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R.BRUNETTA (Intervista a ‘Il Corriere della Sera’): “Pannelli solari sugli uffici: la crisi spingerà a scelte che ci aiuteranno a cambiare”

 

RB Corriere della Sera

 

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Renato Brunetta, classe 1950, non ha dimenticato l’austerity del 1974, quando il governo affrontò l’impennata del prezzo del petrolio spegnendo le luci delle città, anticipando la chiusura di cinema e ristoranti, limitando la velocità sulle strade e alternando o fermando la domenica le automobili.

Ministro, con il possibile stop all’importazione di gas dalla Russia avremo recessione, inflazione e torneremo ai razionamenti?

«Non è ancora detto, non fasciamoci la testa. In Europa non si è presa nessuna decisione di questo tipo. Per il momento stiamo pagando un aumento finanziario del prezzo del gas e dell’energia che viene da prima dello scoppio della guerra».

Draghi è favorevole all’embargo e sta facendo capire agli italiani che il tempo dei sacrifici potrebbe arrivare.

«Draghi ha ribadito il suo whatever it takes, il governo farà di tutto per tutelare famiglie e imprese. Non siamo ancora all’economia di guerra e ci sono tutti gli strumenti per gestire questa fase in maniera non traumatica. Andiamo verso la bella stagione e abbiamo i mezzi per diversificare le fonti energetiche e consentirci lo stoccaggio preventivo, con meno costi e nessun disagio».

Se la situazione è così rosea perché il premier ha posto ai cittadini il dilemma tra pace e condizionatore acceso?

«Noi veniamo da una pandemia che ha fatto 160 mila morti e da una crisi economica che ha affossato il nostro Pil e, quando pensavamo di essere quasi usciti da questo enorme stress sanitario, economico e sociale, ecco che ripiombiamo in una situazione ancora più grave».

E quindi, tra pace e condizionatore lei cosa sceglie?

«È comprensibile che qualsiasi comunità, davanti a una sequenza simile di eventi, abbia degli sbandamenti di tipo egoistico e che alcune persone dicano “basta, non ne possiamo più”».

Pensa quindi che sacrifici e razionamenti non sarebbero bene accolti dagli italiani?

«Finora nel governo non abbiamo mai parlato di razionamenti. In questo tipo di congiuntura conta molto la durata della guerra. Ci sarà o no, il cessate il fuoco? Nessuno lo sa. Tutti invece sanno chi è l’aggressore e chi l’aggredito e la stragrande maggioranza degli italiani sta con le vittime e quindi con il governo, che assieme alla comunità internazionale ha reagito con razionalità e determinazione alla violenza inaudita della Russia di Putin».

Le sanzioni sono la strada giusta per arrivare alla pace? Molti ne dubitano.

«Non ho apprezzato le critiche. La risposta dell’Europa e della comunità internazionale è proporzionata, coesa e coerente. Le sanzioni non sono troppo, né troppo poco. Poi, certo, questa reazione ha dei costi e sui costi riaffiora lo stress sociale ed economico».

Non dovremo ridurre la luce negli uffici, limitare la velocità sulle strade o persino la circolazione delle persone, come nei mesi più duri della pandemia?

« Non siamo arrivati a queste discussioni, ma ogni scelta ha il suo rapporto costi-benefici: se riduci la velocità aumenti la densità del traffico e se spegni l’illuminazione pubblica hai minore sicurezza. Io, per esempio, sono a favore dell’ora legale, perché il risparmio energetico è un elemento fondamentale della cultura della responsabilità».

Come farete fronte alla crisi delle aziende? Tante imprese saranno costrette a chiudere per il caro energia.

«Non è così, evitiamo il catastrofismo. C’è un ampio margine di ottimizzazione per molte imprese energivore. Un margine che non abbiamo mai percorso perché, quando avevamo l’energia facile, non abbiamo fatto i necessari investimenti. Questo tipo di stress ci deve portare adesso a scelte di politica economica, energetica e ambientale che non abbiamo mai fatto e lo stesso vale per la semplificazione amministrativa».

In concreto?

«Il mio Draghi preferito è quello che promette decisioni drastiche sulle semplificazioni. Se il governo, con un colpo d’ala, sblocca le autorizzazioni ferme da anni sul fotovoltaico, magari istituendo commissari ad acta,  e rimette in moto gli investimenti, dà all’economia un impulso straordinario che dura nel tempo. Il razionamento è un fatto eccezionale, non dura nel tempo e  le domeniche a targhe alterne sono solo un vago ricordo».

Davvero lei pensa che lo stop al gas russo non innescherebbe  una crisi durissima, ma porterebbe qualche vantaggio?

«Il nostro destino passa attraverso le scelte che si fanno nei momenti difficili. Sulla transizione ecologica dovremmo trarre giovamento da questo tipo di prova culturale, di responsabilità ed efficienza della politica a cui siamo sottoposti».

Serviranno anni…

«Il governo sta lavorando a una articolazione delle fonti, dal Gnl, il gas naturale liquefatto e poi rigassificato, al fotovoltaico e all’eolico. Paradossalmente questo tipo di emergenza può diventare un catalizzatore della modernizzazione, perché ci indica quel mix energetico che per miopia strategica non abbiamo messo a fuoco prima, preferendo la cultura dei “no” o della soluzione più facile. Il fotovoltaico conviene a tutti e i rigassificatori servono».

Condivide l’emendamento al decreto bollette che abbassa la temperatura negli uffici pubblici?

«È un segnale positivo, mi ricorda mia madre che mi diceva “quando esci dalla stanza spegni la luce”. Io intendo fare ben di più, mettendo i pannelli solari sul tetto di un milione di edifici pubblici, con particolare riferimento alle scuole. Non risolverebbe in maniera determinante la dipendenza dal gas russo, ma avrebbe un valore educativo enorme. Andremmo oltre i pur oggettivi schemi duali ‘condizionatore o pace’».