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R.BRUNETTA (Intervista al ‘Corriere della Sera’): “Sostenibilità, lavoro e lotta alle disuguaglianze: il nuovo corso del Cnel”

 

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«Serve una governance del cambiamento». A segnalarlo è Renato Brunetta, che, dopo una lunga stagione di ruoli e incarichi politici, nel luglio scorso si è insediato al vertice del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. «Stiamo vivendo un’epoca di caos legata a tre grandi transizioni: quella digitale, quella energetica e quella demografica. Per affrontare una sfida di questa portata — constata Brunetta — è necessario che, oltre alla politica, abbia un ruolo centrale la società civile, tornando in campo e contribuendo a governare. Poiché è proprio la società civile che può assicurare le reti di messa a terra delle nuove regole del cambiamento». Al centro della riflessione di Brunetta, dunque, l’idea che i tempi siano maturi per un ritorno ad un ruolo di primo piano dei cosiddetti corpi intermedi, le organizzazioni e strutture rappresentative di settori e interessi della società civile, che, come suggerisce, il nome si collocano in posizione «intermedia» tra privato e pubblico. «Fino a poco tempo fa sembrava che il modello di governance fosse quello diretto tra popolo e governo, mentre adesso la pervasività della transizione richiede dei tessuti di società civile, ossia i corpi intermedi che si rivelano fondamentali. Nel nostro caso in Italia – spiega Brunetta – grazie alla lungimiranza dei costituenti abbiamo un organo di rilevanza costituzionale che prevede una struttura per questi corpi intermedi, che si chiama Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel, ndr). Una struttura figlia di un’antica storia corporativa, che i costituenti hanno voluto mantenere come contrappeso alla democrazia rappresentativa. Del Cnel si è parlato nell’ultimo decennio bene e meno bene, fino a sottoporlo a un referendum abrogativo a cui gli italiani hanno risposto no, confermandone così l’esistenza».

 

I corpi intermedi

Dal suo osservatorio Brunetta avverte i rischi di una progressiva frammentazione dell’interesse generale in una molteplicità disordinata di interessi particolari, che, secondo l’ex ministro per la Pubblica amministrazione, chiedono di essere ricondotti all’unitarietà. «Dopo l’ubriacatura della disintermediazione, assistiamo oggi a un ritorno della società civile, a un rinnovato ruolo delle sue organizzazioni collettive e delle sue rappresentanze. Lo abbiamo visto, per esempio, durante la pandemia, quando le reti dei corpi intermedi hanno dato un contributo straordinario nel fronteggiare il Covid. Proprio da questa riscoperta e riaffermazione della società civile nasce il rilancio del Cnel, la casa dei corpi intermedi, il luogo dove i tanti e legittimi interessi di parte trovano un loro denominatore comune e si sublimano in interesse collettivo, in responsabilità e virtù civiche».

 

La ripartenza

II ragionamento del presidente del Cnel muove dalla constatazione che esiste un distacco crescente tra il Paese reale e i centri di decisione politica, questi ultimi agli occhi di elettori e opinione pubblica appaiono lontani o, peggio, chiusi in logiche autoreferenziali. «La crisi degli Stati nazionali si riversa anche sui sistemi tradizionali di welfare e può tradursi in maggiori disuguaglianze e più radicali polarizzazioni. Le grandi transizioni legate ai cambiamenti ambientali, tecnologici e demografici, intrecciate fra di loro, producono effetti asimmetrici che possono approfondire il solco tra le generazioni, tra i sessi, tra i segmenti più forti e più deboli della collettività. La funzione dei corpi intermedi diventa allora più che mai preziosa per rinsaldare la coesione sociale, favorire nuove forme di solidarietà, individuare le strade per uno sviluppo equo e sostenibile. La “rinascita” del Cnel trova qui la sua ragione, come elemento fondamentale di coagulo e valorizzazione dei tessuti intermedi che innervano il Paese e lo tengono unito, lo rafforzano e lo rinsaldano», ribadisce Brunetta.

 

Lavoro e contrattazione

Tra le priorità del nuovo corso del Cnel figura il ruolo della contrattazione tra le parti sociali. «Se n’è parlato molto in merito al salario minimo e per molti versi il dibattito è stato viziato dalle contrapposizioni di natura prettamente politica. Appartiene al dna del Cnel, alla sua natura e alla sua storia, il voler porre la contrattazione e quindi le parti sociali al centro delle dinamiche della domanda e dell’offerta di lavoro. Un buon sistema di contrattazione permette di affrontare la questione salariale ma anche di andare oltre, favorendo la produttività, l’occupazione di qualità, l’investimento in formazione e nuove competenze, il welfare aziendale. La contrattazione può inoltre garantire diritti d’informazione per contrastare le discriminazioni fondate sul genere».

 

Nuovi progetti a Villa Lubin

La nuova consiliatura del Cnel, avviata lo scorso mese di settembre è, insomma, incentrata su un programma che riflette la volontà di riaffermare le funzioni dell’organo ospitato a Villa Lubin, a pochi passi da Villa Borghese. «Il programma – racconta il presidente – punta a un rinnovato protagonismo delle parti sociali, che si sviluppa nel solco del binomio continuità-innovazione. Abbiamo messo in moto il potenziamento della macchina organizzativa, oltre che intessuto una rete di accordi e collaborazioni istituzionali. Stiamo inoltre potenziando l’azione di scambio e riflessione con gli stakeholder pubblici e privati, attraverso il susseguirsi di incontri, eventi e iniziative. Questo protagonismo delle forze so- ciali ha il suo terreno in ambiti cruciali per il benessere collettivo, come i servizi pubblici, il mercato del lavoro, il welfare, l’inclusione, lo sviluppo sostenibile, i flussi migratori, la disparità di genere. Vogliamo poi valorizzare l’Archivio Nazionale dei Contratti e rafforzare il nostro ruolo sul piano internazionale».

 

Spesa ridotta

Tra le questioni che fin dal suo insediamento Brunetta ha tenuto a rimarcare c’è il tema dei costi di esercizio del Cnel, sgombrando il campo dall’idea di una struttura che divora risorse. «È una leggenda metropolitana. Il Cnel costa attualmente circa 7 milioni di euro l’anno, una cifra incomparabilmente più bassa rispetto ai principali organi dello Stato. Si aggiunga che nell’ultimo decennio i costi si sono ridotti del 60%, con una riduzione pari ad oltre 10 milioni».