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Il mio intervento in Aula, a seguito delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Consiglio Europeo straordinario del 20 febbraio

 

Brunetta Aula 1

 

Il mio intervento in Aula, a seguito delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Consiglio Europeo straordinario del 20 febbraio

 

 

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Signor Presidente del Consiglio, La ringrazio per la sua sensibilità nel venire oggi qui in Aula, ma l’avrei ringraziata di più se lei fosse venuto a riferirci di quello che sta avvenendo in Europa della governance economica, della quale il bilancio è una parte importante ma non è la più importante, perché più importanti sono le riforme del MES e dell’Unione bancaria. Su questi temi Lei si era impegnato a riferire costantemente in Parlamento. Cosa che non è avvenuta.

 

Lei è anche il mio Presidente del Consiglio quando va in Europa, e io non amo la logica dell’Italia che non tocca palla nelle trattative europee, come sta avvenendo sulle riforme europee.

 

La mia impressione, in questo momento, è che stiamo passando dalla logica del ‘package approach’ a quella ‘del carciofo’, che, in teoria dei giochi, è quella di affrontare i problemi uno alla volta, anziché in maniera unitaria. Una strategia preferita dai giocatori più forti a danno di quelli più deboli, dove i primi impediscono ai secondi qualsiasi condizionamento.

 

Si sta definendo un calendario in cui, di foglia in foglia, di decisione in decisione, noi subiamo la volontà altrui senza toccare palla.

 

Lei, signor Presidente, si era impegnato lo scorso dicembre ad un costante confronto con il Parlamento. Le avevo chiesto di istituire una sessione speciale parlamentare riguardante l’intera governance europea, in cui si decide il destino dei prossimi vent’anni della nostra Unione.

 

Lei sa che sul bilancio europeo, gli Stati membri intermediano 50 volte quell’1% del bilancio europeo. L’Europa ha un fortissimo soft power che crea una forte sproporzione tra potere di spesa e di bilancio e potere regolativo. È importante il bilancio, i decimali e i centesimi, ma sono sempre e solo l’1% del GNP europeo, mentre se parliamo di Unione bancaria e di governance, noi parliamo della carne e del sangue dei nostri Paesi, del destino delle nostre banche e dell’impatto sul risparmio degli italiani.

 

Per noi nessun potere negoziale. Mi sono guardato bene il calendario. Nelle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di lunedì e martedì scorsi si è saputo ben poco, se non che l’Ecofin ha ribadito le linee programmatiche del semestre europeo, che è l’alveo su cui i singoli Paesi devono prendere le proprie decisioni di bilancio. Dentro questo strumento di bilancio, approvato ieri dall’Ecofin, poco si dice, se non si ribadisce quello che è già stato detto nella riunione dell’Eurogruppo del 20 gennaio, ovvero che il MES verrà approvato tra marzo e aprile e che l’Unione bancaria verrà approvata solo nel 2024. Quindi il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri approva il documento sul semestre europeo quando tutto è ormai deciso.

 

Quale spazio alla logica del pacchetto? Quale spazio al condizionamento che il nostro Paese avrebbe potuto avere in base alle condizioni di unanimità? Nessuno. Veniamo solo portati dalla corrente, di fronte a documenti e testi di fatto già approvati e immodificabili.

 

Mi è parso di capire dai suoi dubbi, condivisibili, che Lei non è molto convinto che questo bilancio nelle sue varie configurazioni sia un momento di avanzamento del processo di integrazione. Questa non è l’Europa che ci eravamo prefissati e che volevamo. Come può questa Europa dotarsi di strumenti così potenti e pervasivi come il MES e l’Unione bancaria, ovvero intervenire pesantemente sulla condizionalità degli Stati, sui risparmi, sui debiti sovrani e sul comportamento delle banche con le problematiche relative ai titoli di debito sovrani? Il rischio è quello che, tra marzo e aprile, il COREPER approverà, anche con il nostro consenso, il MES e che non avremo più potere negoziale per modificare il trattato se non in fase di ratifica.

 

Non ero d’accordo coi toni aspri che si sono avuti durante il pressing fatto dal Parlamento dello scorso dicembre, ma quel pressing portò comunque ad un rinvio della firma del trattato MES da parte della Commissione Europea. A dicembre non si è firmato. Poi non se ne è più parlato, il Parlamento non è stato né informato né coinvolto e il risultato è questo, sotto gli occhi di tutti.

 

Forza Italia aveva invitato più volte Lei e il ministro Gualtieri a sfruttare questa occasione, a cercare la coesione nazionale in una logica positiva per l’Europa.

Io voglio più Europa, che abbia il consenso del Parlamento, non che sia preda dell’asse franco-tedesco. Per questo dico che sono deluso, e non tanto da oggi, ma dalla mancanza di visione e di capacità del nostro Paese di ragionare secondo il contesto complessivo.

 

Le chiedo, signor Presidente del Consiglio, di non accettare la determinazione del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, espressa nella lettera datata 20 gennaio, che invita a firmare il trattato il prossimo marzo. È un errore. Non il MES in sé, ma non aver negoziato il MES all’interno di una logica del pacchetto, secondo il mandato che le era stato affidato dal Parlamento. Un errore che pagheremo molto caro.