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La Rai e l’ uso improprio del servizio pubblico. La vicenda Raiwatch.

 

 

 Raiwatch Dead

 

Con un ricorso urgente inoltrato il 15 gennaio scorso al Tribunale di Bologna, la Rai ha ottenuto l’oscuramento del sito www.raiwatch.it . Nato il 05 settembre 2013 su iniziativa dell’on. Renato Brunetta,  Capogruppo dei deputati di Forza Italia alla Camera, nonché  membro della commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il sito di Raiwatch ha monitorato costantemente le attività della tv di Stato, riscontrando discostamenti e distorsioni dalla funzione di servizio pubblico, per la quale la Rai nacque sessant’anni fa, e portandoli all’attenzione delle autorità garanti competenti e dei cittadini. Un’ attività ambiziosa e minuziosa, mirata a ristabilire il pluralismo, la trasparenza e l’imparzialità delle reti pubbliche, che si avvaleva di segnalazioni, votazioni, consigli, giudizi e lamentele degli stessi fruitori del servizio Rai. Un progetto lodevole, che permetteva l’interazione pressoché diretta tra chi paga il canone e chi lo utilizza per la produzione di programmi.

 

In soli 4 mesi sono arrivati risultati tangibili, come: i riscontri positivi dell’ AgCom alle interrogazioni sulle trasmissioni “Inmezz’ora”,  “Che tempo che fa” e “Tg3”, troppo sbilanciate a sinistra, l’iniziativa della commissione parlamentare di Vigilanza Rai per la pubblicazione degli stipendi di tutti i dipendenti Rai, caldeggiata da Raiwatch e da Brunetta fin dal lancio della piattaforma online; il consenso di utenti e di rappresentanti parlamentari (Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, in primis), nonché di organizzazioni non governative per la battaglia contro i costi eccessivi di trasmissioni dai contenuti discutibili, come Mission, il docu-reality andato in onda in autunno che prevedeva l’invio di personaggi famosi nei campi profughi; l’attenzione posta sui costi di trasmissioni popolari, come Sanremo o sulla realizzazione di onemanshow costruiti intorno a personaggi dello spettacolo, come ad esempio “I Dieci comandamenti” ideato per Roberto Benigni, poi saltato. E ancora: la richiesta di approfondimenti relativi alla trattativa Rai – Crozza, per l’ingaggio del comico da La7, poi saltata anch’essa per una sorta di “sollevazione mediatica” e, ultimo in ordine di tempo, lo slittamento del programma “Masterpiece” in seconda serata per ascolti bassissimi (a fronte di costi altissimi).

 

Questi sono solo alcuni risultati centrati da Raiwatch in soli 4 mesi. Aggiungiamo un coinvolgimento popolare in continua crescita, sia in termini di accessi al sito, sia in termine di seguito sui social.

 

Non dev’essere stata della stessa idea mamma Rai, che il 15 gennaio ha disconosciuto il figlioccio Raiwatch, presentando un ricorso urgente per  <<uso improprio della parola Rai che rischiava di creare confusione negli utenti>>. Il Tribunale ha accolta la richiesta e il sito di Raiwatch è stato oscurato.

 Tv Watch

La concessionaria del servizio pubblico che oscura uno strumento di comunicazione tra il suo mondo ed i suoi telespettatori. Curioso.

 

Al di là dell’azione discutibile di un ricorso per vie legali, dispiace soprattutto per l’occasione mancata. La strada della collaborazione tra Rai e Raiwatch poteva portare solo benefici e vantaggi, soprattutto ai cittadini. Così, con un pretesto, si è cercato di far morire un’attività di grande utilità, pubblica e sociale.

 

Non sarà così fortunatamente. E’ in dirittura di arrivo il rilancio del progetto, fortemente voluto ancora dall’on. Brunetta, con il sito di Tv Watch, già attivo su Twitter, che, eccezion fatta per il cambio di denominazione, riproduce in tutto e per tutto, con eventuali migliorie,  l’operato di Raiwatch.

 

 

Quindi, a breve, il progetto decollerà nuovamente. Salvo altri sgraditi colpi di scena, perché, a questo punto, è lecito aspettarsi di tutto. Di tutto, di più.

 Rai, di tutto di più

Danilo Stancato

 

Twitter: @DaniloStancato