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R.BRUNETTA (Intervista a ‘La Stampa’): “Discorso debole, mi sento tradito. L’Italia si gioca tutto in cento giorni”

 

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Renato Brunetta è deluso dalle parole del premier Conte. Del resto, dice, «io sono un uomo di dialogo e mi sento tradito».

Il premier sembra disponibile, convocherà gli Stati generali dell’economia e ha detto che valuterà i contributi dell’opposizione. Perché si sente tradito?

«Gli Stati generali è la classica ammuina. Dopo l’accorato appello del Capo dello Stato, le parole del governatore di Banca d’Italia, del segretario del Pd Zingaretti e del presidente Berlusconi, mi sarei aspettato uno scatto di forza, di energia, di qualità, di progettuali- tà, di cuore rispetto alla drammaticità del momento».

La sua è una chiusura netta, come quella di tutto il centrodestra.

«Non è una chiusura ma una reazione a un ragionamento senza infamia e senza lode. Conte ha detto che farà gli Stati generali dell’economia e solo alla fine, perché gliel`hanno chiesto, ha aggiunto di straforo che ascolterà anche l`opposizione. Ha detto che porterà in Parlamento la discussione sul Mes, bontà sua, ma è un dovere. La verità è che se ne vuole lavare le mani, cerca una maggioranza perché sul Mes una maggioranza non ce l`ha».

Il premier ha di fronte un`opposizione non omogenea. La disponibilità di Berlusconi non è la stessa di Salvini e Meloni.

«Guardi, Conte ha avuto un`opposizione che gli ha votato due discostamenti, uno da 25 miliardi, l`altro da 55 miliardi, in cambio di nulla. Ci saremmo aspettati una vera condivisione nele scelte. Io, ad esempio, avevo chiesto che venisse nominato un doppio relatore per tutti i decreti, uno di maggioranza e uno di opposizione, ma non ci è stato concesso. Parliamo del futuro, del Piano nazionale delle riforme. Il “Pnr”, che verrà collegato al Def, conterrà l`azione riformatrice che l`Europea vuole leggere per valutare la credibilità del nostro Paese. Bene, Conte non ha detto che vuole condividerlo con l`opposizione e con l`intero Parlamento. Si ricordi che ci giochiamo tutto nei prossimi 100 giorni».

Non crede alla sua buonafede?

«Io credo alla sua buonafede ma il suo governo è troppo debole per affrontare un confronto vero. Tutta l`energia politica di Conte e la sua intelligenza, che gli riconosco, è costretto ad utilizzarla per trovare la mediazione nella sua maggioranza. E quando ci ha provato con noi non ha avuto gli spazi politici per proseguire il dialogo. E infatti quando dice che sul Mes si rivolgerà al Parlamento butta la palla in tribuna e pensa che il Parlamento gli risolva il problema dentro la maggioranza».

Allora serve un governo unità nazionale?

«Non mi pongo il problema, non mi interessa. L’unità nazionale si costruisce in Parlamento sui contenuti. Le formule di governo vengono dopo, non prima. Da cosa nasce cosa».