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R.BRUNETTA (Editoriale su ‘Il Riformista’): “Mes, tutto quello che avreste voluto sapere e non vi hanno mai detto”

 

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Tanto demonizzato, quanto misconosciuto. Questo è ad oggi il destino del Meccanismo Europeo di Stabilità, ovvero il “fondo salva stati”. Stupore e meraviglia, infatti, fuori dal nostro paese, per il dibattito che sta dilaniando maggioranza di governo e opposizione. Una tempesta ideologica in un bicchier d’acqua. Una tempesta all’apparenza senza sbocchi. Dire di sì al MES nella sua versione senza condizioni potrebbe significare la fine del Governo Conte. Dire di no potrebbe significare la bancarotta per il nostro paese, con a quel punto un MES che ci verrebbe applicato “alla greca”.

 

Q1: COS’E’ IL MES?

Il Meccanismo europeo di stabilità è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.

La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi.

Il MES è guidato da un “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro. Il Consiglio assume all’unanimità tutte le principali decisioni. Il MES può operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria.

Il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.

 

Q2: COME HA OPERATO?

La prima risposta alla crisi dei debiti sovrani è stata necessariamente di emergenza. Nella primavera del 2010, il supporto finanziario alla Grecia è stato accordato attraverso prestiti bilaterali da parte dei paesi dell’area dell’euro (Greek Loan Facility); subito dopo, con l’estendersi della crisi ad altri paesi, sono stati creati due meccanismi comuni per la concessione di aiuti finanziari: uno, il Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (European Financial Stabilisation Mechanism, EFSM), di entità limitata (60 miliardi) e finanziato dall’Unione europea; l’altro, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (European Financial Stability Facility, EFSF), con una capacità maggiore (inizialmente pari a 250 miliardi, poi accresciuta a 440) ma di natura temporanea, garantito dai paesi membri dell’area dell’euro.

L’ammontare complessivo degli aiuti finanziari erogati con i vari strumenti a partire dal 2010 a paesi dell’area dell’euro in difficoltà è stato pari a oltre 480 miliardi, di cui oltre 80 a carico dell’FMI. I paesi beneficiari sono stati cinque: la Grecia è stata il principale, assorbendone quasi il 60 per cento (poco meno di 290 miliardi), seguita dal Portogallo (oltre 75 miliardi), dall’Irlanda (oltre 65), dalla Spagna (oltre 40) e da Cipro (circa 7). La Spagna è l’unico dei cinque paesi ad avere beneficiato di un sostegno finanziario dedicato esclusivamente al supporto del proprio sistema bancario.

Tutti i programmi di assistenza sono conclusi: i paesi beneficiari sono tornati a finanziarsi sui mercati. Il sostegno erogato dall’EFSF, dall’ESM e dall’FMI è già stato in parte restituito. I rimborsi ancora da effettuare ammontano a oltre 170 miliardi per l’EFSF, a circa 90 per l’ESM, a meno di 10 per l’FMI.

 

Q3: CHE CONDIZIONI SONO STATE APPLICATE?

I tassi d’interesse del EFSF e del MES mirano a coprire completamente I loro costi di funding e quelli operativi, e riflettono i mutevoli profili di rischio di ogni strumento di finanziamento.

ESM0.76 %

 

EFSF1.24 %

 

IL MES si finanzia attualmente sul mercato a scadenze comprese tra 1 mese e 45 anni.

 

Q4: E’ REALIZZABILE LA PANDEMIC CRISIS CREDIT LINE?

Al momento è soltanto un atto di volontà politica esplicitato nel comunicato finale dell’ultima riunione dell’Eurogruppo, che dovrà essere precisata in sede di Consiglio dei Capi di stato e di governo del prossimo 23 aprile. L’unico requisito per utilizzare i fondi delle linee di credito del Mes senza condizioni, si legge infatti nel documento finale, è che questi fondi siano usati sostenere spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette. Per le altre tipologie di spesa rimane la condizionalità stabilita dal trattato costitutivo del MES. Sia i tassi che la durata dei prestiti non sono stati specificati.

 

Q5: I PRESTITI DEL MES SONO INCLUSI NEL DEBITO PUBBLICO?

Si, come lo sarebbe qualunque prestito erogato con fondi raccolti da istituzioni europee.

 

Q6: QUAL È LA RELAZIONE ESISTENTE TRA MES E OMT?

Attualmente non e’ chiara. In una nota esplicativa tecnica emessa della BCE sull’OMT si legge, infatti: “Una condizione necessaria per le operazioni monetarie definitive è la rigorosa ed efficace condizionalità di un adeguato programma del Fondo europeo di stabilità finanziaria/meccanismo europeo di stabilità. Tali programmi possono assumere la forma di un programma completo di aggiustamento macroeconomico del FESF/MES o di un programma precauzionale (Enhanced Conditions Credit Line), a condizione che includano la possibilità di acquisti sul mercato primario del FESF/MES. Il coinvolgimento del FMI è richiesto anche per l’elaborazione della condizionalità specifica per paese e per il monitoraggio di tale programma”. Il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ha dichiarato che “quella di attivare le Omt è una decisione che spetta alla Bce. Noi abbiamo voluto rendere disponibile una rete di sicurezza in più per i governi”.

 

Q7: CONVIENE ALL’ITALIA RIVOLGERSI AL MES?

A livello meramente finanziario, il Mes costa molto meno rispetto all’emissione di titoli di Stato nazionali, a parità di risorse da raccogliere. Maurizio Mazziero, fondatore di Mazziero Research ha quantificato il costo in termini di maggiori interessi che dovremo pagare in più se decidessimo di finanziare il deficit affidandoci solamente ai nostri titoli di Stato. Parificando un prestito decennale concesso dal Mes a un Btp a 10 anni, l’Italia potrebbe dover pagare fino a 600 milioni in più all’anno di interessi. 6 miliardi in dieci anni. Una somma che potrebbe servire a coprire parte della spesa per i presidi di sicurezza.

 

Q8: CHE DIFFERENZA C’È TRA MES E EUROBOND?

Il primo è una istituzione sovranazionale dell’eurozona dotata di personalità giuridica per poter svolgere, tra le sue altre funzioni, quella di prestatore con capacità di indebitarsi sui mercati, emettendo titoli di debito (con rating attuale pari ad AAA). Gli eurobond sono strumenti di debito emessi da una istituzione dell’eurozona, attualmente non meglio specificata. Gli stessi bond emessi dal MES possono essere considerati, in un’ampia eccezione, eurobond.

 

Dopo aver fatto un po’ di chiarezza, la soluzione potrebbe consistere nell’approvazione, il prossimo 23 aprile in sede di Consiglio Europeo, di tutto il pacchetto, come proposto dall’eurogruppo: SURE, BEI, MES e Recovery Fund. Prendere o lasciare. Noi siamo per prendere. Vediamo chi avrà il coraggio di dire di no, tanto nella maggioranza, quanto nell’opposizione. In altre parole, con l’Europa o fuori dall’Europa. Noi con l’Europa, sempre.