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GOVERNO. La prima riforma di Renzi è firmata Berlusconi. Si chiama fisco amico. E’ figlia del nostro lavoro e della nostra intelligenza democratica. Di una volontà di far del bene a questo Paese!

 

 Forza Italia

 

Non ci dispiace affatto  aver fatto un piacere a Renzi, perché chi ci guadagna davvero sono gli italiani. La nostra presenza responsabile alla Camera ha infatti dato i suoi frutti, con l’approvazione della “delega fiscale”.

 

Traduzione in lingua corrente: fisco amico. Se ne appropri pure il “governo della svolta”, gli regaliamo la medaglia e il copyright.

 

Dopo di che, qualche punto sulle i. Senza tigna. Tanto perché la verità noi non ce la dimentichiamo di certo. Chiariamo subito: questo non è un governo della “svolta”.Segnala al massimo una svolta negli equilibri interni di un partito che occupa tutto, e che ha sostituito al suffragio universale la conta delle correnti interne.  Per il resto, non capiamo bene che svolta sia, visto che c’è una triste coerenza con i precedenti premier: il fatto cioè che siano stati portati in Parlamento non da un voto ma sulle ali di altri poteri, un po’ diversi da quello sovrano del popolo.

 

Ri-partiamo comunque dal dato positivo. La delega fiscale. Ne esplichiamo le argomentazioni nelle pagine seguenti, ne abbiamo presentato oggi i contenuti in conferenza stampa, senza illuderci che i giornaloni si dilunghino sull’argomento, sono troppo affascinati dalle battute del MinCulTwitter di Palazzo Chigi dove si lavora indefessamente a produrre possenti Tweet.

 

Se ha tempo di lavorare, il Presidente Renzi può riempire i titoli generici con le riforme o proposte o già parzialmente avviate da Forza Italia o, prima ancora, dal Pdl.

 

Ci sono cose buone che avevamo infilato come centrodestra, nella gerla di Letta. La delega fiscale, grazie alla tenacia di Daniele Capezzone e dei nostri deputati, è l’esempio documentale. Ma c’è altro.

 

Lavoro che Renzi chiama obanianamente Jobs Act e che tra poco presenterà adAngela Merkel come Arbeitsplan. Lo chiami come gli pare, ma lo faccia.

 

Giustizia, di cui sarà investita la Camera, su nostra espressa richiesta, la settimana prossima.

 

La riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione, elogiata da Ocse e Unione Europea, è pronta per essere liberata dalle catene che ne hanno frenato l’implementazione.

 

Importante sono i patti chiari. I patti chiari però implicano una amicizia breve. Il tempo della legge elettorale e delle riforme di Senato e di Titolo VPoi al voto.

 

Non abbiamo intenzione di permettere che gli italiani assistano per quattro anni ai litigi da pop corn (vedi parole chiave) tra Fioroni e D’Alema che discutono dei loro psicodrammi con Renzi spaparanzato a godersela.

 

Gli italiani no che non ne godono. Gli piace che si metta mano alle questioni serie, agli italiani. E per questo serve il voto secondo l’Italicum.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE – 28 FEBBRAIO 2014