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R.BRUNETTA (Editoriale su ‘Il Giornale’): “Con Borse KO e spread in rialzo manovra da riscrivere insieme”

 

Rassegna Il Giornale

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Sosteneva Marco Tullio Cicerone nel De natura deorum, che “Un aruspice non può incontrare un altro aruspice senza ridere”. E gli aruspici erano sacerdoti che nell’antica Roma esaminavano le viscere degli animali sacrificati per trarne indizi sul futuro. In fondo un lavoretto di tutta tranquillità. E mai aforisma fu più vero se applicato alle moderne discipline economiche. Fare previsioni in economia, si sa, è infatti quanto di più difficile e complicato possa esistere.

Non vorremmo certamente essere nei panni dei previsori economici, che mai come in questo anno sono di fronte ad un arduo compito. Insomma, se eventi a bassissima probabilità di accadere, ma di grande impatto (ricordando gli “entelechiani” del prof. Giovanni Demaria), si realizzano con sempre maggiore frequenza, allora il gioco della previsione si fa impossibile o quasi(oppure altamente manipolabile).

Eppure, questo lavoro sporco deve essere fatto. E certamente non tutti lo fanno allo stesso modo, perché non tutti “azzeccano” le previsioni allo stesso modo. Una recente analisi dello EuropeanFiscal Board, l’istituzione comunitaria che si occupa dell’osservazione delle politiche economiche degli Stati membri, ha rilevato come l’Italia sia il paese che sbaglia maggiormente le previsioni macroeconomiche, ovvero che presenta, nei programmi di stabilità e convergenza presentati a Bruxelles tra il 2013 e il 2019, il maggior numero di previsioni “ottimistiche” e gli errori di previsione sul calcolo del Pil nominale maggiori, seconda soltanto alla Slovacchia. Davvero un brutto primato che ci rende, “purtroppo”, poco credibili. Insomma i soliti “italiani”.

Ciò significa che il nostro “Tesoro” è pertanto o più sfortunato rispetto agli altri omologhi europei, oppure è meno capace di effettuare le previsioni. E questo non depone certamente a favore di una istituzione prestigiosa come il dipartimento che fu guidato un tempo da Mario Draghi. Oppure, terza soluzione, c’è da pensare che i numeri, più reali, calcolati dai bravi funzionari del Tesoro, siano in un certo senso “rivisti” in chiave ottimistica (ed elettorale) dal Governo (di turno), per farli sembrare migliori agli occhi degli italiani. Noi propendiamo per questa terza spiegazione.

Qualsiasi sia il motivo dell’errore, resta il fatto che i documenti programmatici di bilancio, DEF e Nadef, risultano sistematicamente sbagliati nelle loro previsioni. Da sempre, anche quando avevano nome diverso. Quest’anno, complice una crisi sanitaria non certamente imputabile all’Esecutivo in carica, lo saranno ancora di più.

Per esempio, dopo il crollo vertiginoso del Pil registrato nel secondo trimestre 2020 per effetto del lockdown primaverile, il Governo aveva stimato (anche in ragione dei 100 miliardi iniettati più o meno bene nell’economia italiana)un rimbalzo positivo nel terzo e nel quarto trimestre. Quello del terzo si sta fortunatamente concretizzando, ma quello del quarto purtroppo non ci sarà, perché, nel frattempo, dalla pubblicazione della Nadef di fine settembre, è subentrato il nuovo lockdown parziale delle imprese (in gran parte del terziario, della ristorazione, del tempo libero), costrette a chiudere o a limitare la loro attività, che costerà altri punti di perdita di Pil, soprattutto a causa della caduta dei consumi.

