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IL CASO ABU OMAR. La magistratura dopo undici anni ammette di aver sbagliato a perseguitare Pollari e Mancini, servitori dello Stato. Ci aspettiamo che Renzi li onori

 
 

Pollari

La notizia è questa: la Corte di Cassazione, annullando senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello, ha prosciolto l’ex capo del SismiNicolò Pollariil suo vice, Marco Mancinie tre agenti imputati nel processo per il sequestro dell’ex imam egiziano della moschea di Milano, Abu Omar.

 

Il motivo? “L’azione penale non poteva essere proseguita per l’esistenza del segreto di Stato”.

 

Servivano quindi 11 anni per fare chiarezza, per ribadire la verità, l’innocenza di molte persone a lungo calunniate, accusate, umiliate. Questa mattina non vediamo la notizia in prima pagina. Dove sono finiti i titoloni, i quotidiani pronti a strillare ‘al complotto’, pronti ad accusare senza prove, pronti a dispensare giudizi di valore sulla condotta umana e professionale di uomini in servizio per lo Stato?

 

Servivano quindi 11 anni per mettere un punto definitivo alla vicenda, per ribadire, anche ai sordi, che il caso ‘Abu Omar’ era segreto di Stato; per avere la conferma che l’azione penale non poteva essere perseguita; per prosciogliere innocenti colpevoli di aver svolto il loro lavoro al servizio della Patria.

 

Intendiamoci: segreto non è sinonimo di oscurità, ma è strumento di tutela di un bene che di più limpidi e trasparenti non ce n’è: la libertà, la “salus rei pubblicae”.

 

Un’ostinazione assurda quella di Procura di Milano, Corte di Appello di Milano, Corte di Cassazione (salvo poi alla seconda sentenza della Consulta, dover accettare la sconfitta) nel non voler accettare il principio secondo cui è la politica, che si appoggia sulla sovranità del popolo, ad avere il dovere di tutelare la sicurezza e la salus (salvezza, che è più che salute) dei cittadini. E non deve esistere spazio a chi, come in questo caso  certa magistratura usurpa quel che non è suo, mettendo a rischio la sicurezza della nostra libertà dal terrorismo, e devastando la credibilità della nostra intelligence, che è una parte dello Stato, tanto quanto lo è la magistratura.

 

Le sentenze della Corte Costituzionale per due volte hanno ricordato alla magistratura l’articolo che nessuno cita mai. L’articolo 52 dice: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Lo hanno voluto i Padri costituenti. E dovrebbe valere anche per i magistrati.

 

Rifiutare il segreto di Stato sancito dalla legittima autorità significa andar contro quel valore, salus rei publicae suprema lex est, secondo cui l’interesse dello Stato alla sua sicurezza, viene prima di qualunque altro interesse ed obbligo, compreso quello della magistratura a perseguire i reati. Che poi in questo caso di quali reati si parla? Si tratta di aver perseguito nella lotta contro il terrorismo coloro i quali avevano combattuto per tutta la vita il terrorismo stesso.

 

Così facendo la magistratura non ha fatto altro che distruggere la credibilità e l’autorevolezza del Sismi, dare un altro colpo ben assestato al nostro Paese e al suo apparato di Intelligence.

 

E che le valide ragioni del segreto esistessero lo dimostra come a porlo siano stati nell’ordine BerlusconiProdiMontiLetta.

 

Centrodestra, centrosinistra, tecnici, larghe e ristrette intese.

 

Tutti meno i magistrati. Perché questa radicale e irrazionale e alla fine illegittima sfiducia in chi è stato eletto dal popolo a custodirne la sicurezza? Non viene qualche dubbio anche in chi, a sinistra, ha bevuto come oro colato le inchieste e le sentenze contro Berlusconi da parte dei medesimi palazzi?

 

Bastano le parole dell’ex direttore Nicolò Pollari, rilasciate ieri all’Adnkronos a seguito del proscioglimento definitivo da parte della prima sezione penale della Cassazione, a dare senso alla vicenda: “Non ho mai perso fiducia nella  giustizia, è stata fatta verità.

 

Ho rispettato la legge, ho pagato duri prezzi per questo rispetto, l’ho fatto con serenità. Un pensiero addolorato – rimarca Pollari – va invece a coloro che hanno subìto condanne per fatti dipendenti da questa vicenda e che hanno operato per conto dello Stato e sono formalmente e  sostanzialmente innocenti.

 

Non è possibile godere appieno di  un’affermazione di verità, dimenticando queste persone”.

 

Dopo che quattro premier dei più diversi orientamenti politici hanno inteso tutelare questi servitori dello Stato, Renzi onori questi uomini. Hanno diritto a un risarcimento morale.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI: “IL MATTINALE – 25 FEBBRAIO 2014”