Socialize

GOVERNO. Perché l’incontro tra Berlusconi e Renzi è importante: rimette in moto la democrazia. Ma resta l’incognita dell’ala comunista del Partito democratico

 

Berlusconi Renzi

  1. 1.Berlusconi incontrerà Renzi. Contenuti e significato di questo meeting sono di importanza decisiva. Rimettono in corso la democrazia, sospesa dalle determinazioni golpiste del Senato e dalla delegittimazione del Parlamento conseguente alla sentenza della Consulta.

 

  1. 2.  Contenuto.  Domani, in questo incontro – se tutto va come deve – si definiranno le linee della riforma elettorale.

 

  1. 3.  Modello spagnolo. Piccoli collegi, corrispondenti più o meno alle province.

 

  1. 4.  Senza alcun disprezzo per le forze minori, siamo consapevoli del contributo di confusione che potrebbero elargire con i loro veti, per garantirsi anche in futuro il ruolo di ago della bilancia a spese del Paese.  Forza Italia e Partito democratico (ordine alfabetico) sono le due forze reali maggiori che ci siano nel corpo vivo dell’Italia, a prescindere da premi incostituzionali. Per questo la proposta viene da loro.

 

  1. 5.  La terza componente, pur invitata, non scende dalle sue cinque stelle per mescolarsi in quelle che ritiene le stalle della politica. Grillo considera Gesù un dilettante avventato.

 

  1. 6.  Oggi il primato è e deve essere, per rimettere in funzione la democrazia reale, dei partiti e dei movimenti. Il Parlamento, che nella sua composizione numerica non riflette affatto i principi costituzionali (art. 1 e 3, sovranità del popolo che si esercita tramite voto di cittadini il cui voto non può pesare doppio se è di sinistra), dovrà con senso di responsabilità – la famosa responsabilità! –, recepire  il modello che da quell’incontro tra due leader risulterà privilegiato.
  1. 7.  Ricordiamolo: Berlusconi e Renzi hanno con sé il consenso del rispettivo popolo. Qualcuno lo mette in dubbio? Vuole mettere avanti discorsi che prescindano da questa evidenza?

 

  1. 8.  Ieri c’è stato un momento rivelatore alla direzione del Partito democratico. Il capogruppo Speranza, bersaniano, ha detto: “Noi abbiamo bisogno di ricostruire un rapporto vero tra partito, governo e gruppi parlamentari che al momento non funziona”. Traduzione:  noi Pd abbiamo tre centri di potere, discutiamone, mettiamoci d’accordo. Risposta di Renzi: “Non condivido la tripartizione che Speranza ha suggerito tra gruppi parlamentari, presidente del consiglio e partito… La sede delle decisioni è questa”. Traduzione: comanda il partito e io ne sono il capo.

 

  1. 9.  Siamo al colmo. Un colmo che ci sta simpatico, ma che fa lo stesso impressione. Chi vuole affermare il nuovo nel Pd, per cambiare le cose, e mettere in condizione di non nuocere i comunisti, che hanno la maggioranza sia nel gruppo parlamentare sia nel governo, deve impugnare la bandiera del Pci: il centralismo democratico. Come in Urss, dove il segretario del Pcus pesava più del capo del governo. Ironia della storia, direbbe Hegel, ma forse aggiungerebbe che trattasi anche di astuzia della ragione.

 

  1. 10.          Noi non abbiamo bisogno di questi riferimenti. Il leader c’è, l’unità sulla proposta di modello spagnolo con maggioritario e premio moderato e ragionevole è acclarata. Questa è una garanzia per il Paese. Il problema riguarda lo stato delle cose nel partito a noi dirimpettaio, e che oggi ha la maggioranza relativa alla Camera. Vi è in corso una guerra, come rivela questo scambio formalmente gentile, sostanzialmente a colpi di cannone.

 

  1. 11.          Già si annunciano i franchi tiratori che nella votazione segreta sulla legge elettorale torneranno (scommettiamo?) come i 101 di Walt Disney e di Romano Prodi.

 

 

 

Conclusione. L’incontro è importante. Si ridà peso alla democrazia reale, alle decisioni concrete e operative. Ma l’unico affidabile è Berlusconi con la sua Forza Italia.

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 17 gennaio 2014”