Socialize

Il mio saluto al Teatro La Fenice in occasione del 60esimo anniversario di Marsilio Editori e dell’anteprima “Le baruffe” di Giorgio Battistelli

 

074165df-a9dd-4a0f-a5cf-93b0c78e1362

Non so bene a quale titolo io sia qui. Forse come pro tempore rappresentante del Governo, ma soprattutto come autore Marsilio. Quando ho letto degli 8mila titoli di Marsilio nei suoi 60 anni di storia, ho pensato che una manciata di quei titoli sono anche i miei. Quanti ricordi, quante idee, quanti volti. Gianni, Cesare, Emanuela, Luca, Giulia e tutti i redattori. Io tornavo dall’Università di Padova e mi fermavo a Piazzale Roma, e trovavo gli amici. I redattori, i correttori di bozze. Cesare, poi Emanuela, che rivoluziona tutto lasciando apparentemente tutto com’era.

Io devo dire grazie a questi 60 anni, 50 sono anche un pezzettino di me. Sono stati anni non solo della mia formazione culturale, politica, accademica, ma anche anni fondamentali di intreccio culturale con la città.

Grazie a Gianni, a Cesare, a Luca, a Emanuela, grazie agli editori, producendo cultura.

Un grazie a questa comunità imprenditoriale, comunità intellettuale, che continua. L’ultima riflessione. Non sono solo qui per dire grazie per il passato, ma sono qui per raccogliere il testimone di questi 60 anni assieme a Luca, a tutti, assieme a tutta la città, per fare qualcosa per questa città. E questo qualcosa è nell’aria. Sappiamo che siamo in un cambio di fase, la fine della pandemia dopo l’acqua granda.

Presenteremo il 21 marzo, primo giorno di primavera, presenteremo qui “Italia Domani”, come governo, l’insieme di tutte le opere, di tutti i finanziamenti, di tutti gli impegni per Venezia. Ecco, la domanda che mi faccio: saremo in grado di raccogliere questa sfida straordinaria? Io dico di sì, perché non ci può essere più questa paura di andare sotto i 50mila abitanti, di non essere più una città, una comunità.

Noi questa sfida la dobbiamo cogliere – Emanuela, Luca, Giulia – la dobbiamo cogliere, come la abbiamo colta allora, sessant’anni fa, cinquant’anni fa. Ed è così che vivono le città. Aldo Manuzio, Carlo Goldoni, passato e, soprattutto, percezione del futuro. Goldoni da Parigi, quando faceva il precettore dei figli della corte, sognava Venezia, si ricordava di Venezia, scriveva sulle sue opere e non si accorgeva che stava arrivando la rivoluzione, pur avendola descritta in tutte le sue commedie, anticipando la modernità.

Questo è un nostro dovere: preservare il passato e coltivare il futuro.