Socialize

R.BRUNETTA (Lettera ad Huffington Post’): “Cara Giorgia Meloni, sul Mes sbagli. Nella formulazione di linea di credito speciale rafforzata non può in alcun modo essere considerato una fregatura”

 

brunetta-huffington-post

LEGGI LA MIA LETTERA 

 

 

Cara Giorgia ti scrivo,

ho visto la tua intervista al TG2 post, dove tu dai spiegazioni sul perché, secondo te, il MES è una fregatura. Nella tua polemica politica con il Movimento Cinque Stelle non entrerò, dal momento che il partito di Luigi Di Maio si prenderà davanti ai suoi elettori, e agli italiani la responsabilità delle sue azioni nelle imminenti occasioni parlamentari, sia votando a favore, che contro l’utilizzo del fondo Salva Stati da parte del governo. Mi permetto, invece, da tuo amico e da professore un tempo consultato, di fornirti qualche spiegazione economica, finanziaria a dimostrare che sul MES, semplicemente sbagli. Nella formulazione di linea di credito speciale rafforzata (ECCL) non possa in alcun modo essere considerata una fregatura.

Ma andiamo con ordine. Tu dici che non sei d’accordo sul MES perché si tratta di risorse prestate e non date a fondo perduto. Dici la verità. Ma una verità che conoscono tutti già da mesi, anche perché la “governance” del MES non ha mai scritto il contrario. Le risorse del MES sono prestiti e non potrebbe essere altrimenti, aggiungo io. E giustamente. Perché vedi, cara Giorgia, chi presta i soldi pretende sempre di avere delle garanzie su come questi soldi vengano spesi per ottenere dei benefici, valore aggiunto, rendimenti e non per essere sperperati. Conosci forse qualche istituto di credito che presti soldi senza voler sapere, direttamente o indirettamente, in ragione del merito di credito, il motivo per cui vengono chiesti? O che non metta alcuna condizione al prestito? Io no. Consentimi di dirti che poi, il caso dell’Italia è esemplare (in negativo) nel rappresentare uno Stato che sulla spesa dei fondi europei non è mai stato virtuoso. Quanti esempi abbiamo di risorse europee date al nostro Paese e che il nostro Paese non ha mai saputo spendere, ha sciupato, ha speso in opere inutili o che semplicemente non è riuscito a utilizzare? Ci sono dati inconfutabili che dimostrano quello che sto dicendo. Oppure vogliamo credere davvero che l’Europa sia cattiva, che voglia il nostro male, che voglia, come dici tu “fregarci” e che noi siamo le vittime innocenti? Sei troppo intelligente per credere a una simile favola. Per favore, siamo onesti.

Tu poi sostieni che se anche non prendiamo i soldi col prestito MES li possiamo prendere lo stesso indebitandoci sul mercato, attraverso l’emissione di BTP. Tu stai quindi dicendo che andare sul mercato ed emettere BTP decennali ad un tasso di rendimento di circa l′1,31-1,5% sia più conveniente di ottenere un prestito sul quale non paghi interessi, non rendendoti conto che il risparmio nell’usare il MES, ad oggi, è pari a circa 500 milioni di euro l’anno e a circa 5 miliardi nel decennio. Il prestito MES è inoltre immediato, perché i fondi sono disponibili subito. Per emettere bond, invece, bisogna avere una domanda sufficiente. Nei mesi scorsi tu hai spesso proposto di vendere BTP solo alle famiglie italiane, una sorta di “oro alla patria”. Ebbene, l’emissione del BTP Futura, uno strumento creato apposta per fare quello che tu dici, è finito in un flop clamoroso: soltanto poco più di 6 miliardi di euro raccolti in una settimana, nonostante dei rendimenti appetibili e molto più alti di quelli offerti da altri titoli analoghi. Sai cosa sarà costretto a fare adesso il Tesoro per rimediare a questo flop? Dovrà tornare col cappello in mano dai grandi investitori esteri, che a questo punto avranno ancora più potere contrattuale e potranno dettare le loro condizioni. Quando si è trattato di mettere mani al portafoglio, gli italiani non si sono rivelati quei grandi sovranisti che tu ti aspettavi, cara Giorgia. Insomma, non si sono fidati. Ancora, il tuo partito sostiene che è giusto indebitarsi emettendo BTP, perché tanto poi la BCE li acquisterà sul mercato secondario. E’ la tesa del sovranismo monetario. Fino a metà del 2021, però. Perché dalla metà del prossimo anno, cara Giorgia, la BCE ha già dichiarato “apertis verbis” che il programma di acquisto di titoli di stato PEPP cesserà. A quel punto non solo non ci saranno più acquisti, ma la BCE inizierà a venderli, i nostri beneamati BTP. Sai cosa vuol dire questo? Una bella svendita massiva dei nostri titoli di stato, crollo dei loro prezzi e aumento dei loro rendimenti. A quel punto, quanti più titoli avrai emesso, tanto peggio sarà per te, per noi. E tu in queste condizioni andresti davvero a consigliare di emettere ancora più titoli? Follia.

