Socialize

R.BRUNETTA (Intervista al ‘Corriere della Sera’): “La nostra direzione è tenere il Paese aperto. Il governo non è diviso”

 

RB Corriere della Sera

 

LEGGI L’INTERVISTA

 

ROMA «Quando la situazione si fa calda, bisogna tenere la testa fredda».

Che intende dire, ministro Brunetta?

«Che in Italia questo non sta avvenendo. Troppo nervosismo non fa bene a nessuno. Non alla politica, non ai media, non agli opinion leader. Paradossalmente, l’istituzione più tranquilla è proprio il governo, nonostante venga dipinto erroneamente come luogo di risse e di baruffe».

A Palazzo Chigi sul decreto sono volati gli stracci.

«È vero il contrario. Il governo è il luogo della calma, dei toni bassi, delle approvazioni unanimi. Sui 109 provvedimenti deliberati da febbraio nelle 54 sedute del Consiglio dei ministri, è successo soltanto due volte che la Lega si sia astenuta. Dove sono le liti e le spaccature? Il presidente Draghi ci ha ringraziato alla fine del Cdm del 5 gennaio per il clima e il lavoro svolto».

Se il premier era così contento, perché ha chiesto a Speranza, Bianchi e lei di mettere la faccia su un provvedimento decisivo e divisivo come l’obbligo vaccinale?

«Il processo decisionale è stato articolato, complesso e maturo. Draghi risponderà lunedì con la calma e lo stile straordinario che lo contraddistinguono».

Le è stato rimproverato un eccesso di trionfalismo. Viste le polemiche, canterebbe di nuovo le lodi del decreto?

«Io sono uno che non scappa mai e si assume le responsabilità delle proprie decisioni, anche se di sera, al buio e al freddo davanti a Palazzo Chigi. Ho solo rivendicato la verità. Il decreto legge è stato approvato all’unanimità e l’Italia è il primo Paese Ue ad aver introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il green pass per i fruitori dei servizi pubblici e privati».

Lei si era battuto per imporre il green pass rafforzato al lavoro pubblico e privato, ma la Lega ha messo il veto. Non è una sconfitta per il fronte rigorista?

«In Forza Italia eravamo tutti d’accordo. Berlusconi, Tajani, Gelmini, io… Ma poiché vogliamo che il governo sia coeso attorno a Draghi, pur non essendo passata la nostra proposta abbiamo accettato la soluzione molto seria dell’obbligo over 50, che non è un compromesso».

E non è un compromesso la soluzione, da lei proposta, di rinunciare al green pass rafforzato per tutti i fruitori dei servizi?

«Lo avevo proposto già a ottobre e avrei preferito, adesso, l’obbligo di green pass rafforzato. Ma forse non è chiaro che Garavaglia si era alzato e se ne stava andando? E occorre sempre tenere a mente il quadro complessivo delle misure. Chi lavora e ha più di 50 anni deve comunque avere il super green pass, che serve anche per accedere al trasporto pubblico. E con il green pass base per i servizi spingiamo alla vaccinazione un’altra quota di non vaccinati. Un risultato straordinario, con la maggioranza unita».

Grillo si è scagliato contro l’obbligo «orwelliano».

«Non mi sembra che gli esempi citati dal fondatore del M5S siano i più commendevoli. Se da noi si grida alla dittatura sanitaria per il green pass, cosa sarebbe successo se si fosse adottato lo stile di Xi Jinping? Suvvia».

Parte delle misure entreranno in vigore «a babbo morto». È perché il voto del Quirinale si avvicina, che il governo rincorre il virus?

«Ma non è vero che ci siamo mossi tardi! Imparino le tecnicalità anche quelli che pontificano dai loro salotti. Bisogna dare alle persone un tempo congruo per vaccinarsi. È buon senso, non rincorsa del virus».

Le regole sono troppo complesse, come sostiene Toti?

«La complessità delle norme rispecchia la complessità della realtà che viviamo. Sicuramente abbiamo tutti bisogno di maggiore chiarezza e migliore comunicazione. L’obbligo vaccinale universale è facile a dirsi e difficile a farsi. Comporterebbe ugualmente la definizione di eccezioni ed esenzioni e un meccanismo sanzionatorio complicato».

Per Burioni, Ricciardi e altri virologi 100 euro sono una barzelletta. Rafforzerete la multa per gli over 50?

«I lavoratori over 50 hanno la sospensione dal lavoro senza retribuzione se non si vaccinano, una sanzione pesante. Restano fuori pensionati, disoccupati, casalinghe, inabili al lavoro, su cui però gravano altre restrizioni. Cosa vogliono gli amici virologi, 1.000 euro a un disoccupato?».

Il governo impugna la chiusura regionale delle scuole. Ma che farete se fra una settimana metà delle classi saranno in Dad e l’insegnamento andrà a singhiozzo?

«Le scelte del governo vanno tutte nella direzione di tenere aperta l’Italia. Nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole, che sono un hub sociale».

State valutando altre restrizioni, come coprifuoco e blocco degli spostamenti?

«Pensare a nuove chiusure non è la nostra scommessa. La malattia è cambiata e, nella stragrande maggioranza dei casi, poco rilevante per chi ha tre dosi di vaccino. Dobbiamo porci altre domande. È utile tenere in quarantena persone perfettamente in grado di lavorare, rischiando di chiudere attività produttive ed essenziali, compresi gli ospedali? È utile il contact tracing in queste condizioni di amplissima circolazione del virus?».

Per raffreddare la curva bastano le circolari che ha firmato con Orlando, o sullo smart working farete di più?

«Basta attivare tutta la flessibilità già consentita, nel pubblico e nel privato. E lo dimostra il caso della presidenza del Consiglio. Palazzo Chigi ha subito esteso da settimanale a semestrale l’arco temporale della programmazione dello smart working, per cui è possibile realizzare il lavoro a distanza senza limiti».

Il premier Draghi rischia di finire paralizzato dai veti?

«Non mi sembra proprio. Anche stavolta il governo ha deciso nell’interesse del Paese. E il presidente lo spiegherà in conferenza stampa».

Il governo è finito, come teme Giorgetti? O ha ragione Salvini, che resta e chiede a Draghi di cambiar marcia?

«La Lega è partner essenziale della maggioranza. Il governo ha gestito con grande efficacia materie complesse, in territori sanitari sconosciuti. Il risultato finale è un Paese cresciuto al 6,3% e forse di più nel 2021, che ha saputo garantire il massimo delle aperture economiche con il massimo della sicurezza sanitaria».

Lei non ha paura del voto anticipato?

«Sono convinto che non si andrà a votare. Non è nell’interesse di nessun partito e sarebbe da irresponsabili buttare via un anno di credibilità che persino la Germania ci invidia».