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GIUSTIZIA. Berlusconi e l’ingiustizia che tocca tutti gli italiani. La performance da teatrino oratoriano non ci intimidisce

 

Berlusconi

Non ci meraviglia l’accanimento di certa giustizia (si fa per dire) e il ritmo dei suoi atti contro Berlusconi, in piena coincidenza con le contingenze politiche.

 

Ci stupisce una volta di più la forza d’animo del nostro Presidente, unita alla capacità di allargare lo sguardo dalle proprie personali ferite a quelle di tutti gli italiani. Sono queste le sue prime parole messe per iscritto ieri alla notizia dell’inizio del 56esimo processo contro di lui, che in una classifica dell’assurdo starebbe sul podio. Non si sofferma su di sé. Dice: “In Italia l’ingiustizia è uguale per tutti”.

 

Non è vero infatti – come ripetono i cicisbei acciambellati ai piedi dei magistrati – che questo tema sia un’ossessione di pochi. Sono dieci milioni quanti hanno sperimentato i veleni della giustizia italiana. E oggi in questo momento, mentre voi leggete, sono ancora di più quelli che sono stretti dall’angoscia di una giustizia senza certezze.

 

Tutti delinquenti? Basti pensare ai nove milioni di processi giacenti. Vuol dire che almeno diciotto milioni di persone hanno oggi a che fare direttamente con il regno kafkiano delle toghe.

 

E se si contano i familiari siamo alla grande maggioranza. Che roba è? Si pensi al potere immenso sui corpi e sulle anime che hanno i magistrati.

 

Ovvio che serva una riforma. E per farla occorre un governo che possa decidere, che sia sostenuto da maggioranze certe e chiare.

 

Ora a questo punta lo storico patto sancito da Berlusconi e Renzi, e conseguente alla loro “profonda sintonia”. E proprio questo eccita l’intervento da velociraptor di una certa magistratura.

 

Ce lo aspettavamo. Sempre quando sorge l’alba appaiono nubi scure e togate a coprire il sole nascente. Non a caso ci sono stati quattro golpe per impedire alla maggioranza di esprimersi ed essere se stessa.

 

Non è vero però che siamo alle solite. Stavolta di più. C’è persino lo sberleffo. Il procuratore di Milano che si fa squillare il cellulare per rifilarci una performance da teatrino oratoriano: “E’ giustizia a orologeria”. Non male!

 

Se fosse lecito mescolare citazioni evangeliche a battute di bassa lega, risponderemmo: “Tu l’hai detto”. Chi mette così argutamente le mani avanti potrebbe ottenere un ingaggio a Rai Tre, come altri magistrati o ex ce l’hanno al “Fatto”, sarebbe perfettamente coerente con la linea editoriale. Va be’, va così. Fino a quando?

 

Noi qui sosteniamo qualcosa di molto semplice. Berlusconi non si lascia intimidire. Né Forza Italia con lui. Né gli italiani accetteranno ancora a lungo di essere schiacciati dalla malagiustizia.

 

Ci sono anche tanti eccellenti magistrati che non sono più disponibili a lasciarsi trascinare dalle logiche politiche delle avanguardie che hanno occupato la casamatta della giustizia.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 24 gennaio 2014″