Socialize

RENZI. Stiamo con lui, contro il razzismo dei comunisti del Pd

 

Matteo-Renzi

Lo diciamo sommessamente, e non vorremmo farlo sapere troppo in giro, perché tutto questo non sia usato contro di lui, ma alla maniera dei rivoluzionari messicani ci viene da scandire ¡Que Viva Matteo!”. Almeno lui è un altro mondo, è un’altra sinistra.

 

Chi ha detto che i comunisti non ce ne sono più? E se non sono comunisti, qualcuno ci spieghi allora che cosa sono. Ieri con una violenza verbale trinariciuta, l’ala del Partito democratico che si riferisce agli antichi fasti del Pci e (probabilmente) usurpa il nome di bersaniana, ha posto l’altolà al neo segretario in questi termini: “Non deve incontrare il pregiudicato Berlusconi nella sede del partito”.  

 

Qui, se esistesse onestà intellettuale, dovrebbe esplodere la protesta universale contro un razzismo conclamato. Altro che Kyenge. Nel caso del ministro italo-congolese si contestano atti e parole, non il sangue o l’anima.

 

Qui si bolla un uomo e la sua gente con un marchio infame di esclusione.

 

Ma chi credono di essere costoro? Occupano la maggioranza dei seggi indebitamente, grazie a uno sbrego costituzionale.  Hanno teso l’inganno delle larghe intese e della pacificazione nazionale, attirandoci a dare il consenso a un governo a trazione di sinistra, per poi far scattare a tradimento l’agguato golpista contro il nostro leader. E ora continuano in questa marcia da squadrismo rosso sventolando la bandiera della pulizia etnica.

 

 

Possibile che Napolitano accetti questo senza fiatare? Intanto almeno Renzi prova a far valere le ragioni di una moralità democratica che è garanzia di campagne elettorali e contese dure ma serene, tra avversari che si contestano e si stimano.

 

Verso Renzi, e lo sa bene chi ci legge, “Il Mattinale” non ha alcuna simpatia politica, né cesserà di denunciarne contraddizioni e vuotezza. Ma il metodo con cui ha impostato la questione della riforma elettorale è democratico e realista. Non crea lazzaretti per appestati.

 

Riconosce il valore di reale rappresentanza e di autentica leadership di Silvio Berlusconi.  Oltretutto, infilare nel recinto degli indesiderabili – come fa l’ala comunista del Pd dieci milioni di persone – manifestando un così ostentato disprezzo per il loro leader, è qualcosa che attiene a una guerra civile mai finita, piuttosto che una corretta dialettica tra parti politiche diverse.

 

Stiamo con Renzi.  

 

Quando ci sarà la campagna elettorale la sfida potrà essere così lo scontro leale e duro tra due che preferiscono la speranza e il sogno di prosperità, alla volontà di demolire il nemico. Avremmo da guadagnarne tutti. Comunisti e razzisti esclusi.

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 16 gennaio 2014”