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R.BRUNETTA (Editoriale sul ‘Corriere della Sera’): “Venezia, la più antica città del futuro”

 

RB Corriere della Sera

 

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Negli ultimi giorni è diventato evidente quel che da tempo chiamo il “momento Italia”. Una congiuntura astrale di successi per il nostro Paese, coronata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza appena approvato anche dall’Ecofin: un “contratto” con l’Europa – riforme in cambio di risorse – che vale 235 miliardi. Ma, accanto al “momento Italia”, consacrato dal trionfo del nostro calcio a Wembley e del nostro tennis a Wimbledon, non posso non rivendicare un “momento Venezia”. Nella mia città, sabato scorso, è stato raggiunto dai ministri economici del G20 lo storico accordo per un sistema fiscale internazionale più stabile ed equo, con un’imposta minima globale del 15% per le multinazionali. Domenica ho avuto l’onore di dare vita, a nome del Governo italiano, alla Fondazione per Venezia Capitale mondiale della sostenibilità. Ieri, in Consiglio dei ministri, abbiamo varato il decreto legge che blocca il passaggio delle grandi navi davanti al bacino di San Marco, prevedendo punti di attracco alternativi ed ecosostenibili a Porto Marghera. Al tempo stesso, riprenderanno i lavori di completamento del Mose e si realizzerà nei mesi successivi l’Autorità della laguna con la rinascita del Magistrato alle Acque.
È la migliore risposta, concreta e responsabile, ai timori dell’Unesco, a pochi giorni dalla 44esima riunione in Cina del Comitato del Patrimonio Mondiale. Tutto si tiene: la credibilità del Governo e il rilancio di Venezia, con la sfida di trasformarla nella più antica città del futuro.

Il progetto che vuol farne la Capitale mondiale della sostenibilità può apparire un atto ambizioso. Di sicuro vi sono ecosistemi urbani che soffrono quanto o più di Venezia di attentati alla sopravvivenza e che stanno rivedendo radicalmente tutte le loro prassi su fonti energetiche, mobilità, riciclo dei rifiuti e della plastica, tutela della biodiversità e promozione della bio-agricoltura. Ma Venezia ha qualcosa in più che legittima sia il sostantivo “capitale” sia l’aggettivo “mondiale” in tema di sostenibilità. Qualcosa in più che deriva dalla sua storia, lunga 1600 anni, di continua e vincente evoluzione dell’equilibrio tra una comunità umana, in origine fatta di pescatori e agricoltori, e il suo ambiente. Prima di tutto quello lagunare, che Venezia “costruisce” e “ricostruisce” anche con ciclopiche deviazioni di fiumi e con difese a mare che la preservano dal destino di fatale interramento, e quello del suo “stato di terra”, al quale regala un regime idraulico di eccellenza con il suo Magistrato alle Acque. Trovando in questo ambiente difeso e costruito, e qui sta il miracolo veneziano, i fondamenti del suo storico successo economico, marittimo e portuale.

Nel suo essere “città-mondo”, Venezia ha realizzato un modello di sostenibilità integrata – ambientale, economica e sociale – ante litteram, i cui esiti formali, artistici e architettonici costituiscono un patrimonio culturale di valore universale. Un modello che può offrire all’umanità intera. In questa storia secolare va collocata anche l’ultima fase, la più difficile da interpretare: il XX secolo, durante il quale la comunità veneziana si espande al di là della laguna che ne segnava i confini medioevali e affronta la modernità nello sviluppo di Porto Marghera, mentre aggiorna la sua difesa dal mare con le paratie mobili del Mose (per dimensione e tecnologia unico al mondo). Una fase non conclusa, che Venezia vuole vivere in piena consapevolezza: questo è il segnale lanciato con la Fondazione per Venezia capitale mondiale della sostenibilità, rivolto anche a tutti coloro che preferirebbero “accontentarsi” di preservare i meravigliosi esiti medioevali. Preoccupazioni comprensibili, come quelle che l’Unesco ha voluto sottolineare con la minaccia di cancellare Venezia dalla lista dei siti del patrimonio culturale mondiale, ma che mi sento di allontanare: Venezia Capitale mondiale della sostenibilità nasce proprio per mostrare che il miracolo veneziano proseguirà, combinando ancora obiettivi di salvaguardia del contesto fisico e ambientale, l’urbs, con quelli di rivitalizzazione della civitas, per adoperare le dizioni della legge speciale del 1973 che affidava Venezia all’Italia tutta. È la vitalità della comunità veneziana, anche quella che vive e opera nel più ampio contesto metropolitano, la miglior garanzia di sostenibilità della conservazione del suo cultural heritage.

 

La sfida è straordinaria, ma non più di quelle che Venezia ha già saputo dimostrare di vincere. Il faro è il motto della Fondazione Cini preso da Gustav Mahler: “La tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”. È proprio vero: Venezia, la più antica città del futuro.