrimenti rischiamo di sparire».

 

Non è Berlusconi che ha accettato il potere di staff e cerchi magici, e non sembra intenzionato a limitarlo? 

«Ne ha passate tante. A volte un nocchiero si chiude sottocoperta aspettando che passi la bufera. Ma adesso è d’accordo con me».

Due giorni fa la candidatura di Mara Carfagna alle Europee è stata bloccata. 

«Mara ha compiuto un atto di generosità che però ha sconvolto lo staff».

E Berlusconi lascia fare? 

«Come ho scritto una volta, Berlusconi ha tutti i difetti del mondo, ma i pregi sono di più. Nella vita ci sono contraddizioni. Se si sono commessi errori, non vanno più ripetuti. Usciamo dalle segrete stanze e torniamo a essere il partito di popolo, “monarchico e anarchico” che ha salvato il Paese nel 1994».

Nel Paese «da salvare» governa anche un vostro alleato a livello locale: la Lega.

«Il Paese, la nostra economia e, quel che è più grave, la nostra società, sono allo sbando. Al governo ci sono due forze che si trovano agli estremi dell’arco politico. In Italia prima non era mai successo che due forze estremiste si unissero con l’Attack del potere. E, in prospettiva, il quadro politico si va sempre più radicalizzando».

Parla di tutti i partiti?

«Il centrosinistra è sempre più sinistro, forse per la voglia di tornare alle origini. Il M55 sente sempre più il richiamo della foresta dell’estremismo proletario, dell’antipolitica, dello straccionismo. E non sta meglio il centrodestra: la Lega è sempre più estremista, populista, sovranista, tutte caratteristiche nuove rispetto alle sue radici storiche. A questo punto Forza Italia si trova davanti o il pericolo di sparire, o l’opportunità di coprire tutta l’area centrale dello schieramento politico».

Diceva che il suo partito non funziona tanto bene.

«Si vince al centro e Forza Italia può rappresentarlo. Però deve cambiare. Servono nuove forme organizzative, dobbiamo interloquire con i sindacati, i corpi intermedi, tornare fra la gente, parlare di libertà, mercato, liberalismo,
accoglienza. Non si possono rincorrere né le utopie improbabili della sinistra né la Lega. E neppure possiamo più farci comprare a livello locale per pochi piatti di lenticchie. A Salvini, Meloni, Toti, Fitto dico: auguri. Però quella non è la nostra strada. Basta con il doppio forno».

Però alle Amministrative correte sempre con la Lega.

«La cultura di governo locale della Lega è diversa da quella nazionale. Gli eletti non sono mica Salvini. I presidenti di Lombardia, Veneto, Abruzzo, Liguria, per citarne alcuni, non sono populisti, sovranisti o antieuropeisti. L’alleanza di
centrodestra che vince tende culturalmente al centro».

Quindi esclude un’eventuale futura alleanza di governo nazionale con Salvini? 

«È lui che si autoesclude. Noi, piuttosto, pensiamo a far tornare i gruppi dirigenti, le reti di affiancamento al partito. Occorrono libertà, forza e tempo. È una lunga marcia. Ma, con Berlusconi come nostro punto di riferimento, questo è l’obiettivo, questa la direzione giusta».