Ancora. Tu sostieni apertamente che non bisogna prendere il MES perché è un prestito “senior”, che devi rimborsare prima degli altri creditori e questo concorre ad aumentare i rendimenti della parte “junior” (che sarebbero gli ordinari BTP). 37 miliardi di euro su 2.500 miliardi del totale del debito pubblico o sui più o meno 500 miliardi di roll-over annuo. Un peso destinato poi ad abbattersi subito, man mano che il prestito viene rimborsato. E ti sembra questo una cifra sufficiente per frammentare il mercato del debito pubblico italiano? Stiamo scherzando? Seguendo il tuo ragionamento, allora, nessuna società dovrebbe più andare in banca a chiedere un prestito, ma dovrebbe emettere solo corporate bond, altrimenti questi diventerebbero junior. E fermiamoci qui.

Infine, sulla questione del Mes come trappola inserita nei trattati ti rispondo con l’analisi del prof. Stefano Ceccanti, che sarà anche un deputato del PD, ma che è anche un serissimo costituzionalista e professore ordinario di diritto pubblico, che nei giorni scorsi ha risposto alle seguenti domande: come è possibile che il Mes sia cambiato, consentendo di espungere le condizionalità, a parte quella di finalità di ristrutturazione dei sistemi sanitari, senza che siano cambiati i Trattati? E’ solo una decisione politica? Se sì, come si può pensare che la volontà politica possa comunque prevalere sulle norme scritte? Questa domanda, o meglio questa serie di domande, se ne trascina fatalmente un’altra: chi ci assicura, specie nel caso si tratti di una mera volontà politica, che le condizionalità modello Troika all’improvviso non vengano reinserite?

La tesi dell’assenza di condizionalità, tranne quella sanitaria, ha un fondamento giuridico e non solo politico. La ‘norma-madre’ del diritto europeo da cui partire  è l’art. 136.3, del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”.

Il tono della norma, soprattutto l’aggettivo ‘rigorosa’, viene spesso invocato sia dai sostenitori di posizioni più rigide sia da coloro che ne sono intimoriti. Pur tuttavia, si tratta comunque di una norma generica, suscettibile di essere sviluppata diversamente, a “fisarmonica” (come si dice nel gergo dei costituzionalisti), a seconda delle norme ulteriori con cui essa venga fatalmente concretizzata. E’ questo il caso del Trattato Internazionale Mes, dove troviamo all’articolo 3 la ‘norma-figlia’ per noi rilevante: “L’obiettivo del MES è quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del MES che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri”.

La norma-figlia riprende l’aggettivo rigorose, ma lo sviluppa nel senso di una proporzionalità a seconda dei vari strumenti possibili, proporzionalità che prima ribadisce con le stesse parole nell’articolo 12 e che poi concretizza in tre tipologie: assistenza finanziaria precauzionale sulla base di linee di credito condizionali o linee di credo rafforzate (art. 14) e prestiti a paesi in crisi collegati a un programma di aggiustamento macroeconomico. (art. 16).

Le linee di credito rafforzate vengono stabilite tramite un patto alle condizioni procedurali dell’articolo 13 comma 3: in pratica il vincolo è solo quello di raggiungere un’intesa tra il Paese che richiede e la Commissione europea su affidamento del Consiglio dei Governatori del Mes, in quanto i vincoli appaiono volutamente scritti in modo fluido (conformità alle “misure di coordinamento delle politiche economiche previste dal TFUE” e contenuto del protocollo conforme a “gravità delle debolezze da affrontare” e allo “strumento finanziario scelto”).

Trattandosi di accordo bilaterale esso non appare poi suscettibile di revisione unilaterale. Quindi non è che la politica abbia derogato ai Trattati, sono i Trattati che già consentono questa flessibilità politica.

Tu dirai che a Ceccanti si può anche non credere ma io penso che abbia pienamente ragione. E non solo per solidarietà accademica ma perché ha messo insieme puntuale analisi accademica con la necessaria sensibilità politica. Non so se ti ho convinto, cara Giorgia, e certamente la mia risposta è stata troppo lunga. Ma ti assicuro che queste mie valutazioni vengono oltre che dalle mie conoscenze economiche anche dal cuore politico. Io, vedi Giorgia, ho fiducia nell’Unione Europea, e penso che questa faticosa Unione sia il nostro futuro. Il futuro si costruisce insieme, con la ragione e con il cuore.

Con l’affetto e la stima di sempre.

Renato Brunetta