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BERLUSCONI e BERSANI. Il primato della vita sulla politica. Cosa c’entrano

 

Berlusconi Bersani

 

Qui si tratta di incollare, fondere, congiungere, ecco immergere l’una nell’altra (si accetta un contributo di sinonimi e contrari) due faccende che vorrebbero fare a pugni tra loro, se ci fermassimo agli schemi correnti. Di che parliamo?

 

 

 

1)   La realtà.

2)   La politica.

 

In riferimento al punto 1. La dura vita dei conti che non tornano; il lavoro che manca; le banche che strozzano; le preoccupazioni per il futuro dei figli; l’enormità delle tasse rispetto ai servizi. Tutto questo appartiene alla realtà.

 

Sotto la voce 2.  La promessa di Saccomanni, il quale sostiene caleranno le tasse del 2014; l’affermazione del medesimo ministro fatta propria da Letta, secondo cui l’economia si è raddrizzata;  la volontà di tenere in vita, quasi fosse cosa sacra, a tutti i costi e senza dignità, un Parlamento e una maggioranza che non c’entrano con la Costituzione e con l’autentica consistenza delle forze in campo.

 

Ovvio: noi siamo per far sì che il punto 2 sia servo umile ed efficiente del punto 1. La Forza Italia di Silvio Berlusconi esiste per questo. Ogni giorno cerchiamo di renderne conto e ragione. Ma oggi, 7 gennaio, quando si riprende dopo le festività – che per molti non sono state una festa – occorre marcare il territorio perché questa ripresa sia autentica. Come?

 

Il modo di connettere 1 e 2, realtà e politica non può trovare una risposta teorica. Non si riparte da un’ideologia, ma dall’esperienza. Qualcosa abbiamo visto e sperimentato in questi giorni.

 

C’è un episodio che sarebbe stupidissimo mettere nella scatola dei cammei di Capodimonte. Isolarlo tra le perle rare. È quanto è accaduto intorno alla persona Bersani colpito da un serio malore (auguri!).

 

La semplicità della vicinanza a lui manifestata da politici delle diverse tendenze, e da parte della gente, è stata una scuola di realtà e insieme di politica.  Era – è! –  una cosa reale, appartiene alla vita di tutti, il fatto di una persona cara che sta male, la corsa in ospedale.

 

Certo, su tutto questo si è posata una crema fangosa, l’odio di chi sporca di infamia non tanto la politica in generale (quella è una moda cui siamo abituati), ma le persone in carne e ossa. Si è capito però che non di questo possono vivere gli uomini, non è da questa “anti” politica che si può sperare.

 

La politica o è totalmente implicata nell’emozione di una umanità solidale  oppure è morta, e va seppellita. O è fatta di persone ed è per le persone; di tutti, non solo di chi vi è immerso e dei suoi cari cui tutelare gli interessi; oppure al diavolo la politica se è cinismo da scotennatori. Qui viene in mente subito come, a rompere ogni schema di amico-nemico, è stato Berlusconi, la sua testimonianza semplice e cordiale, con la sua nota di amicizia e dolore per il “leale avversario”.

 

A seguire, tutti. Anche Grillo.

 

Non è questione di buonismo, ma di nesso tra i valori della realtà con quelli della politica. La politica come parte della realtà. Non la esaurisce, per fortuna, ma ne è elemento persino positivo. Fa pulsare il cuore della vita comune, dà ordine, senza schiacciare la libertà dei singoli.

 

Noi crediamo si debba partite da lì. Da questa testimonianza. Rapporto integrale tra la vita comune e politica.

 

Per questo Silvio Berlusconi insiste che non è più il tempo dei partiti i quali, come apparati autoreggenti, determinano oscuramente l’ambito pubblico. Il teatrino della politica non ha più senso. Disquisire di “tecnicalità” elettorali – come si dice con orrendo neologismo anglofilo – ha significato ed è accettabile solo se in connessione con un reale progetto di ripresa dell’Italia.

 

Occorre mostrare che ragionare di modelli iberici o mattarellici non è in funzione dei giochetti di capi e capetti indipendenti dal corso della vita comune degli uomini e delle donne, ma è in funzione del bene di tutti, di un Parlamento che finalmente respiri dei problemi delle famiglie e delle imprese, dei singoli e del popolo.

 

Ed il capo del governo possa decidere, far prendere delle direzioni alla nave Italia, sulla base di un mandato dei cittadini, senza essere ingolfato dalla palude dei veti di piccole minoranze e camarille corporative, come un padre di famiglia.

 

Spiegare questo sarà possibile solo se è esistenzialmente vero per chi di queste “tecnicalità” si deve occupare. Per chi siede nelle istituzioni, anzi: sta in piedi nelle istituzioni, non si siede, non vi si addormenta.

 

Da qui la scelta di dare il primato, nella nuova Forza Italia, alla presenza in ogni città, frazione, quartiere ai Club Forza Silvio. Questa è la politica del presente e del futuro: intrecciata con la realtà, senza apparati calati da centrali parademocratiche. Il primato è quello.

 

E le elezioni diventeranno allora la convergenza su Roma di realtà vitali e non di galoppini di capicorrente.

 

Le funzioni naturali del partito e del movimento avranno sì strutture centrali, ma sorgenti dall’unità tra leader e popolo. E gli eletti allo stesso modo. Ciascuno dentro questa unità profonda tra vita e politica. Dove il valore primo e fondante non è lo Stato, non è il partito, non è neanche l’Ue, ma la persona, la singola persona. Si chiami Cerutti Gino o Pierluigi Bersani.

 

Forza Bersani, Forza Cerutti. Forza Italia. 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 07 gennaio 2014”