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GOVERNO. Le “sciocchezze” di Napolitano. La sovranità appartiene al Partito democratico (art. 1 della neo-Costituzione)

 
 

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Elezioni? Il Presidente Napolitano sentenzia: “Sciocchezze”.  Non lo fa dinanzi alle nostre “piccole” richieste (in fondo abbiamo perso le elezioni per ben lo 0,37 per cento dei voti, una enormità), ma replica così al sentimento diffuso massicciamente tra gli italiani, i quali, secondo tutti i sondaggi, dicono no al gioco della sedia e chiedono il voto anticipato. “Sciocchezze”.

 

Abbiamo capito bene? Temiamo di sì. Totò avrebbe detto più elegantemente pinzillacchere. Del resto c’è coerenza in questo ultimo pronunciamento (in spagnolo si dice pronunciamiento, un po’ in senso sudamericano), del Presidente della Repubblica. Le elezioni sono consegnate al rango di extrema ratio, qualcosa da evitare come la guerra. Crediamo abbia operato una infausta crasi tra l’articolo 11, che abiura il conflitto armato per risolvere le controversie,  con l’articolo 1, secondo comma, che incardina la Repubblica Italiana sulla sovranità popolare (“la sovranità appartiene al popolo”).

 

Renzi sembra essersi adeguato a questa visione molto antica e orientale della democrazia,  che in Napolitano appare quasi un richiamo della sua gioventù. Se così fosse, ci dispiace per Renzi (e per noi). Gli abbiamo creduto. Osiamo però credere ancora, fino a prova contraria, che vorrà mantenere i patti, e rispetterà se non i tempi, quelli sono già saltati (lo capiamo, ha avuto troppo da fare a scavare la fossa a Letta) almeno i contenuti dell’accordo per le riforme istituzionali.

 

Di certo se Renzi si mostra coerente con la sua ormai proverbiale incoerenza, stiamo freschi e sta fresca l’Italia. Addio riforme, addio elezioni in senso tradizionale.

 

In futuro infatti andrà così. Il Pd indice le primarie, cui bonariamente può accedere anche chi non è proprio del Pd. Il vincitore governa, dopo essere stato incoronato dalla direzione del Pd, con sobria cerimonia e piccole ghiottonerie offerte dal ministro Farinetti. Senza bisogno del formalismo delle urne, che dividono, inducono ad alzare i toni, e poi si sa che le campagne elettorali comportano stress e costi della propaganda.

Questo è quel che sta capitando in Italia.

 

Il Capo dello Stato è il garante non più retoricamente della unità nazionale, ma più pragmaticamente della direzione del Pd. In questo senso, la sovranità appartiene alla “casa del popolo”, una paroletta in più non cambia niente, anzi dà un connotato pittoresco e retrò al dominio del Pci-Pds-Ds-Pd in nome del +0,37 per cento…

 

Che tristezza. L’Italia sta appesa non all’incertezza dovuta ad una leale corsa tra leader e coalizioni con rispettivi programmi, ma allo scontro tra fazioncelle ex comuniste e neo democristiane. Solo Toro Seduto resta sempre lo stesso. Interessante che dia loro manforte un ineffabile, straordinario Giuliano Ferrara, sguinzagliato come un molosso dal suo passato immortale.

 

Per parte nostra, molto umilmente, sicuri di essere inquisiti per questo, denunciamo la rinuncia al principio fondante della sovranità popolare.  Ci ostiniamo a constatare che in Costituzione non c’è scritto sovranità del Pd, con le sue primarie e le sue direzioni, ma del popolo, con le sue volgari elezioni a suffragio universale. Come scrisse Pirandello: “gente volgare, noialtri”.

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA: “IL MATTINALE – 13 febbraio 2014”