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R. BRUNETTA (Commento su ‘Milano Finanza’): “Come fermare il dominio tedesco? Discutendo subito del Salva Stati in Parlamento”

 

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https://www.milanofinanza.it/news/come-fermare-il-dominio-tedesco-discutendo-subito-del-salva-stati-in-parlamento-commento-201911291537112185

 

In vista dell’informativa che si terrà il prossimo lunedì alla Camera del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla delicatissima questione delle grandi riforme europee in vista del prossimo Consiglio Europeo (12-13 dicembre 2019), riteniamo utile stilare un avviso ai naviganti tanto per i membri del Governo e per i parlamentari tutti, quanto più in generale per l’opinione pubblica, al fine di evitare semplificazioni eccessive, fumosità e strumentalizzazioni varie.

 

1. Partiamo, come è nostra usanza, dall’analisi del comportamento dei mercati finanziari. Come si è visto negli ultimi giorni, i rendimenti sui nostri titoli di Stato e lo spread sono in netta risalita. Il BTP decennale, tanto per fare un esempio, è risalito fino all’1,4%, ai massimi livelli dallo scorso agosto. Ciò vuol dire che gli investitorinon apprezzano il caos e stanno scontando una certa volontà da parte della classe politica italiana di rinviare la firma del Meccanismo Europeo di Stabilità, ritenuto troppo penalizzante per l’Italia, mentre loro, i mercati, ritengono che sia un passaggio fondamentale per il completamento dell’area euro;

 

2. La tensione politica che si sta osservando in questi giorni viene vista dunque come eccessiva e spinge i mercati a vendere. Questa tensione, a onor del vero, è anche figlia del fatto che il Parlamento, da giugno in poi, non è stato sufficientemente e doverosamente coinvolto nei modi e nelle forme corrette nel processo decisionale della riforma del MES e della parallela riforma dell’Unione bancaria. È inevitabile e doveroso, dunque, che il Parlamento debba riacquistare la centralità che gli spetta sull’intero pacchetto delle riforme economiche in Europa;

 

3. Per fare questo, occorre ripartire dalla risoluzione di maggioranza del governo Conte 1 del 19 giugno 2019 (Molinari-D’Uva) che impegnava il Governo, in virtù del passaggio europeo del successivo Consiglio Europeo del 20-21 giugno 2019:

 

a. opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione del debito predefiniti ed automatici, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci;

 

b. non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale;

 

c. promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell’unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere una valutazione finale solo all’esito di una dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto “package approach”, che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo. Il “package approach” è formato dal trattato MES, dal regolamento sulla riforma dell’Unione bancaria, in particolare sul suo terzo pilastro, quello del meccanismo unico di assicurazione dei depositi, e dalla riforma del bilancio europeo;

 

d. rendere note alle Camere le proposte di modifica del trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.

 

4. Dopo l’approvazione di questa risoluzione, le trattative sono state condotte in sede europea dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’allora ministro dell’Economia del Governo Lega-Movimento Cinque Stelle Giovanni Tria nel Consiglio Europeo del 20-21 giugno 2019;

 

5. Secondo quanto dichiarato in diverse interviste dal ministro Tria, il negoziato è sempre proceduto in maniera trasparente, dal momento che tutti i documenti approvati sono stati pubblicati sui siti delle istituzioni europee di riferimento. Inoltre, sempre secondo il ministro Tria, dalle negoziazioni l’Italia avrebbe portato a casa degli importanti risultati. In particolare, il respingimento della richiesta avanzata da paesi come Germania e Olanda di inserire un meccanismo automatico di ristrutturazione del debito e di un meccanismo automatico di valutazione della sostenibilità dei debiti pubblici. Inoltre, l’Italia è riuscita a portare avanti la sua posizione sulle regole che riguardano la partecipazione del MES a rinforzare il fondo di risoluzione unico, che interviene per prestare fondi nei salvataggi bancari;

 

6. Di tutto ciò, però, non si è evidentemente parlato a sufficienza in sede parlamentare, in ragione di quanto è successo nei mesi successivi (luglio e agosto), e di questo la responsabilità non può che essere oggettivamente da un lato del Governo Conte 1, e dall’altro del nuovo Governo Conte 2: scarso coinvolgimento del Parlamento, cui però sembra possibile ovviare, a partire da lunedì prossimo. Il tempo c’è;

 

7. Ritornando al merito, per un’Italia che si sta mostrando scettica nei confronti dei partner europei, soprattutto quelli del Nord, ci sono anche molti Stati europei che continuano a mostrarsi diffidenti nei confronti del nostro Paese, come ha ricordato anche Marco Buti, già capoeconomista presso la Commissione Europea. Senza solidarietà reciproca, sostiene Buti, non possono essere definite regole comuni. Sembra quindi essere arrivato il momento di superare la contrapposizione tra i “Paesi formica” (quelli apparentemente rigorosi) e i “Paesi cicala” (quelli apparentemente lassisti). In realtà, non ci sono né angeli, né demoni;

 

8. Dunque, una volta auspicabilmente riconosciuta, ancorché tardivamente, la centralità del Parlamento nel processo decisionale, è chiaro che da parte della politica italiana ci deve essere la consapevolezza che nelle trattative ci sono anche gli altri Paesi dell’Unione. L’Italia non può considerarsi l’ombelico d’Europa, e le trattative devono prevedere sempre mutue concessioni. Quindi, un po’ di buonsenso, razionalità e consapevolezza dei nostri limiti in termini di potere contrattuale (col nostro debito e con la nostra bassa crescita, c’è poco da battere i pugni sul tavolo);

 

9. La via maestra, dunque, non può che essere quella di affrontare insieme, Governo e Parlamento, il prossimopercorso decisionale nell’ottica proprio del “package approach”, nei tempi e nei modi che si concorderanno in Europa, subordinando in ogni caso la ratifica da parte delParlamento del trattato MES, alle modifiche da raggiungere nelle trattative europee dei prossimi mesi al regolamento sull’Unione bancaria, in maniera tale da evitare nella maniera più assoluta la proposta tedesca sull’introduzione di regole sulla limitazione all’esposizione in titoli di Stato da parte delle banche avanzata da Schauble-Sholtz, che sempre il nostro bravo Buti ha definito come un vero e proprio Armageddon finanziario, se mai fosse approvata.