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R.BRUNETTA (Intervista al ‘Corriere della Sera’): “Ridiscutiamo in Aula il Recovery. Chi decide di votare il piano finale potrà formare un nuovo governo”

 

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RB Corriere della Sera

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«La verità è che si sono incartati». E che quello che sta accadendo da settimane è «pura follia, masochismo collettivo». Per questo, comunque vada a finire, il Paese «va messo in sicurezza». Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, è sconfortato: «Rischiamo, per colpa di una crisi innescata da irresponsabili, di perdere l’occasione storica di rilanciare il Paese con un nuovo Piano Marshall, arrecando un danno irreparabile anche per le generazioni a venire». Per questo, è ora che finisca «la stucchevole partita a poker tra Renzi e Conte» e che si cambi il gioco, facendo partecipare «tutte le forze politiche». Come? Presentando il Recovery plan in Parlamento perché le Camere lo esaminino, lo discutano, lo «riscrivano migliorandolo assieme», per poi verificare alla fine del percorso «se esiste una nuova maggioranza con la quale si può dare un governo al Paese o se è necessario tornare al voto. Perché l’Italia non merita una maggioranza sbrindellata, ricattata, tenuta assieme solo per sete di potere».

 

Partiamo dall’oggi: cosa si aspetta che succederà?

«Se va avanti così, lo scenario più logico è la crisi, con sbocco naturale le elezioni tra maggio e giugno».

 

Non è quello che chiede l’opposizione?

«Oggi il rischio è gravissimo. Salterebbero i ristori, gli ammortizzatori, non si potrebbe votare il nuovo necessario scostamento di Bilancio di 25-30 miliardi. E perderemmo le anticipazioni di fondi europei di 27 miliardi, oltre naturalmente all’accesso al Recovery fund perché un governo che non c’è non può presentare un piano credibile. Per non parlare del rischio speculazione dei mercati: altro che i “costruttori” invocati da Mattarella, qui sono in azione distruttori seriali».

 

Quindi che si fa? Serve un governo di tutti, un sostegno di FI, i responsabili per salvare il governo?

«Nessun sostegno di cosiddetti responsabili: una crisi di tale portata non si risolve con una manciata di senatori che votano in un modo o nell’altro. Abbiamo in mano il futuro del Paese e delle prossime generazioni, rischiamo di perdere l’ultimo treno che passa — risorse per complessivi 500 miliardi tra i vari fondi europei e quelli privati che si andrebbero ad aggiungere —, dobbiamo volare alto».

 

Non crede cha alla fine la crisi potrebbe rientrare?

«A me sembra che sia impossibile per chi si è spinto così avanti fare marcia indietro, si coprirebbe di ridicolo. Ma se anche fosse che per qualche poltrona riuscissero a rappattumare, serve comunque di più o rischiamo ogni giorno l’osso del collo: giù le mani dal Recovery, che è il futuro di tutti. E dovrebbero essere il capo dello Stato, o le forze politiche, a cambiare il gioco».

 

Come?

«Io sogno Mattarella che dice “non vi permetto di fare questo al Paese”, e che manda il premier alle Camere con il piano per il Recovery e per le riforme necessarie. Lì Conte chiede al Parlamento di riscriverlo, arricchirlo, migliorarlo cercando su di esso una condivisione bipartisan».

 

Pensa ad una Bicamerale?

«Potrebbe essere varata in mezza giornata, con guida all’opposizione, sarebbe lo strumento migliore. Ma anche il Parlamento può fare un lavoro importante in uno-due mesi. Bisogna ripartire dal piano per l’Italia e dal Parlamento, le uniche due cose — l’una essenziale, l’altra solida — che ci sono in questo momento».

 

E il governo?

«Alla fine del percorso, chi avrà votato il piano per l’Italia sarà la base parlamentare che esprime il nuovo governo, se si vuole andare avanti. Se invece si ritiene siano meglio le urne, lo si farà ma avendo messo in sicurezza il Paese».

 

Ma è possibile che una maggioranza litigiosa e un’opposizione ostile si mettano d’accordo in poche settimane senza neanche condividere oneri e onori di un governo comune?

«È già successo più volte da inizio pandemia: con i vari scostamenti di Bilancio votati da tutti, per un ammontare di quasi 130 miliardi. Adesso dobbiamo farlo per altri 300, approvando assieme il piano per le riforme, le 4-5 necessarie per poter poi spendere le risorse che otterremo. Non è solo il mio sogno, è la strada per salvare il Paese».