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R. BRUNETTA (Editoriale su ‘Milano Finanza’): “Sulle riforme economiche europee a Bruxelles il Governo Conte non tocca palla”

 

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Sul tema delle grandi riforme economiche europee (MES, Unione bancaria europea, bilancio europeo e riforma del Patto di Stabilità e Crescita) l’Italia sta perdendo tutte le partite. Detto in gergo sportivo, non sta toccando palla. Una débâcle totale per il nostro Paese, frutto delle scelte di un Governo di incompetenti e incapace di giocare nei tavoli europei che contano.

Cominciamo dal trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), del quale si è tanto discusso lo scorso dicembre. Su questo argomento, ricordiamo che, solo grazie al pressing svolto in Parlamento da tutto il centrodestra unito, il Governo italiano, che stava subendo nell’indifferenza generale la posizione franco-tedesca, era riuscito, allo scorso Consiglio Europeo, ad ottenere un rinvio della firma del trattato. Ottenuto quello, Forza Italia aveva più volte invitato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a sfruttare l’occasione per presentare una controproposta utile nelle successive riunioni, a partire da quella dell’Eurogruppo dello scorso 20 gennaio, su temi delicati quali le CACs e i meccanismi automatici di ristrutturazione del debito. Il 30 gennaio siamo, però, venuti a sapere dal presidente Mario Centeno, tramite una lettera ufficiale pubblicata sul sito dell’Eurogruppo, che la discussione sul MES si concluderà nella prossima riunione di marzo e che a questa seguirà la firma ufficiale del trattato che, a detta dello stesso Centeno, ricalcherà l’impianto già discusso prima del Consiglio Europeo di dicembre, al netto di qualche dettaglio minore ancora da chiarire. È la riprova del fatto che il Governo italiano non ha presentato alcuna controproposta, come gli avevamo suggerito di fare, e che ora non potrà, come è logico, chiedere un’altra proroga, che il Consiglio non avrebbe motivo di concedere. L’Italia sarà così assoggettata alla vincente posizione di Germania e Francia, che avranno carta bianca sulle regole che governeranno le ristrutturazioni dei debiti pubblici, quello italiano in primis.

Secondariamente, il presidente Centeno ha anche scritto che l’Unione bancaria europea sarà approvata entro il 2024. Ovvero, in un momento successivo all’approvazione del trattato MES. È la dimostrazione del fallimento della “logica del pacchetto” sponsorizzata dal premier Giuseppe Conte, che aveva chiesto ai colleghi europei di approvare tutto assieme, per avere più potere contrattuale. Invece, prima sarà approvato il MES e poi l’Unione bancaria, con l’Italia che, a quel punto, avrà un potere negoziale pari a zero. E, lo ricordiamo, sul tema dell’Unione bancaria c’è la delicatissima questione dei limiti di titoli di Stato detenibili dalle banche nei loro portafogli, con la Germania che vuole soglie molto restrittive. Se la norma passasse, per il sistema bancario italiano e per i nostri titoli pubblici sarebbe un disastro. Anche su questo, il Governo giallorosso non ha proposto nulla.

Infine, sulla questione del Patto di Stabilità e Crescita, ieri si è tenuta a Bruxelles una riunione dove il ministro delle finanze europeo Paolo Gentiloni ha chiesto all’Unione di porre fine alle regole di bilancio troppo restrittive per spingere invece la spesa in deficit, a partire dai cosiddetti “investimenti green”. Tutto inutile. La “golden rule” proposta dall’Italia è stata cassata dai falchi rigoristi del Nord Europa (la famosa Lega Anseatica). Un film già visto diverse volte, che dimostra il peso pari a zero che il team italiano a Bruxelles riveste, contro lo strapotere dei funzionari tedeschi, francesi e olandesi. D’altronde, è sufficiente leggere la dichiarazione del vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, per capire come la maggior parte degli Stati membri creda nelle politiche di rigore dei conti pubblici come base per poter ottenere una crescita solida e non viceversa, come invece ha sostenuto Gentiloni. A prescindere dai torti e dalle ragioni, rimane un fatto incontrovertibile: con il Governo attuale, con questi esponenti politici, l’Italia non potrà mai portare a casa alcuna vittoria.