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R.BRUNETTA (Intervista a ‘La Stampa’): “Patto bipartisan per salvare l’Italia. Il centrodestra non potrebbe dire di no”

 

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«Serve con urgenza un patto di riconciliazione nazionale», sostiene l’ex ministro e attuale deputato di Forza Italia Renato Brunetta.

Riconciliazione tra chi?

«Tra il popolo e la politica, innanzi tutto. L’ho detto alla Camera nei giorni scorsi con passione e grande determinazione; ma io sto vivendo con sofferenza questo distanziamento tra ciò che chiede la gente e quanto viene offerto da entrambi gli schieramenti politici».

Che cosa vogliono gli italiani?

«Ricominciare a vivere. A lavorare. A studiare. A divertirsi. A muoversi. A sposarsi. A soddisfare le esigenze basilari. Gli italiani non ne possono più. Ma invece di concentrarsi su questo, che risposte ottengono? Il centrodestra chiede, legittimamente ma in modo sterile, nuove elezioni. Il centrosinistra prova a resistere sempre più debole e impotente».

È lo spettacolo di questi giorni.

«Appunto. Nessuno che dia una speranza rispetto ai bisogni essenziali, che sappia indicare una rapida via d’uscita. Eppure le risposte ci sarebbero, anche immediate».

E quali?

«Abbiamo i vaccini. La scienza ci ha messo a disposizione l’arma decisiva per sconfiggere la pandemia. E insieme con i vaccini siamo in grado di mettere in campo tutte le altre risorse – finanziarie, tecnologiche, logistiche – necessarie per raggiungere o avvicinarsi sensibilmente all’immunità di gregge. Basterebbero 100 giorni e il Paese sarebbe finalmente al sicuro. Ma a livello di decisioni politiche non si sta facendo tutto quello che sarebbe necessario per sfruttare queste possibilità».

La fermo subito: come immunizziamo la gente se mancano i vaccini?

«Rispondo: i vaccini ci sono, purché non restiamo appesi ad un unico fornitore. Oltre a Pfizer, in giro per il mondo vengono prodotti, distribuiti, venduti altri validissimi vaccini che non mi farei il minimo scrupolo ad utilizzare: in Europa Moderna, in Russia Sputnik V, in Cina CNBG, Sinovac. E sta per arrivare anche l’anglo-italiano AstraZeneca».

Lei si farebbe iniettare lo Sputnik di Putin?

«Anche subito. E correrebbero a vaccinarsi tutti quelli che conosco. Vaccini subito per davvero, con un grande piano di somministrazione pubblico e anche privato, che coinvolga farmacie, scuole, luoghi di lavoro, gazebo, con due funzioni obiettivo: vaccinare i più fragili subito e, parallelamente, tutti gli altri, secondo l’orizzonte temporale dei 100 giorni».

E se si insistesse col piano Arcuri?

«Torneremo a vivere chissà quando. Crescerà la sfiducia tra i cittadini. La crisi economica si avviterà su se stessa. Come ha detto la Banca d’Italia e ha riconosciuto il ministro Gualtieri, continuando così non ci sarà nessun rimbalzo dell’economia. Bruceremo colpevolmente altri miliardi, compresi i 32 appena stanziati con l’ultimo scostamento di bilancio: senza un’imminente e credibile immunità di gregge, verranno utilizzati per ristorare malamente e tenere chiusa l’Italia quando al contrario bisognerebbe aprirla. Invece di trasformarsi in investimenti, quei 32 miliardi diventeranno altro debito, un’ulteriore ipoteca sul futuro dei nostri figli. E senza vere riforme del fisco, della giustizia, del lavoro, della Pubblica amministrazione non saremo nemmeno in grado di spendere i 209 miliardi del Recovery Fund. Insisto: 100 giorni di tempo. Tutto si tiene».

È un appello a Conte?

«A lui come al centrodestra, al centrosinistra e a chiunque abbia a cuore il bene comune. Potrei ripetere le stesse parole del presidente Mattarella a proposito dei “costruttori”: serve un patriottismo bipartisan, occorre una riconciliazione nazionale. Dopodiché, insieme con la rinnovata fiducia dei cittadini, potrà tornare il momento di contarsi».

A dire la verità, di spirito bipartisan non se ne vede tanto in giro…

«Vede male. Abbiamo appena votato all’unanimità lo scostamento di bilancio; penso che avverrà lo stesso sul decreto ristori (meglio se venisse chiamato “decreto ripartenza”). Quanto al piano per il Recovery Fund, mi domando chi mai potrebbe votare contro gli oltre 200 miliardi europei».

Allora, scusi, se c’è una sostanziale unità sulle cose serie, perché nessuno ha il coraggio di renderla esplicita?

«A me lo chiede? È proprio questo che mi fa impazzire: si potrebbe, ma non si fa; saremmo salvi in 100 giorni e invece continuiamo a farci del male, a perdere tempo».

Pensa che Giuseppe Conte sia ancora in grado di cambiare passo?

«Gliel’ho sentito promettere. Ma ho i miei forti dubbi».

Ipotizziamo che il presidente del Consiglio trovi il coraggio di rimettersi in gioco. A quel punto lei come si regolerebbe?

«In quel caso penso che il centrodestra dovrebbe prestare attenzione. Molta attenzione. Finora la mia parte politica ha dovuto subire tutto, in cambio di nulla. Ecco perché chiede di tornare alle urne. Ma di fronte ad un piano di 100 giorni per salvare l’Italia io, di centrodestra, per il bene del Paese, ci penserei due volte prima di dire di no. Poi vedremo con quali formule possibili di corresponsabilizzazione: l’intendenza seguirà. Una cosa è certa: senza un colpo d’ala, da parte di chi governa, e senza il coraggio, da parte di chi è all’opposizione, la politica resterà prigioniera, in attesa dell’inciampo, dello scivolone parlamentare, dell’incidente. E verrà travolta, tutta. E morirà di impotenza, di occasioni mancate, portandosi dietro la rovina del Paese».