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R.BRUNETTA (Intervento su ‘La Stampa’): “Caro Berengo fidati, stavolta ce la faremo”

 

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Gianni Berengo Gardin è un mito della mia giovinezza, e non solo. È stato tra i talenti più illustri de “La Gondola”, il circolo fotografico veneziano che è stato il mio banco formativo quando muovevo i primi passi da giovane fotografo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. BerengoGardin è un punto di riferimento del nostro Paese non soltanto artistico, ma anche culturale e civile. Con il suo lavoro non si è limitato a raccontare la grande bellezza di Venezia: ha anche denunciato, instancabile, i pericoli di uno sviluppo sregolato e incurante delle fragilità della nostra città, unica al mondo.

Per la straordinaria stima e ammirazione che da sempre nutro nei suoi confronti, devo una risposta ai legittimi dubbi che ha espresso ieri su queste pagine, e una rassicurazione: il tempo delle grandi navi a San Marco è finito davvero. Con il decreto legge approvato due giorni fa in Consiglio dei ministri abbiamo detto basta al gigantismo e al “fuori scala”.

Venezia è da sempre città d’acqua e di mare, dunque di porti e di scambi. Lo scrisse magistralmente Thomas Mann: “Giungere a Venezia col treno, dalla stazione, era come entrare in un palazzo per la porta di servizio; in nessun altro modo se non per nave, dall’ampio mare, si sarebbe dovuto porre il piede nella città inverosimile tra tutte”. Quando da bambino, negli anni Cinquanta, m’incantavo a guardare le navi nel canale della Giudecca, non vedevo semplicemente imbarcazioni: era il mondo che entrava in città. Il problema, per Venezia, non è mai stato rappresentato dalle navi passeggeri in sé o dal turismo, fonte di reddito e di benessere. La questione riguarda l’eccesso, la sproporzione, il gigantismo che Venezia non può permettersi di subire.

Da tempo i governi locali si erano detti disponibili a regolare i flussi di transito delle navi secondo una scala compatibile con l’ambiente e con la salvaguardia degli equilibri della laguna. Adesso il Governo Draghi ha messo fine a vent’anni di dibattiti vani, ritardi e disguidi con una soluzione pragmatica, che tiene insieme il diritto al lavoro e all’impresa con il divieto di navigazione nel canale della Giudecca, che scatterà dal 1° agosto: la risposta migliore, la più concreta e responsabile, alle preoccupazioni dell’Unesco, che aveva minacciato di cancellare Venezia dalla lista dei siti del patrimonio culturale mondiale.

All’articolo 1 il decreto dichiara monumento nazionale le vie d’acqua Bacino San Marco, Canale di San Marco e Canale della Giudecca. Per le grandi navi saranno realizzati punti di attracco alternativi ed ecosostenibili nell’area di Marghera.Al tempo stesso, riprenderanno i lavori di completamento del Mose e si realizzerà nei mesi successivi l’Autorità della laguna con la rinascita del Magistrato alle Acque.
La parola chiave è “sostenibilità”. Non è un caso che domenica io abbia avuto l’onore di dare vita, a nome del Governo, alla Fondazione per Venezia Capitale mondiale della sostenibilità. Nella sua storia, lunga 1.600 anni, Venezia ha dimostrato di saper vincere la sfida dell’equilibrio tra la comunità e l’ambiente, tra l’urbs e la civitas, grazie all’ingegno umano. Lo farà anche stavolta: diventerà la più antica città del futuro, senza rinunciare alla sua identità di “città-mondo”. Sarà un modello di sostenibilità integrata, ambientale, economica, sociale, istituzionale.
A Gianni Berengo Gardin chiedo di fidarsi di questo Governo. E di questo ragazzo di Cannaregio che lo ammira oggi come più di mezzo secolo fa.