Impossibile ancora stimarli, e di certo non pretendiamo che il Governo ce lo sappia dire precisamente già oggi, ma certamente possiamo ragionevolmente ipotizzare che anche il quarto trimestre sarà a crescita zero o negativa. Con i conseguenti effetti di trascinamento negativo anche sul 2021, anno per il quale il governo stimava una forte crescita della produzione. Da qui l’inevitabile peggioramento dei rapporti di finanza pubblica, deficit/Pil e debito/Pil, stimati, proprio dalla Nadef a 10,8% e 158,0% per il 2020, rispettivamente.

Il nuovo lockdown pone, però, altri dubbi sul calo delle entrate e sull’aumento delle spese, ragione per cui l’indebitamento netto dello Stato è destinato a salire ulteriormente.

In sintesi, i documenti di bilancio, Nadef e DBP, devono già essere tutti riscritti. E siccome questi sono la base macroeconomica sulla quale sono calcolati i saldi della manovra, significa, di riflesso, che anche questa è completamente da riscrivere, sia nei saldi che nei contenuti, prevedendo probabilmente un quarto scostamento da subito per coprire il maggior deficit conseguente ai nuovi DPCM restrittivi (2020)legati alla seconda ondata, e un secondoscostamento per il 2021, per finanziare maggiori spese nella prima metà dell’anno e per agganciare le risorse del Next Generation UE Fund dalla prossima estate. Non è pensabile finanziare le maggiori spese (ristori) di questo fine anno semplicemente pescando dai fondi non impiegati dei 3 decreti della prima ondata (a legislazione vigente, dunque).

Con questi chiari di luna, con il nervosismo dei mercati, l’accesso a tutti i fondi europei (Sure, Bei e Mes) si rende a questo punto indispensabile per non stressare troppo il roll-over (rinnovo) del debito pubblico, già sotto pressione per i 100 miliardi in più rispetto al 2019, che il Tesoro è stato costretto ad emettere. È il famoso principio del “front-loading” che abbiamo più volte caldeggiato: mettere tutto e subito il fienonecessario in cascina per affrontare meglio le maggiori spese che lo Stato dovrà sostenere da qui alla prossima estate. Quando presumibilmente partirà il Recovery Fund.

E ancora. Il Governo continua a parlare di ristori e indennizzi, ma questa volta sarebbe il caso che ammettesse che, ai gestori delle attività oggetto di chiusure di diritto o di fatto (perché alcune delle restrizioni previste equivalgono a chiusure di fatto), competono dei veri e propri risarcimenti. Non è solo una questione semantica, è una questione dannatamente concreta.

Non siamo infatti, come nella scorsa primavera, in presenza di un lockdown generalizzato che chiudeva tutto, tranne le attività essenziali espressamente elencate. Siamo in presenza di una situazione in cui tutto rimane aperto (a cominciare dalla libera circolazione dei cittadini), tranne le specifiche attività che il Governo decide di chiudere. Una decisione mirata del Governo, non un effetto indiretto di una decisione generale. Quindi è tempo di risarcimenti pieni, non di indennizzi parziali, con i relativi maggiori costi.

Insomma sbagliato minimizzare (come tende a fare il ministro Gualtieri), sbagliato “ristorare” “ad capocchiam”, sbagliato rincorrere (come con la prima) la nuova ondata pandemica, sbagliato fare “il gioco delle tre carte” riutilizzando,facendo finta di niente, quanto non speso dei 3 passati decreti (e coperto dai 3 passatidiscostamenti) per pagare i nuovi “ristori”,ingenerando, così, conflitti distributivi tra cittadini e imprese danneggiate (quelli della prima e della seconda ondata).

Ci ricordiamo tutti l’iniziale previsione di Gualtieri lo scorso marzo: sarebbero bastati 3,5 miliardi di “discostamento” di maggior deficit (!). Sappiamo come è andata a finire. Ecco, sarebbe ora di smetterla. Gualtieri, con le borse a picco e lo spread in rialzo, ascolti di più e faccia un bel bagno di umiltà. Ammettere di aver sbagliato e accettare i consigli è segno di forza e di intelligenza. Il contrario è solo arroganza perniciosa.