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Il messaggio del Presidente Silvio Berlusconi all’XI Incontro Internazionale di Giurisprudenza: “Da vent’anni certi magistrati cercano di distruggermi ma io resto in campo”

 

Berlusconi

Nei nostri tribunali ci sono nove milioni di processi pendenti. Lo ha ricordato solo due giorni fa il Ministro Cancellieri. Le nostre carceri esplodono, migliaia di detenuti si affollano in celle stracolme, molti in attesa di giudizio, e, tra questi, molti innocenti, a causa di un uso aberrante della custodia cautelare.

Chiunque voglia, al contrario, vedersi riconosciuta da un magistrato una propria ragione deve aspettare anni ed anni. Talvolta un decennio e più. E hanno il coraggio di chiamare tutto ciò giustizia! In ogni aula di tribunale c’è una scritta: “la legge è uguale per tutti”. Nell’Italia di oggi potremmo tranquillamente dire: “ la legge è ugualmente ingiusta per tutti i cittadini”.

E dunque questo convegno di illustri giuristi, a cui mi onoro di mandare un mio saluto e qualche spunto di riflessione, è certamente utile, perché può aiutare a far comprendere che quello della giustizia è  davvero uno dei primi problemi del Paese. Un problema che investe tutti gli ambiti della nostra vita: dalle libertà fondamentali, alla rappresentanza democratica, all’economia.

E questo sistema mina dal profondo ogni aspetto del nostro vivere civile. Chiunque abbia avuto a che fare con un tribunale sa di cosa parlo. Qualunque azienda abbia cercato di far valere le proprie ragioni, sa quanto gli è costato e quanto ha dovuto aspettare.

Ma c’è un aspetto ancora più grave dell’inefficienza, un aspetto che mina davvero il nostro stato di diritto. Sì, perché dal 1993 ad oggi il sistema giudiziario più ingiusto e inefficace dell’intero vecchio continente ha deciso di erigersi a paladino della democrazia.

Ha deciso che i cittadini con il loro voto non erano in grado di scegliere da chi essere governati, ha deciso che la politica andava commissariata. O meglio, che una certa parte della politica andava commissariata.

Voi siete uomini di diritto e sapete bene che il fondamento di ogni stato di diritto si basa su una centenaria divisione dei poteri: i cittadini scelgono, con il loro libero voto, la maggioranza dell’assemblea legislativa e il Governo; l’assemblea legislativa scelta dagli elettori fa le leggi; i magistrati, che sono un ordine dello Stato, e che sono, anzi dovrebbero essere, zelanti funzionari, applicano le leggi votate dal Parlamento.

Questo è l’equilibrio dei poteri che garantisce libertà e democrazia. Quando invece sono i magistrati ad incidere, anzi, nel nostro caso,  a decidere chi fa le leggi e chi governa, questi principi base vengono invertiti e sconvolti.  E’ quello che è accaduto in Italia dal 1993. E’ accaduto con la connivenza, anzi, con la complicità di una certa parte della politica, che ne ha tratto i benefici.

Per quattro volte, negli ultimi venti anni, una azione di una certa magistratura ha ribaltato gli equilibri che gli elettori avevano deciso per il nostro Paese. Per quattro volte la libera espressione del consenso è stata calpestata e ribaltata.

La prima volta è accaduto nel 1993, quando un’inchiesta della magistratura ha spazzato via i cinque partiti che, nel bene  e nel male, avevano  governato il nostro Paese. Questi partiti avevano il consenso dei cittadini. Questi partiti avevano tenuto per cinquant’anni il nostro Paese dalla parte giusta della storia. Questi partiti avevano consentito all’Italia di crescere nella libertà e nel benessere. Questi partiti, certo, non erano immuni da vizi e difetti. Ma erano i partiti votati dagli italiani. Dopo la loro eliminazione dalla scena politica, la sinistra era convinta di poter conquistare definitivamente il potere.

I moderati, impauriti, disorganizzati, senza più un partito di riferimento, non sembravano in grado di impedirlo. Ma un ostacolo allora si frappose a questo perverso gioco di potere. La nostra discesa in campo. La discesa in campo di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, che ridiede slancio e dignità alla voce dei moderati che tornarono a vincere. Perché in Italia, quando prevale la volontà dei cittadini, nelle urne prevale chi ama e difende la libertà.

In questi giorni ricorre il ventesimo compleanno di Forza Italia e sono stati venti anni di guerra con una magistratura che da allora non ha mai smesso di coltivare il disegno di commissariare la volontà degli elettori. E per aver spezzato questo disegno io sono diventato il male assoluto, l’ostacolo da abbattere, il nemico da far scomparire dalla scena pubblica.

E quante volte ci hanno provato: io e il mio gruppo abbiamo subito 57 processi, quasi 3000 udienze, perquisizioni e ignobili intromissioni nella privacy mia, dei  miei familiari, dei miei amici. Hanno provato a distruggermi in ogni modo.
Ci hanno provato nel 1994, subito dopo la nostra prima vittoria elettorale, con un avviso di garanzia a mezzo stampa per una accusa poi risultata completamente infondata. Come tutte le altre.

In questi venti anni, ogni giorno, una certa magistratura politicizzata alleata con la sinistra ha cercato di distruggere l’unico ostacolo che si frapponeva tra loro e il potere, cioè Silvio Berlusconi e il suo partito: Forza Italia.

Lo hanno fatto cancellando ogni principio elementare di difesa che Voi, da giuristi, ben conoscete. Lo hanno fatto indagando i testimoni a mio favore, lo hanno fatto privandomi del mio giudice naturale.

Quella sentenza poi è stata utilizzata per privare gli italiani moderati del loro leader in Parlamento. E per votare la mia decadenza hanno ancora una volta calpestato ogni principio del diritto e della sua civiltà millenaria, applicando retroattivamente la legge, contro la Costituzione, contro la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, ma soprattutto contro una regola antica come l’uomo, fondamento stesso del Diritto Romano e del vivere civile.

 

Quando tutto ciò è accaduto hanno esultato: finalmente, hanno pensato, dopo venti anni, ce l’abbiamo fatta: ci siamo liberati di Silvio Berlusconi. Ora possiamo vincere davvero, possiamo conquistare il potere definitivamente.

Ma si sbagliano. Io sono qui e resto qui, sentendo su di me chiara e forte tutta la responsabilità che mi viene dalla fiducia e dal voto dei cittadini. Resto  in campo,  più convinto che mai di dover combattere fino alla fine per veder prevalere quello in cui credo profondamente. Quello in cui, insieme a me, credono milioni di Italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi.

Cari amici, in un video messaggio, pochi mesi fa, ho chiesto a tutti i moderati di scendere in campo con me. Anche coloro che fino ad oggi disgustati, delusi, impauriti, si sono tenuti lontani dalla politica, oggi hanno il dovere di dare il proprio contributo per difendere la nostra libertà che è a rischio.

Di fronte a Voi lo chiedo con ancor più vigore e convinzione perché Voi siete uomini di diritto e avete chiaro quel che è successo e sta succedendo nel nostro Paese. Vi chiedo di condividere con noi questa battaglia di libertà e Vi garantisco che per questa battaglia io ci sarò sempre fino a quando, come è accaduto fin qui nella mia vita, non avrò vinto anche questa sfida, perché la difesa della libertà è la missione più alta e più nobile che ci sia.

Un saluto cordiale a ciascuno di Voi con l’augurio che possiate realizzare tutti i sogni e i progetti che avete nella mente e nel cuore per Voi e per le persone che amate.

 23 gennaio 2014

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PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 24 gennaio 2014”