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R. BRUNETTA (Editoriale su ‘Milano Finanza’): “Gli effetti perversi del cuneo fiscale alla Gualtieri: molto meglio la flat tax”

 

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Sosteneva Milton Friedman che un governo che mette l’obiettivo del raggiungimento dell’equità fiscale (come spartire la torta) davanti a quello dell’efficienza (come far diventare più grande la torta) non otterrà nulla, mentre un altro che mette quello dell’efficienza davanti a quello dell’equità otterrà un buon livello di entrambe le cose.

La sinistra italiana, fortemente ideologizzata sulla visione egualitarista della società, ha storicamente ragionato come il primo tipo di governo. Le sue politiche fiscali sono sempre state caratterizzate dal voler tartassare i (presunti) ricchi per aiutare i (presunti) poveri. In barba al pragmatismo dei dati e all’evidenza empirica che mostra come, per migliorare l’economia e il benessere sociale di uno Stato, prima bisogna pensare a come creare ricchezza e poi a come distribuirla, ha costruito un sistema fiscale estremamente complesso, formato da una pletora di detrazioni, deduzioni, regimi fiscali, norme illeggibili e arzigogolate che hanno creato disincentivi a lavorare e l’opportunità di arbitraggi fiscali di ogni tipo che ledono proprio l’obiettivo di equità fiscale che si voleva raggiungere.

Il taglio del cuneo fiscale attualmente in discussione tra le varie componenti di sinistra del governo giallorosso, rappresenta un ottimo esempio delle conseguenze avverse che il costruttivismo fiscale della sinistra crea sul mondo del lavoro e sull’economia nel suo complesso. Dall’insediamento del Governo Conte 2, infatti, l’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è stato quello di “dare più soldi al ceto medio” e di eliminare le forme di tassazione proporzionale (flattax) introdotte dal precedente governo gialloverde, ree di essere un “regalo ai più ricchi”.

Lo strumento pensato per raggiungere l’obiettivo è stato quello del bonus fiscale concesso ai redditi fino a 40mila euro, della misura di 100 euro con un meccanismo a décalage che porta all’azzeramento dello stesso bonus per chi percepisce esattamente 40mila euro. Peccato per il governo che, a prescindere dalla visione ideologica che sottende questa politica fiscale, le simulazioni fatte dimostrino come il sistema dell’Irpef che si verrebbe a creare è non soltanto inefficiente, ma addirittura iniquo.

Come mostrato dalle simulazioni realizzate dal centro studi Eutekne, mettendo in fila le dinamiche contributive a carico dei lavoratori e quelle fiscali sul reddito imponibile al netto dei contributi, utilizzando il modello di bonus presentato dal ministro Gualtieri, si può osservare che:

– i bonus da 80-100 euro riservati ai soli lavoratori dipendenti costituiscono una discriminazione, non tanto nei confronti dei pensionati, come sostenuto dai sindacati, ma nei confronti dei lavoratori autonomi a baso reddito (fino a 24mila euro), per i quali nemmeno l’accesso al regime di flat tax allevia le disparità di prelievo complessivo sul reddito lordo;
– la flat tax per le partite Iva individuali costituisce una discriminazione interna al mondo delle partite Iva tra chi, ad esempio, ha un fatturato di 50mila euro senza costi e chi ne ha uno di 100mila ma con 50mila di costi (si tratta sempre di un reddito di 50mila euro, ma niente flat tax, perché il limite di fatturato risulta essere eccessivo per poterla ottenere).

Se poi anziché guardare l’aliquota nominale, osserviamo quella effettiva, ovvero quella che il lavoratore paga dopo aver considerato tutti i benefici fiscali che la legge gli consente, si può notare, come evidenziato da Simone Pellegrino sulla voce.info, che con il nuovo bonus, quasi 5 milioni di lavoratori sarebbero penalizzati dall’aliquota marginale effettiva. Ovvero pagheranno più tasse. A questo punto, chi potrebbe biasimare un lavoratore che si mette a fare dell’arbitraggio fiscale, smettendo di fare l’autonomo per fare il lavoratore dipendente o, se autonomo, facendo di tutto per sembrare più povero in maniera da usufruire di un regime fiscale particolare? Sono queste la giustizia e l’equità fiscale che voleva la sinistra?

La flat tax, pur con tutti i suoi limiti, è uno strumento semplice e trasparente che consente ai cittadini di sapere quanto pagano e riduce al minimo gli incentivi all’arbitraggio fiscale. Il centrodestra l’aveva proposta in campagna elettorale e la Lega era riuscita ad attuarla in parte quando era al governo. Ora, con questo Esecutivo, si ritornerà all’economia dei furbetti e degli scoraggiati a trovarsi un lavoro, per via di un sistema fiscale che non assicurerà né efficienza, né equità.