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R. BRUNETTA (Intervista a ‘Il Riformista’)

 

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Gli elettori hanno sempre ragione: occorre dunque tornare al mandato del popolo sovrano del 4 marzo 2018. Adesso finalmente si può: il Parlamento è pronto». Renato Brunetta è il responsabile per l’economia di Forza Italia ed è a sua fuma il programma che ha portato la coalizione alle elezioni del 4 maggio 2018. «La divisione tra i partiti della coalizione di centrodestra – aggiunge – ha portato al paradosso di regalare il potere ai Cinque Stelle. E Salvini ha ceduto alle loro lusinghe, accettando di fare il Ir partner di Di Maio. Peccato, perché una scelta di questo tipo ha portato il Paese sull’orlo di una crisi di cui oggi paghiamo il conto».

 

E oggi, che cosa è cambiato? 

Questa maggioranza ha esaurito le cartucce. E Salvini lo ha capito. Allora, dopo l’esito elettorale. Allora aveva detto di non voler andare per funghi, cercando i voti mancanti in Parlamento. Ma adesso i funghi sono spuntati spontaneamente e lui ha il cestello in mano. Pensava di poter andare all’incasso solo tornando alle urne, adesso ha capito che i voti li ha già, e che non deve aspettare oltre per tornare al governo, stavolta da protagonista. E che aspettare potrebbe voler dire non governare mai.

 

Di che funghi si tratta? 

Non ne faccio. Non è questione di nomi. Ma è sotto gli occhi di tutti che il M5S perde pezzi ogni giorno e che è in corso un importante riallineamento, che va nella direzione del rispetto degli esiti elettorali. Ci sono parlamentari di provenienza diversa che si mettono a disposizione di un progetto con gambe forti.

 

Ex Cinque stelle. in sostanza. E guardate a Italia Viva? 

Penso che ci sia la possibilità di un accordo intorno a un programma, un’agenda di governo in cinque punti, come sembra che abbiano già discusso Renzi e Salvini.

 

Quali sono i cinque punti? 

Una nuova legge elettorale; il rilancio economico del Paese, fatto di shock fiscale e shock investimenti; la collocazione internazionale del Paese; la strategia sulla nuova Europa; la liberazione burocratica. Su questi cinque punti possiamo fondare l’agenda della maggioranza a partire dal centrodestra che ha vinto le elezioni. Attenzione: non è un programma improvvisato. Su questi punti abbiamo già ricevuto il mandato degli elettori. Saremmo gli unici legittimati all’azione di Governo dall’esito delle urne.

 

Perché questo governo sarebbe l’unico legittimo della legislatura?

Perché gli elettori hanno premiato questa alleanza nel marzo 2018 e hanno poi confermato in tutti i sondaggi, alle elezioni europee e in tutte le elezioni regionali. Sarebbe l’unico governo in grado di gestire la transizione in atto. Abbiamo in ballo il rilancio dell’Europa con la nuova Commissione e la Conferenza sul futuro dell’Unione, voluta da francesi e tedeschi, su cui l’Italia con questo governo è bellamente assente. Sulla vicenda libica siamo ambigui e irrilevanti. L’Italia sta scomparendo dai grandi tavoli internazionali, ripiegata sulla visione ombelicale dei Cinque stelle: strattonati da Trump e da Putin e magari nelle mani dei cinesi.

 

La visione internazionale a guida leghista, però, è sovranista. Un altro modo di essere ombelicali. 

Oggi il centrodestra di governo è quello uscito dalle urne, Forza Italia è ancora una forza intatta dal punto di vista del suo valore elettorale. Abbiamo cento deputati e sessanta senatori. D’altra parte, al di là della propaganda, la Lega di Salvini e Giorgetti non è una forza pericolosamente estremista, né punta a uscire dall’Europa. Ho redatto io il programma, anche su questo punto. La strategia di FI sul fondo salvastati è stata d’altronde quella più importante e unificante. Finita la sbornia sovranista, delle paure anche ingiustificate sull’immigrazione, resta la capacità di governo.

 

Su quali priorità dovrete misurarvi? 

Le emergenze sono quelle del rilancio economico di un Paese ultimo per crescita in Europa, con un Pil in caduta libera. Ma anche sulla giustizia dobbiamo mettere al centro la Costituzione: il nostro Enrico Costa è diventato il punto di riferimento delle prossime scelte parlamentari su questo nodo ineludibile.

 

Come immagina la road map? Conte cadrà in aula, su una fiducia?

Conte sta perdendo la maggioranza, basterà un alito di vento. Proprio sulla giustizia, leggo delle dichiarazioni di qualcuno (Matteo Renzi, ndr) che sta dalla parte giusta, cioè della giustizia giusta e della ragionevole durata dei processi. E a quel punto i funghi che stanno spuntando spontaneamente si daranno una caratterizzazione unitaria. Il presidente della Repubblica non potrà che prenderne atto e scoprirà di avere una maggioranza, a partire dal centrodestra, pronta in aula a votare il governo voluto dagli italiani.

 

Con Salvini leader della nuova maggioranza e premier

Certo. Tutto questo è già nelle cose. La fine della legislatura a egemonia grillina è dietro l’angolo, a ben guardare. I numeri ci sono già. E sarebbe un governo due volte legittimo, perché restituirebbe valore al consenso delle elezioni politiche. Con uno scenario così, avremmo almeno due anni davanti fino all’elezione del presidente della Repubblica.