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GOVERNO. Fiducia no, un briciolo di speranza sì. Renzi vola alto con le parole, ma va giù in picchiata per acchiappare il potere. La bella prova del 18 gennaio, il peccato mortale dello 0,37

 
 

++ Renzi, impegno è orizzonte naturale legislatura ++

Fiducia no, un briciolo di speranza sì. La categoria della possibilità è quella più ragionevole che ci sia. Ecco, noi lasciamo aperto uno spiraglio perché possa entrare un po’ di luce. E lo facciamo oggi, dopo il disastro dell’esordio di Matteo Renzi al Senato. Eccellente comunicatore di aeroplanini di carta. Nessuno li pittura come lui. Ma vanno giù, cascano.

 

Non sarebbe un’impresa coraggiosa prendersela oggi con Renzi, metterlo al suo posto di pischello, come stanno facendo adesso i violini che lo avevano finora accompagnato, “allegro con brio”, al potere, e adesso  straziano l’aere perché Renzi è Renzi, come Sanremo è Sanremo. Noi lo sapevamo, è una vita che lo diciamo. Nel nostro piccolo abbiamo studiato come si era guadagnato consenso da sindaco di Firenze. Le sue meravigliose intemerate sulle fioriere per adornare il centro, possibilmente rose, perché la bellezza è il valore supremo e ci salverà. Poi abbiamo constatato come ha ucciso il commercio con tasse esagerate. E così via. Una sproporzione tra le parole dalle ali colorate come farfalle dei cartoni animati, e la dura sostanza del Maggio Fiorentino, che dovrebbe chiamarsi 2 novembre, altro che maggio, dopo la cura Renzi.

Dunque per noi è più semplice dire proprio oggi: noi ti rispettiamo, caro Matteo. Crediamo nella tua voglia di fare e aiutare l’Italia. Abbiamo in mente il 18 gennaio e quello che hai dovuto sopportare dentro e fuori il tuo partito, semplicemente per aver accettato la realtà, e sotterrato l’ascia di guerra contro Berlusconi e Forza Italia. Abbiamo buona memoria. Quell’atto resta. Non era carosello, era politica tosta.

 

Ti rispettiamo e ti chiediamo di essere quello del 18 gennaio. Profonda sintonia sull’idea di che cosa sia democrazia, che cosa voglia dire competere non per spartirsi torte in un inciucio perenne, ma per decidere responsabilmente che cosa sia bene o male per l’Italia, mettendoci la faccia, e noi a dire di no,  da avversari in contesa, ma leali.

 

Proprio per questo ci ricordiamo anche che sei salito lì dove sei oggi, al banco di premier, saltando come un acrobata da circo la prova elettorale, il che non è precisamente una colpa veniale. Siamo ancora curiosi di sapere che cosa ti ha indotto a questa fretta da Rompicollo nell’annichilire Letta, mancando alle promesse appena rese eterne da Twitter sulla tua volontà di non voler mai e poi mai  varcare l’ingresso di Palazzo Chigi senza mandato popolare, e garantendo a Letta se non anni, almeno mesi sereni.

 Berlusconi Bersani

Oggi abbiamo provato a sviluppare una piccola cifra, minuscola. 0,37. È la percentuale di distacco che un anno fa separava la coalizione di Bersani da quella di Berlusconi. Ora Renzi governa cavalcando quello 0,37 moltiplicato per 70 volte, onde trasformare magicamente il 29 per cento in 55 per cento dei seggi. Visto che Renzi ha citato la scuola, come la chiamerebbe questa operazione la professoressa di matematica, e quella di educazione civica?

 

Con tutto questo, votiamo no, sperando che con i fatti Renzi guadagni, oltre che il nostro rispetto, un sì. Un sì da gente che ama l’Italia. E i fatti sono semplici da enunciare. Chiediamo a Renzi di: 1) risalire la china della democrazia, mantenendo fede all’impegno dell’Italicum e delle riforme costituzionali;  2) sostenere imprese e famiglia, tagliando tasse e pagando i debiti della P.A.; 3)  trasformare la burocrazia in servizio ai cittadini, sulla scia della riforma Brunetta; 4) cancellare la riforma sul lavoro della  Fornero, scritta su dettatura della Cgil, dando flessibilità e generando subito 2-3 milioni di posti di lavoro;  5) riformare la giustizia, sottraendola al dominio arbitrario di Magistratura democratica.

 

Non mancheremo di dare una mano. Non abbiamo tattiche nascoste, formule magiche da spendere in futuro per la nostra propaganda. Idee e proposte qui sono di casa. E siamo pronti a delocalizzarle fornendole alla maggioranza di Renzi, senza bisogno di stamparci il made in Forza Italia.

 

 

 

Ci basta che la nostra gente stia meglio e torni a sentire un po’ di profumo di futuro.

 

La fiducia? Non esageriamo, a quelle chiacchiere impiumate, non la possiamo dare. A scatola chiusa la merita solo Arrigoni, vero Renzi?

 

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI: “IL MATTINALE – 25 FEBBRAIO 2014