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R.BRUNETTA (Intervento su ‘Il Gazzettino’ Venezia Mestre): “Così vogliamo proiettare questa città nel futuro”

 

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Quella di Venezia è una storia di resilienza millenaria, di ammirevole e instancabile allenamento alla sostenibilità: economica, ambientale, tecnologica, paesistica, artistica, culturale, sociale.  Durante i suoi 1600 anni, la vita di questa meravigliosa città è consistita nel dotarsi di una base economica sufficiente a garantire la sua artificialità, per contrastare la trasformazione in mare o in terra. Per non morire, anzi, per prosperare. Oggi siamo a un bivio. Per sopravvivere, Venezia ha bisogno di ricostruire una base economica, compatibile con la propria peculiarità, tale da permetterle di continuare a vincere la sfida. Non può vivere di sussidi, non può perseverare nella monocoltura turistica che sta portando il centro storico sotto la soglia dei 50mila abitanti.

La Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità nasce dalla convinzione che la forza di questa storia di resilienza – la continua e vincente ricerca di un equilibrio tra una comunità umana, in origine fatta di pescatori e agricoltori come molte altre, e il suo ambiente, una laguna come tante – possa e debba servire per costruire il futuro e contrastare i rischi epocali che minacciano la sopravvivenza della città. Sia quella fisica, messa in pericolo dall’innalzamento medio del mare, sia quella della comunità, provata dall’emorragia demografica. Come Giano Bifronte, il dio romano degli inizi, bisogna avere la capacità di stare nel presente con uno sguardo rivolto al passato e l’altro all’avvenire.

Venezia deve diventare la più antica città del futuro, un modello per il mondo. Acqua, verde, tecnologie, cultura: questo il mix tra radici e innovazione intorno al quale si può rilanciare la base economica della città. Lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi. Sostenibilità, oggi, non vuole dire più fermare, intralciare e “conservare”. Già l’articolo 1 della Legge speciale per Venezia (legge 1971/1973) sintetizzava la questione nei termini che definiremmo di sostenibilità integrata: “La Repubblica garantisce la salvaguardia dell’ambiente paesistico, storico, archeologico e artistico della città di Venezia e della sua laguna, ne tutela l’equilibrio idraulico, ne preserva l’ambiente dall’inquinamento atmosferico e delle acque e ne assicura la vitalità socioeconomica nel quadro dello sviluppo generale e dell’assetto territoriale della Regione”. Serve una cultura della sostenibilità che intrecci heritage e tecnologia. Il faro è il motto della Fondazione Cini preso da Gustav Mahler: “La tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.

Nelle sue tre fasi storiche, Venezia ha saputo offrire diverse declinazioni del concetto di sostenibilità. Nel passato remoto, con la trasformazione di un villaggio di pescatori in una potenza mondiale capace di esiti artistici, architettonici e paesistici oggi riconoscibili nell’urbs lagunare, bene culturale tra i più preziosi del patrimonio mondiale, Venezia ha realizzato un modello di sostenibilità integrata ante litteram, fondato sulla continua evoluzione del rapporto tra la città e il suo ambiente fisico: quello lagunare “costruito” e “ricostruito” anche con ciclopiche difese a mare e deviazioni di fiumi, e quello del suo “stato di terra” al quale regala un regime idraulico di eccellenza con il suo Magistrato alle Acque. In questo ambiente difeso e artificiale, Venezia ha trovato i fondamenti del suo successo economico, marittimo e portuale che le hanno consentito di ritrovare sempre nuovi e più fruttosi equilibri ambientali, sociali, istituzionali.

Nel XX secolo la comunità veneziana si è espansa al di là della laguna che ne segnava i confini medioevali e ha affrontato la modernità nello sviluppo di Porto Marghera, mentre ha aggiornato la sua difesa dal mare con le paratie mobili del MoSE. Negli stessi anni è avvenuta la sublimazione del centro storico a bene da conservare, avviando quel processo di semplificazione della base economica verso la monocoltura turistica.

