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R.BRUNETTA (Intervista a ‘Il Giornale di Vicenza’): “Il Veneto si candida a locomotiva d’Italia”

 

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La cabina di regia governo-opposizioni sta producendo più attriti che soluzioni. Eppure Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, si era messo di buzzo buono per portare suggerimenti operativi, convinto che la richiesta di collaborazione arrivata dal governo potesse portare qualche contributo importante nell’approccio all’emergenza coronavirus. Le ultime coltellate reciproche sferrate in pubblico dal premier Conte da un lato e dal tandem Salvini-Meloni dall’altro hanno però trasformato la cabina in un ring. Ma tra un colpo basso e l’altro l’ex ministro volge lo sguardo verso la sua terra a trova la ricetta a cui ispirarsi. «Lo dico con orgoglio e con responsabilità – attacca – sta tornando il modello veneto. Per come è stata gestita l’esplosione della pandemia, per l’atteggiamento tenuto dai massimi gruppi dirigenti, della classe politica, del mondo imprenditoriale, del popolo tutto, non si può non rimanere impressionati dalla grande capacità di resistenza, dalla grande reattività, dall’attenzione ai problemi».

Pensa che questo modello dovrebbe essere trapiantato nella vera cabina di regia nazionale?

Non posso fare altro che riconoscere nel governatore Luca Zaia e nel sindaco di Venezia Luigi Brugnaro intelligenza, capacità e leale collaborazione istituzionale. Non solo tra di loro, cosa che non è avvenuta per esempio in Lombardia tra Fontana e Sala, ma anche con il resto del paese. Questa cultura del pragmatismo e del riconoscere anche le ragioni dell’altro fa di questo gruppo dirigente un modello da seguire.

L’aver ottenuto risultati migliori che altrove dipende da come è stata affrontata l’emergenza sulla base delle indicazioni date dalle autorità sanitarie. Una bella fortuna per i politici,,,

Certo, non si può non citare i virologi Giorgio Pali’ e Andrea Crisanti, quest’ultimo gestore dal timing perfetto delle chiusure e delle riaperture, oltre che sostenitore dei test di massa. I risultati parlano da soli. E occorre ricordare chele risposte eccellenti date oggi dal sistema sanitario veneto vengono da lontano.

Cosa c’è di diverso, per esempio, dal sistema sanitario lombardo?

II nostro sistema non si basa solo sugli ospedali, ma parte dalla grande sensibilità e organizzazione decentrata nel territorio. E uno degli elementi vincenti: grande efficienza concentrata unita a una grande capacità di ascolto e di cura a livello diffuso. Non dobbiamo andare fino in Corea del Sud per trovare il modello migliore: ce l’abbiamo in casa.

Oltre al tema dell’emergenza sanitaria c’è quello, sempre più pressante dopo settimane di lockdown, dell’emergenza economica. Gli imprenditori vorrebbero riaprire per non rischiare di finire sepolti. Lei cosa ne pensa?

Conosco gli imprenditori veneti e sono d’accordo. Si potrebbe aprire già oggi a patto di basarsi sul concetto di patente. Così come se si va per mare e per terra, in barca o in auto, ci vuole la patente, allo stesso modo in una fase di emergenza come questa chi vuole uscire e chi vuole aprire delle strutture produttive e aperte al pubblico deve esibire la patente.

Chi la rilascia la patente? E su che base?

Chi vuole uscire, con mascherina, deve esibire il certificato di aver passato la quarantena, di avere il tampone negativo, così come per tutte le aziende deve esserci la struttura che rilascia il certificato di sanificazione. In Veneto tutto il sistema è già pronto e su queste basi si potrebbe riaprire già domani mattina. Con i relativi costi portati a detrazione fiscale.

In molti si sono lamentati dell’eccessiva burocrazia contenuta nell’ultimo decreto del premier Conte. Lei che da ministro aveva presentato il piano di semplificazione per le imprese cosa ne pensa?

Guardi, nel riempire di codici Ateco il testo dell’attuale normativa è stata usata una grande intelligenza, non so quanto voluta, grazie all’introduzione della possibilità di deroga, col silenzio assenso, da parte dei prefetti dietro richiesta motivata da parte delle imprese. Io ho suggerito di rafforzare questa opzione. Se un imprenditore ha un’impresa che in Germania ha aperto e chiede di riaprire qui, il prefetto intelligente lo fa riaprire.

