Buongiorno e bentrovati!
Desidero rivolgere un saluto particolare agli amici: Becchetti; a De Bortoli; Barca; Baldassarri e alla professoressa Cosci.
Mi spiace non essere con voi, ma impegni istituzionali mi impongono la presenza a Roma.
Ho aderito con gioia all’invito di queste due giornate di scambio e di dibattito, ieri con 21 sessioni parallele dedicate alla sostenibilità economica, alla diversity & inclusion; al well being, all’investimento nell’educazione, alla innovazione e a molto altro. So che l’adesione è stata elevata, segno dell’attualità e della rilevanza dei temi che hanno innervato il programma di questa iniziativa e che ha visto la partecipazione di docenti dei nostri atenei e di università straniere (quali: la Columbia University e Cornell University).
Rivolgo a tutti, speaker e partecipanti della giornata di ieri e di oggi, i miei saluti.
E quale è il senso dell’invito che il prof. Becchetti mi ha rivolto, in qualità di presidente del CNEL?
Non tutti conoscono la funzione istituzionale del CNEL e la sua “posizione” nell’”architettura istituzionale” del Paese.
Il ruolo del CNEL, organo di rilevanza costituzionale (art. 99), è di contribuire all’elaborazione della legislazione in materia economica e sociale, intermediando le competenze e i saperi nei sistemi sociali, economici e produttivi.
La nostra ambizione è di raccordare gli interessi di tutte le categorie economiche e sociali, di favorire il confronto e di giungere a un risultato di mediazione, una SINTESI, che tenga in considerazione le esigenze di tutte le componenti in essa rappresentate.
E tale missione è quantomai rilevante e densa di significato!
Abbiamo, infatti, alle nostre spalle un decennio segnato dallo svuotamento della rappresentanza e dalla marginalizzazione dei corpi intermedi. L’illusione di una società disintermediata si è infranta sulle più recenti crisi globali, prime fra tutte la pandemia e la guerra in Ucraina. Le democrazie hanno espresso la migliore difesa attivando cooperazioni e solidarietà in grado di far fronte comune all’emergenza.
Nell’era delle transizioni, digitale/ambientale/demografica, il ruolo del CNEL è ancor più decisivo, perché processi di questa portata scatenano reazioni ambivalenti, basti pensare a:
Eppure, a ben vedere, questi fenomeni sono diverse declinazioni di un neoluddismo che nella storia umana ha sempre accompagnato le grandi accelerazioni della tecnica. E che, nella storia del nostro Paese, ha più volte coalizzato gruppi sociali e corporazioni contro tutti i volti dell’innovazione (tecnologica, culturale, politica, sociale).
E qui entra in gioco il CNEL, in quanto “luogo” capace di trasformare gli interessi dei corpi intermedi in responsabilità e virtù civiche, grazie a un dialogo costante e cooperativo tra le rappresentanze sindacali, datoriali e del volontariato, dell’Accademia e delle eccellenze scientifiche e culturali del Paese. Tenere acceso il confronto tra queste energie della società italiana è il primo impegno del CNEL. Il dialogo tra portatori di interessi diversi (a volte in conflitto) non è un rischio, ma la base di una democrazia pluralista.
Per concludere, desidero condividere le tre aree programmatiche di lavoro che vedono il CNEL in prima linea.
Ebbene le tre aree che vi ho indicato sono “declinazioni” di una profonda consapevolezza: la difesa e la promozione di una sana democrazia liberale ha bisogno del pluralismo. Un pluralismo delle opinioni e degli interessi che concorrono alla vita civile.
Per garantire un simile pluralismo è necessario assicurare innanzitutto degli “spazi” nei quali il confronto e la discussione, elementi essenziali della democrazia, possano essere coltivati.
Il CNEL, in qualità di organo di rilevanza costituzionale, intende proseguire con rinnovata energia l’adempimento della propria vocazione: rappresentare uno dei fondamentali “fori” della civitas repubblicana nella quale il confronto e la discussione sono non solo possibili, ma incentivati.
Il confronto e la discussione critica su questioni d’interesse comune necessita, quindi, di un luogo, il CNEL, sempre più aperto alla società civile, sempre più attento alle sue nuove articolazioni e alle sollecitazioni contingenti, sempre più disposto a cogliere con entusiasmo e determinazione le sfide che da queste giungono.
E il CNEL è una casa aperta. Soprattutto al futuro.
Auguro a tutti voi buon lavoro!