Nel presente, Venezia si trova a dover fronteggiare sfide epocali, anticipando problemi che presto si manifesteranno anche in altre parti del mondo. La prima è quella alla sua stessa sopravvivenza fisica: l’Ipcc, Intergovernmental Panel on Climate Change, stima un aumento medio della temperatura di 2,1-3,5 gradi, che per Venezia significherebbe un innalzamento del livello del mare di 44-76 centimetri entro fine secolo, al quale andrà aggiunta una subsidenza naturale di circa 2 mm all’anno della piattaforma geologica su cui la città si fonda. La seconda sfida riguarda la creazione di una comunità inclusiva, sicura e resiliente, parte vitale di una più ampia città funzionale, capace di farsi carico della valorizzazione del bene culturale Venezia. Oggi il centro storico è, nei fatti, immerso in una più grande città quotidiana che coinvolge la terraferma anche oltre Mestre, fino a Padova e Treviso, ospitando attività produttive di pregio, costrette a difendere il loro spazio espressivo da un prevalente uso turistico che ha eroso anche parte del patrimonio edilizio un tempo residenziale.

Se la realtà ti si presenta in forme mai viste, servono pensieri mai pensati. Questo è ciò che si propone di fare la Fondazione: pensieri mai pensati per mostrare al mondo che il miracolo veneziano continuerà, combinando ancora gli obiettivi di “salvaguardia” dell’urbs con quelli di “rivitalizzazione” della civitas, la cui vitalità è la miglior garanzia della sostenibilità della conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico.

Dobbiamo a Marco Alverà nel 2020 la paternità dell’idea di un’iniziativa dedicata alla sostenibilità di Venezia e del suo territorio, idea che all’inizio del 2021 è stata sposata dalla Regione Veneto e dal Comune e altri soggetti, dalla Fondazione Cini alle Università, al mondo imprenditoriale locale. Il 12 marzo di un anno fa la Giunta regionale ha firmato la delibera per la costituzione del progetto Fondazione, interessando la presidenza del Consiglio dei ministri. A luglio, in concomitanza con il G20 dell’economia a Venezia, è stata sottoscritta la presa d’atto dei membri del partenariato. Lunedì scorso è avvenuta la definizione della governance con la presentazione a Palazzo Ducale: ho l’onore di essere stato indicato presidente della Fondazione dal premier Mario Draghi e di essere affiancato dal sindaco Luigi Brugnaro e dal governatore del Veneto Luca Zaia in qualità di vicepresidenti.

La scommessa è straordinaria, ma non più di quelle che Venezia ha già saputo dimostrare di vincere. Ecco i primi progetti chiave che la Fondazione intende sostenere: il polo dell’idrogeno e delle energie alternative a Porto Marghera;  la decarbonizzazione e la circolarità; VeniSIA, acceleratore di startup sui temi della sostenibilità; la creazione di un polo di riferimento mondiale per il dibattito scientifico e culturale sulla sostenibilità; un piano per il rilancio delle attività produttive direzionali, nazionali e internazionali, di Venezia storica; un piano per il rilancio di commercio e residenzialità locale, anche favorendo l’inclusione sociale; il potenziamento di Venezia come città campus internazionale, modello Boston, specializzata in studi e ricerche sulla sostenibilità. In un’ottica di sostenibilità integrata, occorrerà poi completare il sistema MoSE per renderlo compatibile col pieno esercizio dell’attività portuale anche a barriere mobili alzate. Quell’attività portuale in laguna e fuori laguna, all’esito del concorso d’idee voluto dal Governo, che deve tornare ad essere parte integrante e qualificante della base economica della nuova Venezia sostenibile. Una città non più solo palcoscenico, ma luogo di produzione. Chiamerò subito altre cento aziende: dal metaverso all’agricoltura sostenibile, dalla moda all’editoria, la cultural heritage sarà non un peso, ma il nostro capitale da cui ripartire. L’obiettivo di fondo è costruire una grande Venezia, quella già percepita come area metropolitana di crescita europea, nella quale sia garantita la sostenibilità, anche economica e sociale, della Venezia storica.

La Fondazione sarà un catalizzatore di progettualità complementari alla leva strategica del Pnrr. Delle occasioni che il Piano offre al territorio si parlerà diffusamente lunedì 21 marzo, quando il tour “Italia Domani – Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza” promosso dalla presidenza del Consiglio farà tappa a Venezia, alle Procuratie Vecchie. Insieme a me, con Brugnaro e Zaia, saranno presenti per dialogare con cittadini, studenti, imprese e associazioni i ministri dell’Economia, Daniele Franco, e dell’Università, Maria Cristina Messa, nonché Francesco Giavazzi, consigliere economico del premier.

Ai primi “cantieri” se ne aggiungeranno altri, promossi da tutti coloro che vorranno contribuire, da protagonisti, alla resilienza di Venezia, la più antica città del futuro.