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R.BRUNETTA (Intervento su ‘Il Riformista’): “Contrordine compagni, il piano è da rifare!”

 

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Dopo aver letto le linee guida presentate oggi dalla Commissione Europea, veniamo a scoprire che quelle presentate ieri in Parlamento dal Governo sembrano, ad una prima lettura, già sorpassate e, quindi, sarà probabilmente tutto da rifare. La Commissione Europea ha infatti definito oggi una guida strategica per l’attuazione del tanto atteso Recovery Fund nella sua strategia annuale per la crescita sostenibile del 2021 (ASGS), incoraggiando gli Stati membri a includere nei loro Recovery Plan nazionali, di futura presentazione, investimenti e riforme nei seguenti settori di punta (flagship areas): Power up (tecnologie pulite sviluppo e uso delle energie rinnovabili); rinnovamento (miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati); ricarica e rifornimento (promozione di tecnologie pulite per accelerare l’uso di trasporti sostenibili, accessibili e intelligenti, stazioni di ricarica e rifornimento e l’estensione del trasporto pubblico); connessione (introduzione rapida di servizi rapidi a banda larga in tutte le regioni e le famiglie, comprese le reti in fibra ottica e 5G); modernizzare (digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi, compresi i sistemi giudiziari e sanitari); Scale-up (aumento delle capacità del data cloud industriale europeo e lo sviluppo dei processori più potenti, all’avanguardia e sostenibili); Reskill e upskill (adattamento dei sistemi educativi per sostenere le competenze digitali e la formazione educativa e professionale per tutte le età).

Ecco, queste le 7 linee guida, che ci pare non corrispondano a quelle presentate in Parlamento qualche giorno fa dal Governo. Il Governo Conte sembra aver lavorato negli ultimi mesi su priorità del PNRR che non rispecchiano quelle stabilite dalla Commissione Europea. Speriamo non sia così. In caso contrario, l’Esecutivo sarà costretto a fare marcia indietro e a riscrivere tutto il piano in funzione delle linee guida europee, perdendo altro tempo utile. Considerando i tempi necessari poi alle istituzioni europee di valutare i piani (il nostro, se tutto andrà bene, sarà presentato nel prossimo gennaio), è quindi matematico che le prime risorse non si vedranno se non nella seconda metà del prossimo anno. Con quali risorse, ci chiediamo, il governo riuscirà ad affrontare il prossimo autunno, inverno e primavera 2020-2021?
Un’ultima riflessione: perché il Governo ha deciso di presentare, nelle sue linee guida, delle “missioni” (digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute) articolate in “cluster” progettuali che per terminologia e contenuti non sono sovrapponibili alle “flagship” (punti bandiera) indicate dalle linee guida pubblicate dalla Commissione il giorno successivo? Come mai questo disallineamento di programmazione, che mostra come non vi sia stato alcun coordinamento dell’Esecutivo con le istituzioni europee?
Infine, un cattivo pensiero: le flagship della Commissione Europea sembrano ricalcare i progetti presentati da Germania e Francia nei loro Piani nazionali. Non sarà che le famose flagship sono state scritte dalle cancellerie di Berlino e di Parigi su misura per loro esigenze economiche?