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R.BRUNETTA (Intervista al ‘Corriere del Veneto’): “Mario, un raggio di luce che piace anche agli zaiani. Se il Paese chiama, pronto a fare il ministro”

 

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«A che punto siamo della notte? Stiamo cominciando a vedere l`alba». L`adesione a dir poco convinta a un governo Draghi dell`azzurro Renato Brunetta trova accenti letterari.

Dalle sue dichiarazioni di questi ultimi giorni è indubbio che, pure in un partito come Forza Italia da subito entusiasta della soluzione Draghi, lei sia fra i fan più determinati…

«Sì perché una volta tanto non parliamo del passato bensì di futuro. Dopo gli orrori del Conte i del Conte 2 con tutti gli annessi e connessi che hanno inquinato la vita economica, politica e istituzionale del Paese, abbiamo dovuto sorbirci anche due mesi di crisi al buio in piena pandemia. Per fortuna non siamo arrivati al Conte ter per manifesta incapacità».

Dicevamo, Mario Draghi…

«Le obiezioni di Renzi al Conte 2 erano sacrosante dal punto di vista dei contenuti, però strumentali. Tutta la polvere messa sotto al tappeto dopo il Papeete non poteva durare. Bravo è stato Mattarella che, senza perdere tempo e con una lucidità straordinaria, ha spiegato perché non si potesse andare al voto. Le elezioni sono un momento sacro ma non salvifico e in questa situazione si rischiava di sancire il de profundis per il Paese. Scegliere Draghi è stato un colpo da maestro».

In tanto entusiasmo c`entrano affinità elettive di stampo economico?

«I mercati hanno già “votato” Draghi. Ma anche gli italiani delle imprese e, sì, dell`economia. Ricevo centinaia e centinaia di telefonate e di messaggi, anche dal Veneto, da parte di imprenditori che ci scongiurano di appoggiarlo senza tentennamenti. Mi dicono che è “il primo raggio di luce da tre anni a questa parte”. Scommetto che se facessimo un sondaggio fra gli imprenditori che legittimamente in Veneto hanno votato per Zaia, il 90% sarebbe favorevole a Draghi. Draghi lo conosco da una vita, penso agli anni in cui era governatore di Banca d`Italia, lo vedevo tutti i mesi».

Da ministro?

«Sì, ci si vedeva regolarmente per ragionare dello stato di salute del Paese. Con un siparietto in cui si bisticciava su chi dovesse andare da chi. Finiva con me che dicevo: “Professore vengo io che sono più giovane”…anche se solo di tre anni. Io per Draghi ho un solo paragone possibile in testa: Guido Carli. Nei consessi internazionali incuteva autentico terrore agli interlocutori con un solo sguardo, finiva citando Hegel o Kant in tedesco. Ecco, Draghi è di quella pasta lì. Avere a disposizione il più bravo, apprezzato e importante banchiere centrale della sua generazione per tirar fuori l`Italia dal disastro della pandemia e della bancarotta…come si fa a dir di no?».

Sarà un governo tecnico?

«Io credo che il governo debba essere politico e lo speech di accettazione dell`incarico di Draghi includeva “il rispetto per il parlamento”. Non confondiamoci, il governo Monti doveva spegnere un incendio al grido di austerity con uno spread a 560, Draghi è chiamato, al contrario, a gestire quantità di risorse spaventose in un Paese che non sa neanche spendere l`ordinario. Pensiamo solo al G20 a presidenza italiana non a caso citato da Mattarella. È l’occasione in cui l`Italia, percepita come “Italietta”, può presentarsi al mondo con il suo volto migliore, stellare. Credibilità non è una parola vuota, si traduce in mercati favorevoli, investimenti e stabilità».

Diceva che il Veneto leghista appoggerebbe Draghi…

«Non ho dubbi, credo che i vertici della Lega siano intelligenti e in presa diretta con la loro base elettorale. Come può essere coerente la base della Lega nel Veneto che vive di export rispetto a idee anti europee?».

E Fdl?

«Giorgia Meloni è una bravissima leader che prenderà le sue decisioni. L`alleanza di centrodestra non è in discussione. Nel governo Letta la Lega restò all`opposizione, come FI e Fdl nel Conte i. E un`alleanza plurale. Spero che in questa partita Lega e Fdl stiano dalla parte degli italiani, c`è sempre l`astensione. Un voto contrario sarebbe difficile da spiegare».

Si aspetta un incarico nell`esecutivo?

«Chi entra papa esce cardinale. Nel governo dovrà esserci íl meglio del meglio: grandi manager, grandi scienziati e il Veneto ne è pieno, mi aspetto abbia una congrua rappresentanza. Draghi poi (sorride ndr) in fin dei conti è veneto». Insomma non tornerebbe a fare il ministro? «Posso considerarmi soddisfatto, nei miei 7o anni ho fatto molto e potrei dire “mi basta” ma finché avrò testa, cuore e gambe resto a disposizione del Paese».