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GOVERNO. Come l’asse Berlusconi-Renzi sta abbattendo il muro dell’antipolitica. Non ce l’hanno con i piccoli partiti ma con le piccole idee. L’ira impotente dei giornaloni

 
 

 

Renzi e Berlusconi

La politica ieri ha smantellato un muro costruito intorno a se stessa.

 

 

 

La politica? Diciamo meglio, e chiamiamo le cose per nome. Trattasi di Renzi e Berlusconi. Renzi e Berlusconi non come personaggi solitari nella prateria, ma leader di popolo, capi reali di forze reali. Se il segretario del Partito democratico è legittimato dal consenso delle primarie in cui a votare sono andati in tre milioni, il Presidente di Forza Italia in vent’anni ha riscosso 92 milioni e passa di schede elettorali a lui intestate. Logico che una “profonda sintonia” tra i due esplichi in democrazia una potenza straordinariamente efficace quando sia sorretta dalla capacità di fare, mediare, trasformare la sintonia in lavoro di demolizione e costruzione.

 

Questa proposta di legge, che ha superato lo scoglio della Commissione, è un naviglio solido e dovrà affrontare tempeste parlamentari e mediatiche difficili. Ma la democrazia è una cosa seria, ed è basata su numeri. Proprio per questo si stabiliscono regole nuove. E i due stanno buttando giù il fortilizio che finora impedisce al consenso popolare di determinare davvero maggioranze chiare e governi che siano esecutivi sul serio. Far pesare sulle decisioni il voto dei singoli. Impedire che idee diverse siano alla fine tritate e cotte in un polpettone indigesto, che è poi quello che toglie ai cittadini la voglia di partecipare alla cosa pubblica.

 

Le regole ovvio non sostituiscono il pane. Ma consentono di decidere senza pasticci e ammoine come procurarlo.

 

È singolare ma perfetto che la spinta al cambiamento delle regole sia venuta, venga e verrà da due che stanno fuori dal Parlamento. Due extraparlamentari, dice qualcuno credendo di delegittimarli. La questione vera è che oggi, con queste regole, è il popolo ad essere extraparlamentare. E si tratta, attraverso una democrazia rappresentativa, di farlo contare.

Oggi invece chiamare con il sinonimo di esecutivo il governo sembra una freddura, è come dare del grissino a un pachiderma.

 

La legge elettorale è il primo passo di una riforma che dovrà liberare la politica dal ginepraio soffocante di ricatti e pretese, inghippi e inguacchi. Non ce l’abbiamo coi piccoli partiti, ma con le loro piccole idee infilate come un ombrello tra i raggi della ruota del cambiamento. Piccoli partiti piccole idee, disse Togliatti a De Gasperi. E lo diciamo confidando che Matteo dimostri di aver chiuso con la doppia morale di Palmiro; sicuri invece che Silvio sia – con un’altra storia e un altro temperamento – come Alcide il grande statista leader dei moderati.

 

Una parola su Berlusconi. Non c’entrano niente i gatti dalle sette vite. Ha una vita sola, la sta giocando con una capacità di reggere il peso della responsabilità e delle speranze di milioni di italiani come nessuno mai. Lo riconosce persino l’“Economist” dopo che anni fa gli aveva dato dell’inetto. Sono cambiati i direttori e i giornalisti che ne avevano decretato la sua fine. I nuovi se lo ritrovano lì…

 

Intanto ci tocca registrare, senza dare peso alla cosa se non come fatto folkloristico, la posizione di due giornaloni. Il “Corriere della Sera” ondeggia ma parteggia. Per chi? Il retroscenista principale della banda d’Alfanaffari, dicono a Milano, semina veleno, suggerendo che Berlusconi tradirà Renzi. Si informi meglio dal capobanda di come si fa, che è un mestiere in cui ha qualche pratica.

 

“Repubblica” sta con Renzi, lo bacia continuamente, cercando di trascinarlo nell’alcova di De Benedetti e Ezio Mauro. Lo sapevamo. Ma come giustificare il fatto che il nuovo idolo abbia stretto un’alleanza “profonda” con Berlusconi, riconoscendo così che l’Arcinemico di “Repubblica” è un pilastro fondante della nostra democrazia?  Come salvare Renzi agli occhi dei loro lettori, abituati a nutrirsi tutte le mattine di spremute rancide di antiberlusconismo à la carte? Facile. Raccontare un Renzi immaginario,  un astuto incantatore di serpenti a sonagli, bravo a prendere per i fondelli Berlusconi.

 

Ehi, occhio che il giochino è così stupido che persino i vostri lettori, pur rintronati da migliaia di sermoni domenicali di Scalfari, se ne stanno accorgendo. La realtà è quella lì, figlioli dell’Ingegnere, avete sognato la fine del Caimano, e vi ritrovate di nuovo a guardare dal basso, come le formiche incazzate di Marcello Marchesi, la vostra Magnifica Ossessione. Cent’anni di questa Ossessione.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 30 gennaio 2014”