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R.BRUNETTA (Editoriale su ‘Huffington Post’): “CHE COSA OFFRE FORZA ITALIA AL GOVERNO SULLA MANOVRA”

 

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Questa è l’ora dei fatti, della coesione nel Paese e della condivisione in Parlamento. È l’ora dei fatti e non delle incertezze di Governo, e dei relativi paradossi minimalisti. La sessione di bilancio che si sta per aprire deve essere il luogo e il tempo. L’ha detto Berlusconi, l’ha detto Zingaretti, lo chiede da sempre il presidente della Repubblica Mattarella.

I fatti sono anzitutto uno scostamento di bilancio da “whatever it takes”, simile a quello monetario voluto da Mario Draghi il 26 luglio 2012 per salvare l’euro e l’Europa da una crisi che sembrava irreversibile. Un “tutto quello che è necessario” da attuarsi secondo la filosofia del “front loading”, ovvero del mettere tutto e subito il “fieno in cascina” per affrontare gli straordinari costi della seconda ondata della crisi pandemica. Approccio che abbiamo già suggerito più volte in passato e che, dopo i gravissimi errori di sottovalutazione della pandemia fatti dal Governo Conte la scorsa primavera, consenta all’Italia di anticipare, e non inseguire sempre in affanno, l’evoluzione del quadro sanitario, in ragione delle necessarie misure che finiscono per limitare il libero esercizio delle attività economiche e lavorative. Un approccio che consenta di pianificare per tempo un insieme di aiuti, in funzione delle restrizioni medesime e aiuti da attivare in automatico, attingendo da un relativo e costituendo “fondo di riserva”, sincronicamente con i medesimi provvedimenti (DPCM) attuativi delle restrizioni.

Un “whatever it takes” di scostamento di bilancio italiano, in piena sintonia con le istituzioni europee e la Banca Centrale, che utilizzi da subito tutte le risorse comunitarie (MES, BEI e SURE) che dia la misura alle famiglie, alle imprese e ai mercati della forza e della determinazione dell’Italia nel voler risolvere la crisi e che vinca sul nascere l’incertezza e la paura che sta montando nella società e nell’economia del Paese.

Se in quel fine luglio del 2012, nel pieno della speculazione dei mercati, si fosse risposto da parte della BCE con segnali paurosi, minimalisti, timidi, all’inseguimento degli spread, sarebbe stato il disastro, l’euro sarebbe saltato per aria e con l’euro il sogno europeo. Il “whatever it takes” ha cambiato la storia allora e la deve cambiare oggi.

Il paradosso, nell’Italia della crisi da Covid-19, è che le forze di opposizione, con grande senso di responsabilità, fin dall’inizio hanno sempre spinto per questo tipo di strategia. È stato il Governo a frenare a marzo. Non vorremmo che continuasse a frenare anche oggi.

Deliberare e far votare il Parlamento a maggioranza assoluta degli aventi diritto scostamenti di bilancio di dimensioni, anche maggiori di quelle apparentemente necessarie per affrontare la crisi, non significa soltanto avere la possibilità di pianificare in modo accorto e ordinato gli aiuti, i risarcimenti, gli ammortizzatori sociali all’economia, ma anche dare una delega al Governo ad operare razionalmente ancora maggiore di quella che L’Esecutivo stesso sembra chiedere. E la strada non può essere che quella di una chiara, netta ed onesta condivisione in Parlamento tra maggioranza e opposizione sulla strada da intraprendere.

Tutto questo non può, però, rispondere unicamente all’emergenza, ma deve collocarsi nell’ottica di un New Deal italiano e europeo, pienamente condiviso e basato su riforme strutturali, cogliendo le opportunità offerte dal Next Generation UE Fund pienamente operativo dalla seconda metà del 2021, Orban permettendo, ma anche con sostanziosi anticipi da fine inverno. Riforme che l’Italia avrebbe dovuto realizzare già da almeno un ventennio, dopo l’introduzione dell’euro.

In ogni caso, ora o mai più.

Il Governo, seppure in grave ritardo, faccia finalmente la sua parte, che è quella di guidare il Paese con una visione finalmente strategica di medio e lungo periodo; non di frenarlo nell’incertezza dei troppi decreti messi in piedi alla meno peggio e all’ultimo secondo con risorse riciclate. L’opposizione, pur nella sua natura plurale, ha dimostrato sempre di esserci e di stare dalla parte degli italiani.

Ancora una volta, proprio perché stiamo dalla parte dell’Italia sopra ogni contrapposizione politica, diciamo al Governo che questa deve essere la volta buona. Lo ripetiamo: il nostro “whatever it takes”. E se tutto questo front-loading non sarà necessario, tanto meglio, vorrà dire che il deficit (e il debito) saliranno meno del previsto. Un atteggiamento responsabile che i mercati finanziari non potranno che apprezzare. Il front-loading è soltanto una modalità precauzionale che serve per evitare di procedere di scostamento in scostamento, mettendo sotto stress ogni volta il Tesoro, le commissioni parlamentari e l’assemblea in un momento delicato, quando l’agenda politica è già impegnata nella Legge di Bilancio.

Ragioniamo insieme sulle riforme, in Italia come in Europa, dagli ammortizzatori sociali alla giustizia, dalla scuola alla ricerca, dal fisco alle “transizioni digitali e green”; che l’Italia ritorni, con il contributo di tutti, della società civile, dei corpi intermedi, nuovamente forza progettuale e propulsiva nella nuova Europa dei social bonds, della crescita e del welfare, che finalmente si avvii a soluzione il tragico dualismo tra Nord e Sud del nostro Paese, facendo diventare quest’ultimo la vera grande riserva di crescita dell’intero continente.

Discutiamo in Parlamento e confrontiamoci sui contenuti di questa delega da affidare al Governo in questa crisi senza precedenti. E’ l’ora dei fatti, del buon senso e degli uomini e delle donne di buona volontà. E’ l’ora del “momento Italia”.