Però girano stime molto negative anche in Veneto. Se il Fondo monetario prevede un 2020 in caduta di oltre il 9 per cento per l’Italia, che ne sarà di questa regione?

Ho studiato l’economia del Veneto per decenni. È un modello basato sulla performance e l’economia è una sorta di surf: quando le cose vanno bene, va meglio che altrove; quando vanno male, va meno peggio. Io credo che anche questa volta, avendo reagito fin dall’inizio in maniera più pragmatica alla pandemia, ci saranno risultati sorprendenti. Azzardo una previsione: già da quest’anno la crisi sarà quasi inesistente per il Veneto che, alla faccia delle previsioni nefaste, saprà chiudere attorno allo zero, o poco sotto. Per poi rimbalzare alla grande nel 2021.

Una bella iniezione di fiducia. Merito dei 400 miliardi di garanzie pubbliche per i prestiti alle imprese?

Il Veneto può diventare la locomotiva dell’Italia e probabilmente anche dell’Europa, considerati i problemi più gravi che dovrà affrontare la Lombardia. Quanto al credito alle imprese, io dico agli imprenditori che di tutta questa presunta liquidità a debito in arrivo, va verificata la portata, può essere una boccata d’ossigeno, ma non basta.

Cosa ci vuole ancora?

Ci vogliono i risarcimenti. Se sono stato costretto a chiudere un negozio, un ufficio, un’impresa, per tutelare la salute pubblica, significa che ci ho rimesso fatturato e guadagni di mesi. Bene la cassaintegrazione, ma serve anche un risarcimento del mancato guadagno. A fondo perduto. Abbiamo parlato col governo e riusciremo a mettere in piedi un meccanismo.

E poi ci sono le imposte. Bastano due mesi di rinvio? No, non bastano. La moratoria fiscale deve valere per tutto l’anno. Fermo restando che la condizione delle condizioni è che il sistema riapra con le patenti di cui dicevo e con la messa in sicurezza. Fino a che non arriva il vaccino, si andrà avanti così.

Ci sono però dei settori che faranno fatica a recuperare: ristoranti, spettacoli, turismo…

C’è un punto che mi sta particolarmente a cuore. Se il Veneto si candida a diventare la locomotiva d’Italia, dovrà esserlo anche come modello turistico. E, più in generale, come leader nella filiera della qualità della vita.

Come potrà farlo se nessuno viene in vacanza dall’estero?

In effetti ogni anno i turisti stranieri spendono in Italia 70 miliardi mentre i turisti italiani all’estero spendono circa la metà. Stranieri ne verranno pochini, di questo siamo più o meno certi. Per questo lo Stato dovrebbe fare un ragionamento e incentivare gli italiani a fare le ferie entro i confini nazionali permettendo la deduzione delle spese dalla denuncia dei redditi.

Anche commercio, moda, fiere sono in ginocchio…

Si può intervenire con misure simili anche sulla filiera del made in Italy. E non ècerto un bene avere rinviato il Vinitaly, bisognerà essere capaci di inventare fiere virtuali, così come nel sistema moda, dopo aver perso una stagione, si dovrebbe osare e promuovere vendite di prodotti destagionalizzati.

In un paese pieno di regole e burocrazia le sembra possibile?

Qui bisogna semplificare e sburocratizzare tutto. Io sono figlio di venditori ambulanti esodi cosa parlo: le vendite, i saldi di occasione devono essere totalmente liberalizzati: se ho il magazzino pieno devo poterlo svuotare. Mio padre diceva sempre: sporchi, maledetti e subito. Ci sono tutte le premesse per dare questo segnale.

Chiudiamo con una domanda politica. Ilvo Diamanti ha rivelato al Giornale di Vicenza che Zaia è davanti a Salvini nei sondaggi nazionali. Prevede clamorosi cambi al vertice nella Lega alleata a fasi alterne di Forza Italia?

Le leadership si conquistano sul campo. Non entro nelle decisioni altrui. So che l’Italia ha bisogno di una leadership condivisa, forte, credibile e vincente. Come abbiamo visto il sovranismo non paga. Si vince con la generosità, la lungimiranza e con la capacità. Non certo con gli slogan. Di sicuro il Veneto ha tutte le potenzialità e le caratteristiche per esportare il suo modello anche al governo del Paese.