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R.BRUNETTA (Intervista a ‘Il Gazzettino’): “Venezia, ogni sforzo su cultura e turismo”

 

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Venezia deve risorgere partendo proprio dal turismo. A dirlo è Renato Brunetta, parlamentare di Forza Italia, secondo il quale il riscatto della città deve avvenire proprio in virtù del suo potenziale artistico ed architettonico. Brunetta, inoltre, giudica in modo positivo le scelte fatte dal governatore Luca Zaia e dal sindaco Luigi Bugnaro, mentre boccia il governo guidato dal presidente Giuseppe Conte.

Chiuso nella sua dimora romana (salvo per le chiamate alla camera dei Deputati) Renato Brunetta tra i numerosi impegni istituzionali si è assunto anche il compito di sherpa economico del Gruppo parlamentare di Forza Italia dentro le cabine di regia messe in piedi dal Governo chiamato a decidere le misure eccezionali richieste per affrontare l’emergenza Coronavirus. Ma l’economista veneziano non dimentica il suo Veneto e la sua città e dice la sua sul modo in cui gli enti locali hanno gestito l’emergenza sanitaria e sulle prospettive di ripartenza del tessuto produttivo locale.

Onorevole Brunetta, sembra che i veneti siano i più disciplinati nel rispetto delle limitazioni di spostamento imposte dal Governo con i Decreti di Marzo. In questo contesto come valuta fin qui l’operato della Regione?

«Non voglio fare graduatorie ma per giudizio unanime il modello veneto di risposta all’emergenza è risultato il più efficace ed efficiente e di questo non può che essere dato merito al Governatore Zaia, alla sanità veneta ed al suo gruppo dirigente che nel tempo ha creato un sistema di eccellenza. Ho condiviso la necessità di effettuate un monitoraggio universale dei positivi al tampone e in parallelo la necessità della riapertura delle attività economiche e sociali attraverso la messa in sicurezza del territorio dal punto di vista epidemiologico, è la prima condizione per riavviare quanto prima le attività sociali e produttive. Un lock-down protratto per troppo tempo ammazzerebbe l’economia quindi dobbiamo trovare un giusto equilibrio ed il modello veneto ci sta riuscendo».

A Venezia l’intero comparto turistico è stato quasi azzerato. Come si potrà ripartire una volta terminata l’emergenza coronavirus?

«Per fortuna Venezia è stata una delle città venete a minore incidenza di positivi al virus e una buona gestione dell’Amministrazione comunale ha permesso una sanificazione continuativa della città. Detto questo, per Venezia non è stato certamente un bell’inizio d’anno, era già stata colpita dall’acqua alta eccezionale di novembre e quando stava rimettendosi in piedi ha dovuto subire anche gli effetti del Coronavirus. Ma credo che le * sue potenzialità siano enormi e che ora serva rivolgere un’attenzione particolare a tutta la filiera del turismo della cultura e della mobilità che fattura zero da due mesi e rischia il fatturato zero ancora per lungo tempo. Per non perdere questa e anche la prossima stagione appena sarà possibile superare il lock-down dovranno essere avviati dei percorsi di semplificazione burocratica, di agevolazioni fiscali e di riattivazione finanziaria per consentire a tutta la filiera di ripartire in tempi rapidi ed in modo diverso dal passato. In quanto sito di eccellenza globale Venezia deve essere la capofila italiana nella riattivazione della filiera turistica e culturale. Ci sono tutte le condizioni perché questo possa essere fatto subito e bene ed io farò la mia parte per portare il modello Venezia all’attenzione del Governo».

Qual è la sua valutazione sulla gestione dell’emergenza Covid 19 da parte del Governo?

«Non voglio essere ingeneroso ma credo che il Governo si sia mosso tardi e male, mentre di fronte a uno shock simmetrico che colpisce tutti, la tempestività della risposta diventa un elemento fondamentale. Quando leggo che in pochi giorni negli Stati Uniti le famiglie e le imprese hanno avuto accreditati migliaia di dollari nel loro conto corrente e che la Germania e la Francia hanno messo subito a disposizione 300, 400 miliardi di liquidità mi metto le mani nei capelli, perché invece qui in Italia non è stato fatto nulla di simile. Non solo non abbiamo le mascherine ma ad oggi non è stato versato un solo euro per le imprese, la Cassa integrazione e l’assistenza alle famiglie, mentre le uniche misure adottate sono state alcune sospensioni e rinvii dei pagamenti fiscali senza alcuna logica di moratoria complessiva. In compenso abbiamo redatto un volume della Treccani di decreti legge, di Dpcm e di circolari interpretative. La mancanza di tempestività è stata la cosa più grave, che certamente è figlia dell’inefficienza strutturale della nostra Pubblica Amministrazione ma è dipesa anche dall’inadeguatezza di questo Governo. In questa crisi chi sarà più veloce a reagire avrà un vantaggio competitivo su chi è più lento e temo che alla fine noi pagheremo molto caro tutto questo».

Quali misure avrebbe dovuto adottare il Ministro dell’Economia?

«Serviva subito uno scostamento di deficit da 100 miliardi, con relativo impegno di spesa, come del resto hanno fatto Stati Uniti, Francia e Germania. Questa misura doveva servire per tutti gli interventi sanitari necessari, dalle mascherine alle terapie intensive, doveva servire per tutelare le famiglie, per tutelare chi ha perso il lavoro e contemporaneamente per assicurare la liquidità delle imprese. Infine si doveva garantire ai contribuenti una moratoria fiscale a data certa in modo che famiglie ed imprese non fossero angosciate dalle prossime scadenze fiscali. Mi pare che dal Governo non sia arrivata ancora nessuna tra queste risposte».