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Il mio intervento al “Caffè della Versiliana”

 

versiliana

 

 

 

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Crescita ed economia

La media annua della crescita di quest’anno sarà del 6% e molto probabilmente anche quella dell’anno prossimo. In due anni si recupererà tutto quel che abbiamo perso nel tragico 2020. Basta non sbagliare, basta non fare errori. Chi di voi ha cucinato un soufflé lo sa: se prevale la curiosità per vedere come cresce e si apre il portello del forno, lo sbalzo termico lo fa sgonfiare. Non bisogna fare errori, non bisogna far sgonfiare il sufflè.
Certamente questo è un rimbalzo, dopo la caduta dell’anno precedente. Anche l’Europa è dentro lo stesso rimbalzo. Però non è tutto e soltanto rimbalzo. Dentro c’è anche una componente specifica che io ho chiamato congiuntura astrale favorevole: le aspettative sul Piano europeo da 235 miliardi, l’effetto credibilità di Draghi. Molti capitali stanno già arrivando in Italia perché c’è Draghi, perché c’è il suo Governo, perché c’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché stiamo rispettando i tempi e gli impegni. Il Pnrr è un contratto con l’Europa: se facciamo le riforme ci danno i soldi, se non le facciamo niente soldi. Due grandi riforme – semplificazioni e lavoro pubblico -sono già state approvare. All’estero lo apprezzano, non avevamo in passato questa credibilità. L’Europa ci ha promosso, al pari dei migliori Paesi europei, con dieci “A” e una “B”. Questo vorrà dire che tra qualche giorno arriveranno 25 miliardi di anticipo dei fondi europei. Non ci capitava da tempo.
C’è una consapevolezza, penso sia di tutti. Questa è la volta buona. Ora o mai più. Adesso abbiamo a disposizione una montagna di soldi, abbiamo qualcuno che ci dice che o facciamo le riforme o non vediamo i soldi. E questo qualcuno non è un padrone, è l’Europa che abbiamo fondato noi.

Abbiamo scritto il Pnrr in mesi molto difficili e i direttori della Commissione Ue erano molto più informati di noi delle nostre inefficienze. Si è dovuta trovare una soluzione di stampo europeo, di natura europea. Il Piano è un Piano europeo, di standard europei sulla burocrazia, sulla giustizia, sulla concorrenza, sugli appalti. Questa consapevolezza sta diventando cultura: l’’Europa non è più la matrigna che ci impone regole incomprensibili, ma è la comunità che ci accompagna in un percorso di rinascita.
Questa è la grande occasione. Se ne sono accorti anche i mercati. Stanno arrivando flussi di capitali dall’estero perché gli investitori cominciano a pensare: “Forse l’Italia sta cambiando, dunque in Italia è conveniente investire. Oltre alle risorse pubbliche, ci sarà una montagna di risorse private che si infileranno nelle stesse direttrici di quelle pubbliche. A un’unica condizione: che non apriamo il portello del forno. Che non facciamo sgonfiare il sufflè. Il sufflè sono le vaccinazioni e le riforme, due facce della stessa medaglia. Se noi abbiamo la forza, la capacità, la determinazione come Paese, salviamo l’Italia e la portiamo ad occupare il posto che le spetta, in Europa e nel mondo. Ci sono tutte le condizioni perché questo possa accadere.

 

