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FINANCIAL TIMES. Ecco la ricostruzione di quanto accadde a partire dal giugno 2011

 

Grafico

L’estate segreta di Monti

Italia – Mentre la nazione veniva travolta dal tumulto politico ed economico, il suo presidente avviò una serie di straordinarie negoziazioni dietro le quinte.

di Alan Friedman

 

 

‘Dissi a Mario che avrebbe dovuto prendere l’incarico e che era solo una questione di tempo’

Carlo De Benedetti

 

 

 

Per anni Carlo De Benedetti, il magnate industriale italiano, ha trascorso alcuni giorni di ogni singola estate rilassandosi con amici e famiglia al clima fresco di St Moritz. L’elegante resort svizzero è il preferito dall’élite italiana, tra questi Mario Monti, l’ex Presidente del Consiglio e vecchio amico di De Benedetti.

Nell’estate del 2011 i due si incontrarono nel ‘ritiro alpino degli industriali’ per un colloquio privato in merito ad uno sviluppo che stava per causare profonde conseguenze pubbliche.

 

“Mario chiese se ci saremmo potuti incontrare, e io scelsi una tipica trattoria svizzera per cena, giusto fuori St Moritz. Ma all’ultimo minuto lui disse che voleva parlare in privato e io così ribattei: ‘Certamente, fermati a casa mia prima di cena’, e così lui venne da me”, affermò De Benedetti. “E fu allora che lui mi disse che era possibile che il Presidente della Repubblica, Napolitano, gli avrebbe chiesto di diventare Presidente del Consiglio, e mi chiese un parere”.

De Benedetti afferma che i due uomini “discutevano se Monti avesse dovuto accettare l’offerta, e quando sarebbe stato il momento giusto di farlo. Questo capitò a casa mia in agosto, e infatti Monti aveva appena parlato con il Presidente Napolitano”.

 

L’offerta da parte di Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica italiana, a Mario Monti dell’incarico di Presidente del Consiglio – un posto ancora fortemente occupato da Silvio Berlusconi, il miliardario politico del centrodestra – è al centro di una serie di questioni di legittimità in Italia. Cosa accadde in Italia quell’estate e quell’autunno e come i responsabili politici combatterono la crisi che attanagliava la zona euro è ancora argomento di forte dibattito.

 

Che il Presidente della Repubblica stesse pianificando il rimpiazzo dell’eletto Silvio Berlusconi con il non eletto tecnocrate Mario Monti – mesi prima dell’eventuale passaggio di potere in novembre – rinforza le preoccupazioni riguardo ai ripetuti e forti interventi sulla scena politica di Napolitano. Il suo ruolo smisurato dopo la crisi ha portato molti a mettere in discussione se ha ampliato i suoi poteri costituzionali fino al limite – o addirittura oltre.

 

ESTATE DI CRISI

 

Al di fuori della calma di St Moritz di quell’estate, la crisi dell’eurozona stava infuriando. La speculazione sui mercati contro il debito sovrano di Spagna e Italia era dilagante e lo spread tra i titoli di Stato italiani e i titoli tedeschi era vertiginoso. Poiché crebbero gli oneri finanziari si parlò di un possibile default dell’Italia. L’Italia era in crisi – politicamente così come economicamente.

 

A Roma, Berlusconi stava presiedendo una coalizione rancorosa, instabile e sempre più distratta dalle accuse di relazioni sessuali con Karim el-Mahroug, una ballerina marocchina. Tutta Europa sembrava rimproverarlo.

Ma nonostante le polemiche stessero inghiottendo Berlusconi, lui era ancora Presidente del Consiglio e il suo esecutivo era legittimato dalle leggi della democrazia parlamentare italiana.

 

Quell’agosto, argomento di conversazione tra De Benedetti e Monti, fu quanto tempo potesse ancora durare. “Dissi a Mario che avrebbe dovuto prendere quell’incarico e che si trattava solo di una questione di tempo. Se Napolitano avesse formalizzato l’offerta in settembre sarebbe stato corretto, ma se l’avesse posticipata a dicembre sarebbe stato troppo tardi”, racconta De Benedetti.

 

Romano Prodi, ex Presidente della Commissione europea e un altro vecchio amico di Monti, ricorda una simile conversazione, ma addirittura prima, verso la fine di giugno 2011. “Noi avemmo una lunga e amichevole conversazione”, dice Prodi, “mi chiese pareri, e io gli dissi: ‘Guarda Mario, non c’è niente che puoi fare per diventare Presidente del Consiglio, ma se il lavoro è offerto a te allora non puoi sottrarti. Pertanto dovresti essere l’uomo più felice al mondo”.

