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GOVERNO. Pacta sunt servanda. E quello tra Berlusconi e Renzi non è una fisarmonica. Gli emendamenti sul Senato sono la prova della follia e della fragilità del Pd che non si fida del suo premier-segretario. Matteo attento alla Taenia solium

 

Berlusconi Renzi

Siamo noiosi persino a noi stessi. Ma ci tocca. In fondo anche i dieci comandamenti rimbombano da qualche millennio e sono abbastanza noiosi. Ma non si conoscono regole migliori. Ce n’è un altro laico, consacrato ripetutamente da Norberto Bobbio come fondamento della comunità politica: “Pacta servanda sunt”. Con un unico emendamento possibile: “Pacta sunt servanda”.

 

Chiaro, no? Per noi il Patto del 18 gennaio sottoscritto da Berlusconi e Renzi non prevede disdetta.

 

Ma include la sua immediata esecuzione, in una sequenza precisa. 1) Legge elettorale nella forma dell’Italicum; 2) Superamento del Senato; 3) Riforma Titolo V della Costituzione. Qualsiasi ritocco va concordato dalle due parti.

 

Invece.

 

Invece non riusciamo a capire questa ossessione di voler rinviare l’Italicum, e non crediamo al possibilismo di Renzi al riguardo specie di  emendamenti surrettizi, vuoi Lauricella vuoi D’Attorre, che hanno l’unico scopo di rinviare sine die l’approvazione della legge, con la scusa che prima si deve cambiare il Senato.

 

Noi vorremmo spiegare con pacatezza al premier Renzi, il quale è tutto meno che poco sveglio, come questa volontà di infilare un meccanismo di autodistruzione nel corpo dell’Italicum, non sia una mossa di sfiducia nei confronti di Forza Italia, ma proprio verso la sua persona, caro premier.

 

È presto spiegato. Ci accusano di volere in fretta e prioritariamente la legge elettorale per andare subito alle elezioni. Ma ammesso che questo sia un crimine, sarebbe un reato impossibile. Alfano che è un noto giurista, o Maria Elena Boschi, che è avvocato, potrebbero spiegarlo persino con le figure anche alla Marianna Madia.

 

Noi non abbiamo i numeri (in Parlamento, sia chiaro, e non li abbiamo per una legge incostituzionale) per votare una qualsivoglia sfiducia che potrebbe portare alle elezioni. Non ci siamo riusciti quando avevamo i numeri nel 2011, grazie alla notte degli inganni e delle beffe ordite presso il Colle, figuriamoci se possiamo oggi essendo alla Camera poco più di 60…

 

E allora è chiaro che questo movimentismo emendativo è contro di te, caro Renzi. Non si fidano, vogliono metterti la cintura di castità, mica che li tradisci.

 

Ci domandiamo che prospettiva è per il Paese avere come forza di maggioranza, decisiva per guidare l’Italia, un Partito dove non ci si fida del proprio segretario, e lo si lega alla sedia del governo, per paura che chiami il popolo al voto.

 

E una assai consistente rappresentanza parlamentare della minoranza del Pd si nasconde dietro le richieste dei partitini onde usarli perché lillipuzianamente impediscano qualsiasi mossa al loro Matteo Gulliver, trasformato in gigante dalle primarie ma con la Taenia solium, che sarebbe poi il verme solitario, nella pancia.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE – 04 MARZO 2014