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R.BRUNETTA (Intervento su ‘Milano Finanza’): “Attenzione che la BCE non farà sempre il buon Samaritano”

 

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Il vicepresidente della BCE Luis De Guindos ha dichiarato ieri che esiste “il rischio per l’Europa di una ripresa economica a due velocità” dalla crisi economico-finanziaria che ha investito il Vecchio Continente, e ha inviato un monito molto preciso al Governo Conte. “L’Italia sia più competitiva”, ha detto De Guindos, pur confermando che la Bce è pronta “a ricalibrare le sue misure non convenzionali”, ovvero a ricalibrare la scadenza del termine del programma d’acquisto di titoli sovrani (PEPP) oltre l’attuale termine previsto per il giugno 2021. De Guindos ha inoltre ammonito che, finita la pandemia, Roma dovrà rimettere i conti in ordine. “Il principale antidoto non è la politica monetaria, ma l’azione di riforma e di bilancio dei governi”, ha dichiarato De Guindos, facendo capire come la BCE intenda la politica monetaria e quella di bilancio come due facce della stessa medaglia. Due politiche complementari, in sinergia e figlie di una stessa strategia politica.

Le parole di De Guindos mettono, quindi, la parola “fine” alla teoria del “sovranismo monetarista” in qualche modo messa a punto, sin dall’inizio della crisi finanziaria, dagli economisti di casa nostra, di destra e di sinistra, che vorrebbero far finanziare esclusivamente ai nostri titoli di Stato tutti i costi del vecchio debito, nonché quelli della ripresa economica post pandemia, basandosi sull’assunzione, non dimostrata e niente affatto giustificata, che la BCE acquisterà poi gli stessi titoli sul mercato secondario, senza se e senza ma, monetizzando così indirettamente il nostro crescente debito pubblico.

Quest’anno andremo probabilmente al 170,0% rispetto al Pil. Le parole di De Guindos possono essere lette nel seguente modo (con l’avvertenza che l’interpretazione è nostra, ma pensiamo molto vicina al vero): “Attenzione, perché gli acquisti della BCE sono soltanto temporanei; arriverà presto il momento in cui l’Italia se la dovrà cavare da sola”.

Quella del vicepresidente della BCE è dunque la stessa posizione che noi andiamo sostenendo ormai da mesi. La ripetiamo, per gli amici di destra e di sinistra. Come sosteneva sempre Mario Draghi, la politica monetaria da sola non è sufficiente per trasferire la maggior liquidità immessa dalla banca centrale europea all’economia reale, ma deve sempre essere accompagnata da politiche di bilancio opportunamente costruite e sincronizzate da parte dei governi. Senza queste ultime, da sola, la politica monetaria, è totalmente inefficace. L’unico modo che gli Stati hanno di realizzare questo sentiero virtuoso è di realizzare le riforme strutturali che da sempre l’Europa ci ha chiesto di fare e su cui l’Italia, in tanti anni, ha fatto ben poco. Questa volta, però, l’Italia quelle riforme dovrà farle sul serio, in quanto sono la condizione necessaria per poter aver accesso alle risorse del Next Generation UE Fund, risorse che, per il nostro Paese, ammonteranno a circa 170 miliardi di euro, tra grants e loans, a partire dal 2021. L’entità della crisi e il cambio di paradigma dell’intervento europeo, sconsigliano “tricky choices”, vale a dire “riforme per finta”.

D’altronde, De Guindos ha detto parole di buon senso, in difesa della stessa banca centrale e della sua sacrosanta indipendenza dalla politica, indipendenza che non può in alcun modo essere messa in discussione dalla volontà di alcuni leader (i sovranisti italiani nel caso specifico), di obbligare la Banca centrale a monetizzare il nostro debito pubblico come unica alternativa alla realizzazione di politiche di bilancio opportune. Quello che in teoria economica viene chiamata “cannibalizzazione della politica monetaria” da parte dei policy-maker, sindrome stigmatizzata, tra gli altri, anche dal professor Antonio Martino in un suo contributo scritto in onore del professor Kurt Leube per la Liechtenstein Academy Foundation. Cannibalizzazione come un enorme azzardo morale che si basa sull’irresponsabilità dei governi nel non voler risanare le loro finanze pubbliche, contando unicamente sull’idea della banca centrale come Buon Samaritano, che alla fine viene costretta ad intervenire stampando moneta per evitare il default di uno Stato irresponsabile nella gestione dei propri conti pubblici. Ci ricorda Martino, oggi questo non succede (nonostante la scelta unitaria delle origini di Alexander Hamilton). Perché, proprio per evitare che uno Stato possa minacciare la stabilità del dollaro, non è prevista infatti la possibilità da parte della Federal Reserve di monetizzare, sempre ci ricorda Martino, il debito pubblico di un singolo Stato che, infatti, può finire in bancarotta. Ed è forse proprio per questo motivo che i policy-maker americani sono costretti a gestire virtuosamente le loro politiche fiscali.

Sulle soluzioni necessarie per risolvere la crisi finanziaria dell’Italia ne abbiamo poi sentite di tutti i colori, oltre a quella della BCE “Buon Samaritano”. La teoria del sovranismo monetario ha, infatti, acrobaticamente mutuato in questi ultimi tempi molteplici varianti, in vero poco rigorose e teoricamente fondate: esempio, quella dell’assoluta autosufficienza finanziaria del Tesoro, che dovrebbe emettere titoli di Stato in quantità illimitata per non dover ricorrere ai prestiti europei previsti dalla Unione Europea nel suo piano a 4 pilastri (MES, BEI, SURE e Next Generation UE); quella dell’aumento di titoli di Stato detenuti dai cittadini italiani, che giustificherebbero emissioni di bond “patriottici” quali il BTP Italia, e il prossimo BTP Futura, tutti emessi a rendimenti maggiorati e costosissimi (nel caso del BTP Futura, il maggior costo per il Tesoro dipenderebbe da un mispricing d’emissione e da un possibile effetto di segnalazione di una asimmetria informativa sullo stato della finanza pubblica italiana, come sostiene l’economista finanziario Bepi Pezzulli); quella dei bond perpetui da destinare, sempre agli italiani, offrendo elevati premi per il rischio, anche in questo caso, maggiorati rispetto a quelli di titoli con caratteristiche analoghe e che, come sostiene Maria Cannata, non hanno mercato, tant’è che attualmente nessun emittente sovrano li propone. Tutte ricette, queste, destinate ad aggravare ancora di più il già pesantissimo fardello del debito pubblico italiano, delle sue spese per interessi, con la certezza che, in ogni caso, dal prossimo anno la BCE smetterà di essere così generosa con i nostri BTP e, anzi, inizierà a collocarli sul mercato, iniziando a venderli massivamente. Pasti gratis non ne vediamo all’orizzonte, perché in mancanza di serie riforme e quindi di crescita e di aumento di produttività, lo spread tornerà a salire assieme ai rendimenti dei nostri titoli, perché i mercati finanziari, a quel punto, inizieranno a punire il nostro Paese. E i mercati, si sa, a differenza dell’Europa e della BCE, non perdonano. Un consiglio non richiesto al presidente Conte: si tenga buona Angela Merkel. Con questi chiari di luna è l’unico punto di riferimento che abbiamo in Europa e lasci stare i sovranisti.