 

Nel frattempo, a Corrado Passera, un importante banchiere che stava per diventare ministro per lo Sviluppo economico dell’esecutivo Monti, era stata data via libera da Napolitano per preparare un documento confidenziale di 196 pagine contenente le sue proposte per una ‘shock therapy’ per l’economia italiana. Fu un programma di proposte e di riforme politiche per il governo che si trasformò in altre 4 bozze successivamente discusse, quell’estate e durante tutto l’autunno, in lungo e in largo da Napolitano e Passera.

 

MUTAMENTI NELLA GESTIONE DEL POTERE

 

La crisi in Italia si è intensificata nell’autunno del 2011. Tutti gli italiani ancora ricordano il sorriso di scetticismo sul volto di Angela Merkel, il cancelliere tedesco, e di Nicolas Sarkozy, il Presidente francese, quando fu chiesto loro alla conferenza stampa di ottobre se avessero fiducia nelle abilità del Presidente Berlusconi di tagliare il deficit o di diminuire il debito pubblico, che era al 120% in relazione al Pil. (L’ultima rilevazione è al 133%).

 

Il 9 novembre 2011 il Presidente Napolitano nominò Mario Monti come senatore a vita, rendendolo membro del Parlamento. Il 12 novembre, in un incontro con il Presidente Napolitano, Berlusconi rassegnò le dimissioni, terminando il suo terzo mandato da Presidente del Consiglio. In 24 ore – invece di invocare nuove elezioni – Napolitano nominò Mario Monti, il professore di economia  ed ex commissario europeo che non aveva mai tenuto una carica elettiva, come Presidente del Consiglio. Il nuovo esecutivo prestò giuramento tre giorni dopo.

 

I sostenitori di Berlusconi gridarono allo scandalo e fecero accese rivendicazioni sul fatto che era stato attuato un “colpo di Stato”. Nelle capitali europee ci furono festeggiamenti ma in Italia il Paese era diviso, da una parte il sollievo della sinistra, dall’altra la rabbia della destra.

 

“UN SEGNALE IN QUELLA DIREZIONE”

 

Nella lunga videointervista Mario Monti conferma la conversazione con De Benedetti a St Moritz. Ammette anche di aver avuto una conversazione con Romano Prodi nel giugno 2011, dopo la quale viene a sapere per la prima volta che era ‘nell’aria’ l’idea che sarebbe potuto diventare Presidente del Consiglio.

 

Monti ripete con una risatina che “Si, Prodi mi vide alla fine di giugno e lo spread (tra i titoli di Stato italiani e tedeschi) era intorno ai 220 o 250 punti base, e mi disse: ‘Tieniti pronto, perché quando lo spread toccherà i 330, tu sarai chiamato ad entrare’. E poi lo spread toccò i 550 punti!”.

 Mario Monti incontra Jose Manuel Barroso

Il signor Monti confermò che seppe tutto da un documento di Passera che stava preparando per il Presidente. “Corrado Passera mi disse che ci stava lavorando su e disse che me lo avrebbe mostrato e che lo avrebbe dato a Napolitano e a me”, così disse Monti. “E in un’occasione io discussi del documento di Passera con Napolitano, e mesi dopo, quando divenni Presidente del Consiglio, immediatamente chiamai Passera a far parte del nuovo esecutivo”.

 

Ma quando gli venne chiesto se era chiaro a lui, nell’estate del 2011, a seguito della sua conversazione con Napolitano, che il Presidente della Repubblica gli stesse chiedendo di tenersi pronto per succedere a Berlusconi, Monti esitò. “Bene, io e il Presidente Napolitano abbiamo parlato per lungo tempo, per anni, non di questo, ma poi le cose arrivarono al punto”.

 

Quando fu pressato ulteriormente di spiegare se Napolitano gli avesse chiesto esplicitamente di tenersi in standby durante le conversazioni del giugno e luglio 2011 – quattro o cinque mesi prima di sostituire Berlusconi come Presidente del Consiglio – Monti esitò: “Guardi qui: io non rivelerò i dettagli delle conversazioni che io ebbi con il Presidente della Repubblica”.

 

Pressato ancora, alla domanda se lui avesse voluto negare nel video che nel giugno e nel luglio del 2011 il Presidente Napolitano gli chiese esplicitamente di diventare Presidente del Consiglio o se gli fosse stato chiaro che lui lo voleva libero per diventare nuovo Presidente del Consiglio, un’espressione di disagio estremo apparve sul viso di Monti. Monti si girò da un lato, si fermò, e con una voce che era diventata un bisbiglio replicò: “Si, lui, uh, lui mi diede un segnale in quella direzione”.

 

Napolitano non era d’accordo a concedere un’intervista nonostante le ripetute richieste. Il suo portavoce non fece commenti su una serie di domande scritte, compresa una riguardante i mesi del 2011 quando lo stesso Napolitano pensò per la prima volta di far diventare Monti Presidente Consiglio.

