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R.BRUNETTA (Intervista a ‘El País’): “Espero que Draghi sea presidente de la República en febrero”

 

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Questa ricetta darà sostanzialmente più Stato agli italiani.

Nel post-pandemia i paesi avranno bisogno di più Stato, ma anche di più mercato. Sembra un paradosso rispetto ai postulati del passato. Ma ora è necessario più Stato perché le persone hanno paura e perché i paesi si sono indebitati per mantenere in vita le nazioni. Ma serve un mercato altrettanto forte, e quello che ha fatto l’Europa è quello che ho chiamato il momento Merkel. Qualcosa che, in realtà, richiama il momento Hamilton, dal nome di Alexander Hamilton: il debito comune. Un metodo che Merkel prima d’ora non aveva mai voluto. E quello che succede in Italia è il momento Draghi.

 

Le sembra paragonabile?

È una questione di credibilità. La cosa più importante in Italia adesso è il Recovery Plan, che in realtà è un contratto secondo cui possiamo accedere alle risorse europee con la tripla A solo se facciamo un pacchetto di riforme. Questo è il momento Merkel, produrre questa sintesi. Riceveremo oltre 200 miliardi di euro, ma il grande vantaggio è che le riforme che dobbiamo realizzare hanno una forza simbolica enorme: quando si fanno, certificano la credibilità del Paese. E la credibilità ha un valore economico: i mercati tornano a pensare all’Italia come a un posto interessante per investire. Non accadeva da 30 anni. I mercati guardano a Draghi e alle riforme. E le prime sono state le semplificazioni e l’assunzione di nuovo personale nella pubblica amministrazione.

 

Come sarà questa nuova Italia così affidabile?

Più semplice, più trasparente e più efficiente. Verrà creato un ambiente imprenditoriale più favorevole che produrrà merito di credito. Il capitale privato che verrà, se le riforme verranno realizzate, potrebbe essere cinque volte maggiore dei fondi che ci offre l’Europa con il Piano di ripresa e resilienza. E quello sarà il vero miracolo del momento Draghi. Le riforme attireranno capitali esteri e nazionali. Oggi abbiamo un tasso di crescita doppio rispetto alla media europea, cosa che non accadeva dall’ingresso nell’euro: il Pil quest’anno crescerà del 5%.

 

Senza che sia ancora arrivato un solo euro dall’Europa?

R. Esatto. Senza aver speso nulla. I primi fondi arriveranno quest’estate. E quando quei 25 miliardi arriveranno ci vorrà tempo per spenderli. Ma siamo già di fronte a un rimbalzo che genererà un boom economico legato a qualcosa di immateriale chiamato credibilità. E questo, in gran parte, è merito di Draghi.

 

Perché la riforma della Pubblica amministrazione non è stata fatta prima se poteva essere fatta così velocemente?

Beh, io ne avevo fatta una 12 anni fa, ma c’era una situazione ben diversa e la Merkel allora era quella del sangue, del sudore e delle lacrime… Risultato: la mia riforma è stata bloccata. Ora c’è una congiunzione astrale: il Piano di Ripresa e l’unità nazionale guidata da Draghi.

 

La credibilità di Draghi e le riforme ancora da fare come Giustizia, Fisco, Concorrenza… non sono ipotecate a causa della breve durata del suo mandato?

Io spero che Draghi venga eletto Presidente della Repubblica a febbraio. Si potrebbe instaurare un modello francese semipresidenzialista di fatto. Draghi sarebbe il punto di riferimento del Paese. In questo modo l’Esecutivo terminerebbe il suo mandato nel 2023 con un altro presidente del Consiglio, e verrebbe scelto un buon presidente del Consiglio in sintonia con il capo dello Stato. Avremmo sette anni di stabilità e riforme per completare l’intero Recovery Plan.

 

Suona molto bene, ma si dovrebbe modificare la Costituzione.

Normalmente le migliori riforme della Costituzione sono quelle di fatto.

Tutto sembra indicare che il prossimo presidente del Consiglio avrà il volto di Giorgia Meloni o Matteo Salvini. È compatibile con quei piani?

Avrà il volto che gli darà la democrazia. Ma non sarà solo. Un nuovo primo ministro con un’Italia in bancarotta non sarebbe una posizione molto allettante. Quindi la cosa più importante è portare il più lontano possibile nel tempo questo momento Draghi, e ciò è possibile solo eleggendolo Presidente della Repubblica. A quel punto la tendenza continuerà, perché nessun nuovo primo ministro si opporrà a chi garantisce al Paese credibilità a lungo termine.

 

E vede qualcuno in grado di succedere a Draghi come primo ministro a febbraio?

[Rimane in silenzio per 30 secondi].

 

Il disegno di questo Piano di ripresa è molto diverso da quello di Conte?

Ringrazio molto Conte per il suo lavoro. Se non l’avesse realizzato, il nostro sarebbe stato molto difficile. Ma il suo piano aveva una pagina di riforme, il nostro ne ha 40. Abbiamo ribaltato lo schema. Ed è una decisione redditizia.

 

Il problema con l’Italia non era tanto che non riceveva fondi, ma che non riusciva a spenderli.

Per questo abbiamo fatto la riforma della semplificazione. Senza semplificazione non c’è spesa, non c’è transizione digitale, non ci sarebbe transizione verde… Senza semplificazione non ci sono grandi strategie. E senza il capitale umano per gestire questi processi, non andiamo da nessuna parte. Aggiungeremo subito circa 24.000 dipendenti, altre centinaia di migliaia arriveranno nei prossimi anni. E tutte le procedure di reclutamento avverranno attraverso un portale che sarà come un Linkedin pubblico.

 

Quale visione muove questo governo?

Un’economia sociale di mercato, in stile tedesco. È l’ideologia che ha prodotto la rinascita della Germania. E riunisce liberalismo e socialdemocrazia, l’ideologia economica tedesca.

 

Wow, e immaginava di difenderla 10 anni fa?

Sono un socialista liberale. Non sono mai cambiato. Non mi è mai piaciuto il comunismo, né l’ideologia del liberalismo senza regole. Questa è la mia storia.

Come è possibile trovare sintesi in un Consiglio dei ministri con orientamenti politici così opposti: dal PD alla Lega?

Siamo d’accordo su molte cose che servono da linea guida. Semplificazione, riduzione di alcune tasse… E Draghi ha la competenza tecnica su questi temi. Posso dirvi che i Consigli dei ministri non registrano quasi mai conflitti. È accaduto in parte soltanto sulla velocità delle riaperture.

 

Non crede ci sia un’eccessiva infatuazione collettiva per Draghi? Potrebbe essere pericoloso?

Dopo tutto il conflitto che abbiamo avuto nella nostra storia, un po’ di calma non guasta.

 

Non crede che l’ascesa dei populismi di destra in Italia sia in parte dovuta al declino di Forza Italia, il partito moderato di centrodestra?

C’è stata una fase in cui la contrapposizione ha prevalso, e Forza Italia è stato un partito che ha unito e ha dato risposte positive. Non cavalchiamo il populismo e manteniamo una posizione di serietà. Penso che raccoglierà il dividendo di successo del governo Draghi.

 

Crede che l’Italia abbia definitivamente ritrovato la sua voce in Europa?

È che Draghi è già di fatto il leader dell’Europa. Sembra che al G7 sia stato il più ascoltato. E non perché l’Italia sia il Paese più forte o più potente, ma perché ha quella capacità di leadership.