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ECONOMIA. Le ‘recensioni’ dei maggiori quotidiani sulla Legge di Stabilità

 

gIORNALI

 

Imprecisa – ‘La Repubblica’ – “Il problema non sono i tagli di spesa che, fino a nuove informazioni, restano in buona parte da precisare. Sul bilancio dello Stato vanno trovati 2,5 miliardi di minori uscite sulle quali ancora si sa poco; ancora meno chiaro è come le regioni contribuiranno con un altro miliardo di tagli”.

 

Timida – ‘La Stampa’ – “Certo che come manovra economica è timida. Da una maggioranza ieri confermatasi fragile difficilmente poteva uscire più di questo: un governo in cui le azioni concrete restano molto al di sotto dei buoni propositi, anzi spesso li contraddicono”.

 

Poca ambizione – ‘Il Sole 24 Ore’ – “C’è molto buon senso in questa manovra, manca totalmente l’ambizione. E c’è l’incognita pesante sulla stangata sulle accise”.

 

Manca la spinta – ‘Il Messaggero’ – “Francamente, bisogna sperare con forza che il Parlamento migliori lo schema di legge di stabilità varato dal Consiglio dei ministri. (…) Questa volta bisognerebbe sperare nel miracolo, cioè che destra e sinistra indicassero loro quel che il governo non ha avuto il coraggio di fare per evitare forse ulteriori tensioni”.

 

Old style – ‘Il Giornale’ – “Il governo cercava la svolta con la legge di Stabilità e aveva caricato il provvedimento di aspettative forti. Ma il risultato sembra molto una finanziaria old style. Un perfetto lavoro di equilibrio tra esigenze di interessi (organizzativi) diversi, se non opposti. Lavoro di cesello da Prima Repubblica”.

 

Colpito il ceto medio – ‘Il Tempo’ – “A pagare saranno sempre i soliti. La legge di Stabilità non contiene grandi novità nell’impostazione rispetto alle manovre, o ex Finanziarie, che l’anno preceduta. Il conto è girato al ceto medio che tra dipendenti pubblici, pensionati e lavoratori dipendenti, sono chiamati anche questa volta a stringere la cinghia”.

 

Inesistente – ‘Il Foglio’ – “’Che ne penso di questa legge di stabilità? Se mi concede una battuta, dico che è così stabile, soffice ed equilibrata che praticamente è come se non fosse stata mai fatta, come se non esistesse’. Yoram Gutgeld, deputato del Pd, guru economico renziano, sorride con un po’ di malizia di fronte alla domanda del cronista e senza cincischiare confessa che la manovra (…) non lo convince”.

 

Pauperista – ‘Libero’ – “Di quanto la manovra sia pauperista e poco proiettata a far crescere il Paese ne dà dimostrazione anche il tanto annunciato taglio del cuneo fiscale. Secondo le promesse l’intervento avrebbe dovuto servire a mettere un po’ di soldi nelle tasche di chi non ne ha, rilanciando i consumi e favorendo la ripresa. In realtà, nelle tasche la finanziaria metterà gli spiccioli. Pochi euro al mese”.

 

Deluse le aspettative – ‘L’Unità’ – “Occorre riconoscere che la legge di stabilità delude le aspettative che si erano generate nella società italiana e che in qualche misura erano state alimentate dallo stesso governo. La questione però è se fossero in qualche modo eccessive le aspettative o se siano insufficienti le misure che sono state assunte”.

 

Lo scopo è esistere – ‘Il Secolo XIX’ – “È chiaro che nessuno si attendeva davvero la svolta di politica economica di cui tutti, a parole, invocano la necessita. (…) Il fatto è che il vero scopo del governo Letta non è tanto quello di governare ma di esistere. Potrà sembrare un paradosso ma la virtù di Letta e del suo esecutivo si compendia nel fatto di esserci e di continuare”.

 

Logica amministrativa – ‘Il Mattino’ – “Il risultato è un ripiegamento in una logica amministrativa di piccolo cabotaggio, che potrebbe essere utile per gestire una fase di abbondanza, non per sfuggire a una recessione come quella italiana, ancorata a rigidità strutturali”.

 

Né, né – ‘MF’ – “È una proposta di legge di Stabilità che potrebbe definirsi del ‘né, né’: non cala la mannaia ma neppure si da serio impulso alla crescita”.

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA “IL MATTINALE – 17 ottobre 2013”