 

Ma l’ultima settimana Napolitano si pronunciò per la prima volta circa la controversa questione della nomina di Monti. Durante la visita al Parlamento europeo a Strasburgo, Napolitano disse che mentre alcuni descrivevano la nomina di Monti “come quasi inventata da me per via di un capriccio personale”, lui lo fece sulla base di indicazioni avute dai parlamentari e leader politici “nel corso di consultazioni come richiesto”.

Questa spiegazione potrebbe far crescere di molto le domande in Italia, dal momento che “le consultazioni come richieste” dovrebbero avvenire dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio. Nel caso di Berlusconi, questo sarebbe dovuto accadere successivamente alle sue dimissioni del 12 novembre (2011).

 

IL “PIÙ GRANDE SUCCESSO” DI MONTI

 

Il governo Monti ha agito rapidamente nell’introdurre una dura politica di austerità, tagli della spesa, un valore aggiunto all’aumento delle tasse, una patrimoniale così come una riforma sul sistema pensionistico.

Elogi gli sono stati riconosciuti dalla Commissione europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dai mercati finanziari.

 

Molti italiani ancora disprezzano Mario Monti per il suo programma di austerità e lo vedono come una pedina della Merkel e della Commissione europea. Ripensandoci Mario Monti ha mancato di sensibilità politica, ma fu una figura necessaria alla transizione nella fase di crisi economica.

 

Monti ha detto che il suo più grande successo fu quello di entrare nella campagna elettorale delle elezioni politiche del febbraio 2013 a scapito del partito di Berlusconi. “Se non fosse stato per i miei voti strappati al centrodestra”, disse Mario Monti in un’intervista, “Berlusconi oggi sarebbe il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio, quindi ho contribuito a raggiungere un concreto risultato nell’ostacolarlo”.

 

L’AUTORITÀ DEL PRESIDENTE

 

Introdotta nel 1948 dopo più di 20 anni di caos e di dominio fascista, la Costituzione italiana è uno dei pochi documenti universalmente rispettati dagli italiani. Garantisce i loro maggiori diritti fondamentali. È sacrosanta.

 

Il Presidente della Repubblica ha il potere di sciogliere il Parlamento quando il governo riceve una mozione di sfiducia o entra in crisi, e il potere di nominare il Presidente del Consiglio qualora ci fosse una nuova maggioranza parlamentare a seguito di un risultato elettorale. Ma l’Italia non è una Repubblica presidenziale come la Francia; è una democrazia parlamentare.

 

Pianificare in segreto, anche se come misura di emergenza, di nominare un nuovo Presidente del Consiglio quando vige ancora una maggioranza in Parlamento può essere una scelta prudente e responsabile per un Presidente della Repubblica, ma non è un potere esplicito assegnato dalla Costituzione, anche se esiste una crisi finanziaria in corso in metà Europa, come fu nel caso dell’estate del 2011.

 

Qualsiasi cosa si pensi su Berlusconi, questioni meramente costituzionali sono sorte dalla manovra nascosta che portò alla nomina del suo successore. Forse la voce più forte per far emergere la questione è quella di Beppe Grillo, il comico-politico che guadagnò il 25% di voti a livello nazionale lo scorso anno.

 

Il Presidente Napolitano, un ex comunista di 89 anni, ha reagito con rabbia alle incessanti accuse di Grillo di sovvertire la democrazia. Grillo ha frequentemente richiesto un impeachment nei confronti di Napolitano.

 

Oggi, l’Italia sta uscendo lentamente dalla recessione economica, con eccessiva debolezza e un irregolare recupero economico. In quest’anno ci si aspetta una crescita di Pil di meno dell’1%. La disoccupazione giovanile è ai livelli record del 41,6%, la disoccupazione a livello nazionale è al 12,7% e quasi un terzo delle famiglie italiane è vicino alla povertà.

 

La produzione e la competitività sono scese bruscamente in questi anni. Il successore di Mario Monti, Enrico Letta, altro leader sostenuto dal Presidente Napolitano, è sotto tiro per la sua gestione dell’economia.

 

L’Italia rimane bruscamente divisa dopo gli eventi del 2011 sul ruolo del Presidente Napolitano in tali dinamiche. Le motivazioni che spinsero Napolitano ad oltrepassare i propri poteri costituzionali durante l’estate e l’autunno del 2011 possono essere lasciate ai posteri.

 

Ma cosa è chiaro ora – grazie alla stessa ammissione di  Mario Monti – è che Monti stesso e il Presidente Napolitano avevano discusso circa la prospettiva del passaggio di consegna da Berlusconi molto prima della sua ufficiale nomina nel novembre del 2011. Per Mario Monti quella fu una lunga e segreta estate.

 

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – SPECIALE 10 febbraio 2014”