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BERLUSCONI. L’orrore di Napoli. Il processo che uccide Costituzione e libertà di coscienza. Sciocchezze anche queste?

 
 

 

Napoli chiama Napolitano. Urla a Napolitano: dove-sei-?-intervieni-difendi-la-democrazia! O sono “sciocchezze” anche queste? Pinzillacchere, quisquilie?

 

Sta succedendo questo, e finalmente qualcuno se ne accorge, e ne va dato merito a Davide Giacalone che ne scrive su “Libero”.

Il processo sulla (inesistente) compravendita di senatori e deputati che è in corso a Napoli ha formalmente per imputato Berlusconi, nella sostanza a essere stracciata è la Costituzione, e non in un punto marginale, ma nella sua essenza che coincide con la libertà di coscienza.

 Berlusconi

In passato Giovanni Sartori ha spiegato che l’assenza di vincolo giuridico, tra le decisioni del parlamentare e quello del partito che lo ha eletto, è storicamente nata proprio con la forma liberale di rappresentanza. L’art. 67 della Costituzione dà vigore a questo principio. Il 68 precisa che un eletto del popolo non può essere sottoposto a indagine per il suo voto espresso su qualunque tema. Chiaro, chiarissimo. Si può discutere moralmente e politicamente una scelta simile, gli elettori giudicheranno. Ma gli uomini e le donne non funzionano come burattini. Qualche volta meritoriamente o proditoriamente tagliano i fili: ma che c’entra la Procura?

 

A Napoli invece la magistratura, supportata dall’incredibile decisione del Presidente del Senato costituitosi parte (in)civile al processo, vuole espugnare persino il diritto a votare secondo coscienza. Una coscienza che è fallibile. Che può essere mossa da ragioni nobili o ignobili, ma non può essere oggetto di valutazione di un inquisitore.

 

Ieri “Il Mattinale” ha dimostrato come – se i pm fossero coerenti – avrebbero dovuto inquisire, limitandosi alla scorsa legislatura, 180 parlamentari “colpevoli” di aver cambiato schieramento, alcuni due, tre volte. Invece no. Secondo le toghe, c’è una specie di obbligatorietà dell’azione penale quando qualcuno si accosti a Berlusconi. Allora in quel caso per loro la corruzione è endemica, è una specie di dazione ambientale tipica di metà degli italiani che non  sono di sinistra. I reati dunque per pm e gip la corruzione riguarda solo passaggi dal centrosinistra al centrodestra.

 

Fino all’assurdo di inquisire chi, dopo essersene andato, è tornato sotto la bandiera grazie a cui era stato eletto. Devono aver analizzato il dna delle coscienze, e trovato che quelle di sinistra sono moralmente perfette, superiori.

 

Sia chiaro. In nessun caso dovrebbe esserci azione penale. Ma se i pm e i gip ritengono obbligatoria l’indagine per il cambio di casacca, perché vale solo a senso unico?

 

Ad esempio, per rimanere agli ultimi mesi. Che ne direbbero i pm di una bella inchiesta sui famosi 101 che hanno tradito Prodi nel segreto dell’urna dopo averne acclamato l’elezione a Capo dello Stato nella riunione del loro partito? Si indaghi. Poi chi hanno votato costoro? Napolitano… Non li avrà mica corrotti?

 

Questo è un paradosso. Ovvio che no. Ovvio che tutto nasce da convenienze, ideali, in una mescolanza di egoismi e altruismi. Ma siamo sicuri che se poi fosse stato eletto Berlusconi, ci sarebbe un bel processone. Non è ironia, ma sarcasmo amaro. Basato su fatti tragici. Come si fa a voler mettere in galera un supremo principio della democrazia parlamentare?

La quale democrazia grida a Napolitano: difendimi! E spera di non sentirsi dire: “Sciocchezze!”.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 13 febbraio 2014”