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R. BRUNETTA (Intervista a ‘Il Giornale’): “Bisogna salvare le persone e le aziende”

 

Rassegna Il Giornale

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«Bisogna salvare le persone e le aziende»

L’economista azzurro: cassa integrazione per tutti i settori e più liquidità

 

«Nessun parossismo, nessuna drammatizzazione. Io sono ottimista. Se si fanno le scelte giuste, se si usa il linguaggio giusto con la volontà di spiegare a tutti la situazione, coltivando i rapporti internazionali necessari ne usciamo tranquillamente». Renato Brunetta si fa intervistare in una pausa dei lavori della Camera («Anche in questi momenti – spiega – il Parlamento deve vivere e operare») e lancia un messaggio positivo.

Toni rari di questi tempi…

«Non è un virus particolarmente virulento, però non esiste vaccino e per questo il contagio è esponenziale. L’unico modo per combatterlo è il confinamento, la riduzione della mobilità delle persone. Quindi zone rosse, chiusura scuole e università, ridurre gli assembramenti. Se tutte queste misure saranno rispettate la curva da esponenziale diventerà piatta o concava, cioè i contagi inizieranno a ridursi, come sta avvenendo in Cina. Poi bisogna garantire a chi è stato colpito gravemente la terapia intensiva. I posti letto non sono illimitati e questo è il punto dolente insieme all’approvvigionamento dei farmaci necessari».

Nei media internazionali ormai sembra che l’Italia sia il centro del contagio.

«Non siamo gli untori dell’Europa. Le regole di ingaggio del virus sono le stesse. La Germania ha una volta e mezza la nostra popolazione, un volume di scambi con la Cina che è due o tre volte il nostro. Verosimilmente altri non hanno trovato il virus perché non hanno cercato abbastanza. Noi abbiamo pagato economicamente e in immagine il prezzo di una generosità e caoticità tutta italica».

Esiste anche un’emergenza per l’economia. Il governo si sta muovendo bene?

«Sta balbettando e imparando. Non voglio infierire, ma non è attrezzato per una esperienza drammatica di questo tipo. Serve il contributo di tutti. Serve responsabilità, generosità, intelligenza. Io ad esempio avrei richiamato Bertolaso a dare una mano».

Pagheremo un prezzo altissimo, forse la recessione…

«La crescita dell’economia era a zero senza coronavirus e ora rischiamo di perdere almeno un punto di Pil. Cose già vissute nel 2009 per una crisi che all’inizio era solo finanziaria. Oggi una crisi sanitaria rischia di impattare sull’economia reale. Bisogna tenere in vita le persone e le imprese, altrimenti il sistema collassa».

Quali sono i rischi per l’economia del Paese?

«Che le imprese falliscano. Se chiudono a causa della crisi non riapriranno più. Quando non fatturi e hai solo costi alla fine non reggi. Per questo l’altra faccia della medaglia è mettere le imprese in condizione di resistere».

Con quali strumenti?

«Lo Stato deve garantire la liquidità bancaria per il tempo necessario alle aziende dei settori più colpiti. Il secondo strumento è la cassa integrazione in deroga. Lo Stato deve garantire lo stipendio ai lavoratori di tutti i settori esclusi dalla cassa. Turismo, ristoranti, alberghi, agenzie, terziario, libere professioni. L’istituto c’è, va solo finanziato generosamente. Sono costi sopportabili se ci muoviamo nell’orizzonte temporale di 4 o 5 settimane, con strumenti eventualmente rinnovabili».

È sicuro che ci siano le risorse per l’emergenza?

«Un Paese che si permette di buttare 15 miliardi sul reddito di cittadinanza e Quota 100 si può permettere di garantire alle aziende liquidità e la cassa integrazione ai lavoratori».

Queste sono solo misure per l’emergenza. Come è possibile fare ripartire l’economia quando il virus sarà sotto controllo?

«Ci vuole una ricostruzione, il new deal di Roosevelt, quindi l’Europa. Bruxelles deve mettere tra parentesi i vincoli del fiscal compact e varare un grande piano di investimenti, che serve a compensare con l’intervento pubblico il calo della domanda. Servono 1.000 o 2.000 miliardi di investimenti per infrastrutture materiali e immateriali. Compresa la ricerca, per fare in modo che la prossima volta non ci si ritrovi strangolati da emergenze di questo tipo. È un sentiero stretto ma percorribile. t una situazione complicata, ma non tragica».