Socialize

R.BRUNETTA (Intervento su ‘La Stampa’): “Da Forza Italia un sabotaggio che rinnega la nostra storia. Ormai Silvio ha perso lucidità”

 

Stampa

 

LEGGI L’INTERVENTO

 

Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Mario Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura. Le donne e gli uomini di Forza Italia, i suoi elettori, però, ci sono ancora. Credono sempre nell’europeismo, nell’atlantismo, nel liberalismo, nell’economia sociale di mercato, nell’equità. Credono nel riformismo che non lasci nessuno indietro, attento ai più fragili, agli anziani, ai disabili, agli ultimi. Io continuo ad essere fedele a tutti questi principi e valori, integralmente recepiti nell’agenda Draghi, cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto.

Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro del Governo Draghi, di aver contribuito a metterla in sicurezza dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, di aver avviato, con il Pnrr, la più imponente opera di ricostruzione dopo quella del dopoguerra.

Sono degli irresponsabili coloro che non hanno votato la fiducia al presidente del Consiglio, anteponendo l’interesse di parte all’interesse del Paese. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale. Miope perché ignora o finge di ignorare che, per il centrodestra e per l’Italia, non c’è alcun futuro nelle tentazioni tardoprovinciali del sovranismo, che vagheggia un’infantile egemonia nazionale, del conservatorismo corporativo, che consegna la democrazia al ricatto dei microinteressi, del tatticismo populista, che piega al consenso le decisioni e gonfia la spesa pubblica, del settarismo culturale, che esibisce un’implausibile e inattuale identità politica.

La decisione di ieri, assunta, come da troppo tempo a questa parte, senza alcuna dialettica interna in spregio alle regole statutarie, consegna a questa deriva quel che rimane del partito. Un fatto che mi addolora. In quasi tre decenni di militanza, non ho mai smesso di trovare in Forza Italia la sintesi tra le tre culture – liberali, popolari e riformiste – che sono i pilastri della civiltà europea, e su cui solo può poggiare un progetto di rinnovamento autentico e profondo del Paese. E ho sempre sentito la fonte di una responsabilità e di un’etica politica capaci di guardare oltre i propri steccati nell’interesse degli italiani.

Mi chiedo in queste ore che fine abbiano fatto questi principi. E mi convinco una volta di più a restare dalla stessa parte: dalla parte dei tanti cittadini increduli che mi stanno scrivendo e chiamando, gli stessi che nei giorni scorsi si sono appellati a Draghi perché rimanesse alla guida del Governo. Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata. Ho la tessera numero 2 del partito ricostituito nel 2013 e dal 1999, come eletto di Forza Italia, sono al servizio delle istituzioni, italiane ed europee. Ho sperato fino all’ultimo in un sussulto di responsabilità, che non è arrivato.

Mi batterò ora perché la cultura e i valori di Forza Italia non vadano perduti. Perché, mai come adesso, le sue migliori energie liberali e moderate trovino il coraggio e la comune volontà di rivendicare una linea politica consonante con i suoi principi, la sua storia e la sua visione del futuro. Informerò il Ppe, di cui sono membro, di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, dei giochi di potere egoistici e pericolosi sulla pelle della gente, degli italiani, degli europei.

Si apre per l’Italia una fase drammatica, non priva di significativi riflessi internazionali. La caduta del Governo Draghi rischia di apparire ai tanti occhi, che dall’esterno ci osservano, come la prova che il nostro sistema politico non ha gli anticorpi per emanciparsi dal populismo e dall’estremismo. Questa percezione rischia di esporci a una tempesta finanziaria e geopolitica, anche indebolendo l’alleanza occidentale a sostegno dell’Ucraina, di fronte alla quale toccheremo con mano che cosa vuol dire non avere lo scudo di una leadership prestigiosa e autorevole come quella di Mario Draghi.

Traghettare la constituency, i valori, la storia e le relazioni internazionali di Forza Italia è ora un dovere per tutti i liberali, popolari e riformisti che hanno a cuore gli impegni al centro dell’agenda Draghi, impegni che qualcuno ha deliberatamente scelto di calpestare. Questi ideali, e le donne e gli uomini che in essi si identificano, possono confluire in un’unione repubblicana, saldamente ancorata all’euroatlantismo. È una battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia.

P.S. Ore 19.45. Ho appena finito il Consiglio dei ministri, e vengo a conoscenza di un’intervista al presidente Berlusconi rilasciata a La Stampa. Nella conversazione telefonica con il direttore Giannini, Berlusconi mi accusa di irriconoscenza, assieme alla collega Gelmini, e profetizza per noi la mancanza di futuro politico.
Mi viene facile rispondere che a Berlusconi voglio bene, e sempre gliene ho voluto anche nei momenti più bui (e non sono stati pochi), che per Forza Italia nei miei quasi trent’anni di militanza ho dato tutto: tutto me stesso, tutta la mia intelligenza, tutto il mio impegno, politico e personale.
Mi addolora solo una cosa del commento di Berlusconi: che attacca esclusivamente in maniera scomposta sul piano personale e non tiene in alcun conto le serissime ragioni politiche del nostro addio. Ecco, questo mi fa dire, purtroppo, che Berlusconi ha perso lucidità e umanità, insieme alla qualità straordinaria che gli abbiamo sempre riconosciuto: quella di saper leggere nell’animo delle persone.
Caro presidente Berlusconi, lo ripeto: io continuo a volerti bene, ma tu hai sprecato una grande occasione, quella di lasciare una nobile eredità all’Italia. Per tutte le cose buone che hai fatto, peccato che concludi col rancore e con battute che fanno male soprattutto a te. Ciao presidente, lunga vita.