Unicredit e Mps

Era questo il momento da parte di Unicredit per proporre l’acquisizione degli asset di Mps? Probabilmente no, ma io sono più preoccupato della dimensione economica. MontePaschi è una banca di dimensioni nazionali. L’operazione che si vuol fare è un’operazione di sistema, che tocca l’intero sistema bancario italiano. Toccando l’intero sistema bancario, non può non toccare l’intero sistema europeo. Abbiamo come presidente del Consiglio il miglior banchiere centrale che la vecchia Europa ci abbia dato, e abbiamo un bravissimo ministro dell’Economia, Daniele Franco, per cui mi sento tranquillo. Credo però che noi dobbiamo alla Toscana, agli azionisti, agli italiani trasparenza, che tutto esca dalle segrete stanze dei Cda e che diventi dibattito pubblico nel Paese. Io voglio che funzioni il mercato, che se MontePaschi deve fidanzarsi o sposarsi con Unicredit o con un altro istituto, tutto avvenga nella più totale trasparenza, che si aprano le dataroom a tutto il mercato e a tutti i potenziali concorrenti, che se ne parli in maniera responsabile, fuori dalla dimensione politica, e che se ne discuta anche in Consiglio dei ministri, perché è un’operazione straordinaria che riguarda decine di migliaia di azionisti, decine di sportelli. MontePaschi è una storia. Vorrei tanto che non finisse in spezzatino e vorrei che tutto questo si realizzasse con il massimo della trasparenza e il massimo della responsabilità. Non ho alcun dubbio che il governo Draghi questo farà.

 

Vaccinazioni e pandemia

Da piccolino la maestra o il professore ci portava all’Ulss e là ci vaccinavano tutti, senza ah né bah. Chi ha la mia età si ricorda il pennellino sul braccio. La nostra Costituzione prevede che si possa disporre l’obbligo, approvandolo con una legge. Io dico: se serve, facciamo pure una legge che obblighi tutti o alcune categorie, certamente chi lavora a contatto con la gente. Pensiamo agli operatori sanitari, ai professori e agli insegnanti. Sinceramente questo dibattito un po’ scalcagnato non lo capisco. Noi abbiamo una certezza: che i vaccini ci sono e funzionano. Non sono assoluti, ma mai nessun vaccino ha garantito la totale immunizzazione, ma man mano che procederemo avremo miglioramenti anche tecnologici degli stessi vaccini. Abbiamo compiuto una straordinaria missione: realizzare un vaccino in meno di un anno.

Oggi abbiamo due pandemie: la pandemia dei non vaccinati e quella dei vaccinati. La seconda non è più mortale e nella gran parte dei casi non provoca ospedalizzazione, la prima ti porta all’ospedalizzazione e anche alla morte. Questa è l’evidenza scientifica. Serve anche il buon senso: se uno è un eremita che si vaccini o non si vaccini è un suo problema personale, ma se uno vive in una comunità è un problema collettivo. Non vi taccio la ragione economica: non ci possiamo permettere un altro lockdown. Ci è costato 200 miliardi in sostegni, investimenti, rinvii delle tasse. Questo Paese non li ha, altri 200 miliardi. Non possiamo permetterci altre migliaia di morti, migliaia di ospedalizzazioni. Neanche di testa: andiamo via di matto tutti quanti. Per favore, io mi fido degli scienziati, delle statistiche, dei Paesi che hanno fatto prima di noi questo percorso, e i vaccini obbligatori li abbiamo già. Quindi che problema c’è?
Chiunque abbia fatto il vaccino ha visto un’operazione mai vista in termini di efficienza, io vorrei che tutta la Pa come hanno funzionato quasi dappertutto in Italia i centri vaccinali. Fare una cosa così complicata a una popolazione totalizzante, 500mila al giorno, non si era mai visto, e farle con gentilezza e cortesia, che sembrano due sentimenti e stili che si sono persi. I grugniti, le non risposte, lo sguardo torvo che spesso è appartenuto a una vecchia Pa. Le vaccinazioni sono avvenute con gentilezza e cortesia, io nutro speranza per un Paese capace di queste performance. Io vorrei che la Pa avesse la stessa efficienza, gentilezza e cortesia nei confronti degli italiani.
Vaccini e riforme, dunque: le vaccinazioni perché ci mettono in sicurezza rispetto alla salute e all’economia, le riforme perché ci mettono in sicurezza rispetto all’efficienza del Paese e dello Stato. Intelligenza, buon senso, non rincorrete le fake news. E i filosofi lasciamoli alla filosofia.

