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Il mio intervento al “Festival dell’Innovazione” del Foglio (Venezia, Teatro Goldoni)

 

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Salario minimo: Brunetta, “Meglio un contratto di qualsiasi definizione per legge”

“Sul salario minimo la mia posizione è molto semplice: da vecchio socialista, io preferisco un contratto, sottoscritto da attori veri e strutturati, dunque naturalmente non un contratto “pirata”, a qualsiasi definizione per legge di un minimo, all’americana. Una remunerazione minima fissata per legge fa più danni di quanti non ne risolva, perché appiattisce o non tiene conto delle condizioni reali di ciascun settore e perché produrrebbe solo comportamenti opportunistici. Negli Stati Uniti è il presidente a sottrarre questo strumento all’opportunismo delle parti: dei partiti, degli Stati, delle corporazioni. In Italia, per fortuna, per ragioni storiche, abbiamo un livello di contrattazione, di relazioni industriali, molto forte, molto espanso e molto denso, che dà più garanzie. Pensare a un Parlamento che, in vista delle elezioni, definisca un salario minimo, anche a 9 euro lordi, non mi rassicura”.

 

 

Reddito di cittadinanza: Brunetta, “Va attuata la riforma, coinvolgendo le agenzie private del lavoro”

“Il reddito di cittadinanza è una norma nata con buone intenzioni, che però mette insieme sangue venoso e sangue arterioso: una cosa è il welfare, altra cosa sono le politiche del lavoro. Se tu non puoi o non sai lavorare, se non hai gli strumenti, hai bisogno di un supporto formativo forte, pesante, oppure hai bisogno di welfare. Ma se tu puoi lavorare e non hai le informazioni giuste per farlo, hai bisogno di politiche del lavoro. Non si possono mescolare le due strategie, come purtroppo è avvenuto. Da questo punto di vista, sì, il reddito di cittadinanza potrebbe essere un freno all’innovazione, che significa anche ‘mettere in crisi’ regolazioni vecchie, gerarchie vecchie, sistemi di valori vecchi. Ma attenzione: questo non significa che non si debba sostenere chi ha bisogno, chi è analfabeta di ritorno e non trova nessun lavoro. Però bisogna intervenire su chi, al contrario, potrebbe lavorare. La soluzione è già nella riforma contenuta nella legge di bilancio per il 2022, che abbiamo approvato a dicembre: affiancare alle strutture pubbliche, ai centri per l’impiego che non funzionano bene, le agenzie private del lavoro. Le ho volute io nella legge e su questo ho un dialogo costante con il mio amico, il bravissimo ministro Andrea Orlando. Perché le agenzie private del lavoro non sono ancora entrate nel sistema del reddito di cittadinanza? La chiave – ce lo insegnano negli Stati Uniti, dove le agenzie federali effettuano colloqui settimanali – sono i colloqui mensili. In presenza”.

 

 

Smart working: Brunetta, “Fondamentale la regolazione: nel pubblico ora il lavoro agile è nei contratti”

“Un anno prima di Elon Musk, avevo detto che, una volta messa in sicurezza la situazione sanitaria, la presenza in ufficio è fondamentale. O meglio, è fondamentale la regolazione dello strumento dello smart working. Io ho voluto regolare il lavoro agile nei contratti di lavoro dei dipendenti pubblici: senza regolazione si rischia di distruggere un capitale umano, quello pubblico, che non esiste per sé, ma per fornire servizi a cittadini e imprese. Bene le indagini che hanno rilevato il benessere dei lavoratori, legato al miglioramento della qualità della vita, al calo del pendolarismo, all’impatto positivo sull’ambiente, ma la finalità principale del lavoro pubblico non è questa: è fornire i migliori servizi alla collettività”.

 

 

Governo: Brunetta, “Italia capitanata dal migliore che c’è”

“Non è vero che l’asticella delle riforme, dalla concorrenza al fisco, si è abbassata. È rimasta altissima. Noi siamo una Repubblica parlamentare e le riforme sono anche il frutto di una dialettica tra Governo, maggioranza e Parlamento. Altrimenti non sarebbe un Governo, ma un gruppo di buontemponi. In Italia al momento siamo capitanati dal migliore che c’è, forse il migliore non solo nel nostro Paese, ma anche in giro per il mondo. Bastava guardare l’attenzione che gli riservavano tutti i grandi della Terra al G7 e al G20. Non succedeva al nostro Paese da un centinaio di anni”.

Draghi deve restare anche dopo il 2023? “Quando si è così credibili bene che si resti, magari solo altri cinque anni, naturalmente se gli italiani, il Parlamento, i partiti sono d’accordo”.

 

 

Economia: Brunetta, “Per l’Italia è possibile crescita del 3% nel 2022”

“Non siamo in recessione, tantomeno in recessione tecnica, come aveva ipotizzato l’amico Bonomi. Le esportazioni vanno bene, la produzione industriale va bene, la stagione turistica tira. Dov’è la catastrofe? La crescita acquisita per il 2022 è già al +2,6%, quest’anno potremmo arrivare attorno al +3%. Poiché nel 2021 abbiamo raggiunto il +6,6%, vorrebbe dire recuperare tutto quello che abbiamo perso nell’anno più drammatico della pandemia, il 2020. Certo, siamo tutti col cuore gonfio per la guerra e siamo preoccupati per l’inflazione in risalita. Ma, attenzione, è un’inflazione da shock dell’offerta, un’inflazione da guerra, da speculazione e da cattiva regolazione. Perché, quando il gas costava poco, si è collegato il prezzo del gas a quello dell’energia elettrica e perché ci siamo legati a un solo fornitore. Ecco perché il price cap, il tetto al prezzo del gas russo, e il decoupling che l’Italia sta invocando sarebbero strumenti preziosi contro l’inflazione: potrebbe dimezzarsi in trenta giorni”.

 

 

Bce: Brunetta, “Lagarde potrebbe prendere esempio dal suo predecessore”

“Penso che la presidente della Bce potrebbe prendere esempio dal suo predecessore su come si governa una banca centrale come la Bce. Vedete, quello che ha fatto Draghi alla Banca centrale europea fino al _whatever it takes_ è stato straordinario: è riuscito a convincere i tedeschi in un momento molto complicato.  Christine Lagarde, con la sua prima intervista, aveva già creato qualche problema appena nominata, salvo rimangiarsi subito dopo quel che aveva detto. Con le dichiarazioni dello scorso giovedì, a mercati aperti, non ha rassicurato. Un presidente della Bce con le sue parole non può essere all’origine di crolli in Borsa sistemici, di aumenti dello spread, anch’essi sistemici. Il 26 luglio 2012 a Londra Draghi rassicurò tutti. È importante saper parlare al momento giusto, nei modi giusti e con la giusta credibilità”.