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GOVERNO. La meteora Monti dimostra che il ‘centrismo’ è fallito

 

Monti

La sconfitta di Mario Monti, il mitico Grossen Rosikonen della politica italiana, partito per governare il mondo e finito nello sgabuzzino dei palloni sgonfiati, non è solo personale. Essa segnala il tramonto di un progetto politico. E’ molto istruttivo prenderne atto. Centrismo fallito. L’idea di un centro che spezzasse il bipolarismo è stata coltivata con incredibile determinazione da Monti. Ha rifiutato l’idea, caldeggiata da Napolitano, di considerarsi una riserva della Repubblica, rinunciando a schierarsi. Poi vista l sua determinazione a mettersi in gioco elettoralmente, Berlusconi gli ha proposto i guidare i moderati. Ha detto di no. Non era tanto ambizione personale – almeno si spera – ma la volontà di determinare la fine del bipolarismo, disarticolandone i due maggiori partiti.

 

Ora confessa il suo fallimento, e denuncia l’attrazione della parte maggioritaria di Scelta Civica guidata da Mario Mauro verso Berlusconi, che pure è esponente primario del Partito popolare europeo. Merkel adieu. Monti è stato l’uomo inviato e sostenuto di poteri forti finanziari e politici nordici e specialmente tedeschi per commissariare l’Italia, che Monti avrebbe dovuto tenere al guinzaglio come un cagnolino mogio per conto della Merkel. Gli italiani hanno respinto con il voto questo progetto.

 

La lezione del disastro di Monti dev’essere appresa da coloro che ritengono di poter costruire un raggruppamento di centro che si riferisca al Partito popolare europeo, distaccandosi da quella che è stata ed è tuttora l’unica forza capace di opporsi all’egemonia della sinistra illiberale. La strada è quella di dare ancora maggior potenza di consenso al movimento moderato e di centrodestra capace di sintesi riformista e liberale. Semmai va assecondato quello che Monti ha giudicato come offesa personale, e cioè l’apertura di un processo di avvicinamento tra il centrino, altrimenti destinato a funzionare solo come ostacolo alla vittoria del centrodestra (com’è accaduto pochi mesi fa…). Meditate, amici, meditate.

ITALY-BUDGET-MONTI

 

 

Mario Monti dunque s’è dimesso da Scelta Civica. Ora non resta che sperare che esca totalmente dall’attività politica perchè la scorrettezza istituzionale, anzi le scorrettezze istituzionali al plurale dell’ ‘ascesa’ di Mario Monti sono infatti sorprendenti da tempo, ma nessuno le ha mai fatto rilevare. Andiamo per ordine.

 

Che un senatore a vita, di fresca nomina quirinalizia il 9 novembre 2011, diventi anche capo del governo dopo un paio di settimane è certo una forzatura, ma – come si dice – “ci può stare”. Che però il senatore a vita in seguito si sia anche agitato per restare in scena e riavere un incarico di governo è stata sicuramente cosa scorretta. Monti infatti NON era stato eletto, ma solo nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il buon gusto e il senso dello Stato avrebbero dovuto consigliargli di astenersi dallo “scendere in campo” e di accontentarsi invece del privilegio senatoriale.

 

Nel teatro della politica e del parlamento un “bravo tecnico” come lui, con frecce nel proprio arco, dal proprio palco di senatore a vita avrebbe potuto sicuramente partecipare in qualche modo all’allestimento non solo delle scene, ma anche dei canovacci. Che un senatore a vita abbia successivamente fondato un suo partito, Scelta Civica, e che alle successive elezioni del 2013 abbia anche guidato una coalizione – Con Monti per l’Italia, formata da UdC di Pierferdinando Casini, FLI di Gianfranco Fini e Scelta Civica – è altra cosa di enorme ineleganza, se non di chiara scorrettezza. Un senatore a vita che si candida alle elezioni? Suvvia…. Per giunta dopo avere più volte dichiarato che non si sarebbe candidato proprio perché senatore a vita. Accusiamo la classe dirigente di essersi fatta casta e di approfittare degli incarichi pubblici per prolungarli e passare da un incarico all’altro restando così comunque sulla scena, con gli inevitabili vantaggi personali.

 

Beh, Monti non ha forse fatto la stessa cosa? A conti fatti, il neo dimissionario da Scelta Civica si è rivelato diverso da come era stato accreditato con gioiosa insistenza. Più che anglosassone s’è infatti rivelato italiano, anzi italianissimo, ma nel senso peggiore. Sia pure un italianissimo con la valigia a rotelle.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA “IL MATTINALE – 18 ottobre 2013”