 

Riforma della giustizia

C’è un problema di efficienza e di produttività. Il sistema giustizia non è moderno, non partecipa della modernità. È ancora una macchina ottocentesca. Il governo Conte 1 ha pensato di risolvere il problema della lunghezza dei processi eliminando la prescrizione, così possono durare all’infinito. Una soluzione che considero aberrante. L’Europa ci ha chiesto di cambiare e di introdurre criteri di ragionevole durata dei processi, per cui si sono definiti degli standard. Io non do giudizi negativi in questa fase sul M5S, perché è un partito che dopo aver approvato la cancellazione della prescrizione ha accettato un nuovo gioco, ha accettato ritirare la riforma e di inserirsi in un altro percorso, con determinate cautele, percorsi transitori e così via. E io penso che in questo momento ha dato un segnale di buon senso. Sulla giustizia mi fido di Cartabia e mi fido dei referendum, che ho firmato. Nell’arco di un anno (ai referendum si voterà in primavera dell’anno prossimo) avremo finalmente riformato la giustizia dalla parte dei cittadini, delle persone normali, e avremo una ragionevole durata dei processi. Con un corollario necessario: che i magistrati rimangano a fare i magistrati e non vadano nei ministeri a scrivere le leggi. Sarà mai possibile cambiare le regole di funzionamento del sistema se chiamati a cambiarlo sono gli stessi attori del funzionamento di quel sistema? Onore al merito a Marta Cartabia, bravissima, ma anche agli italiani che con la loro firma esprimeranno la loro volontà diretta di cambiare. Io ho firmato, ho dato il volantino a Cartabia e lei mi ha fatto un grandissimo sorriso. Ha sempre dichiarato che i referendum sono un aiuto, un catalizzatore della sua riforma.
Viva il Governo, viva il Parlamento e viva il popolo italiano.
Gli scandali alla Procura di Milano? Dal libro di Sallusti si capisce tutto: il presente, il passato. Da una società di intoccabili non c’è da aspettarsi nulla di buono. La cosa più grave a cui stiamo assistendo è che stanno distruggendo la fiducia che la gente ha nella giustizia. Questo è il reato più grave. Le statistiche lo dimostrano: la fiducia degli italiani nella giustizia è precipitata, peggio dei partiti. E ce ne vuole.

 

La partita del Quirinale

La nostra Costituzione, i nostri padri costituenti sono stati così lungimiranti che hanno affidato al Presidente della Repubblica poteri a geometria variabile: un Presidente può assumersi poteri forti o decidere di restare in un alveo più ristretto. Do un giudizio straordinariamente positivo del Presidente Mattarella. Non c’è nessuna norma che ne impedisca la rielezione. Al tempo stesso, Draghi sarebbe un garante credibilissimo nei confronti dell’Europa, e ci porterebbe fino al 2029.

 

La situazione politica

Un anno fa eravamo tutti alla disperazione, allo scoramento, al “non finisce più”. Poi la politica regala sempre colpi di scena. Se avremo il 6% di crescita quest’anno e il 6% di crescita l’anno prossimo, un rimbalzo di questo tipo cambia il Paese. Se tutto questo è accompagnato dalle riforme, il Paese cambia una seconda volta. Nessuno può sapere cosa sarà della politica in un quadro così mutato. Se Draghi ha successo nulla sarà più come prima. Cambia anche la politica, la sovrastruttura del Paese. Noi stiamo lavorando per cambiare l’Italia. Sarà diversa anche l’Europa, sovranisti e non sovranisti saranno categorie che saranno cambiate, cancellate.

Se il popolo italiano sarà così intelligente in un contesto di un’Italia più giusta, più efficiente, meno matrigna con i propri figli, con una scuola, una burocrazia e una giustizia che funziona, produrrà anche partiti, rappresentanze e leader diversi. Io avrò solo avuto l’onore di aver fatto un po’ la levatrice di questa fase, ma poi saranno i nostri figli a doverla gestire e a doverla vivere. Però con la consapevolezza che sarà un’Italia più bella, più giusta, più trasparente, meritocratica, che consenta a tutti di fare la mia esperienza: figlio di venditore ambulante senza santi in paradiso. Tutti devono poter prendere gli ascensori sociali. Merito, qualità. Alla mia età, se riuscissimo a regalare ai nostri figli questa Italia, avremmo svolto bene il nostro compito e potremo ritirarci su qualche panchina ai giardinetti a scrivere le nostre memorie.